2 - Incubi

271 57 49
                                    

~ WALTHER ~

Mi svegliai di soprassalto, spaventato,
sudato, angosciato.

Respiravo a fatica, ansimavo, era un incubo, ma sembrava così reale, mai fatto un sogno del genere, avvertivo il freddo della grotta, avvertivo la stanchezza, la paura, avvertivo la sua presenza.

«Quegli occhi...».

Mi sollevai con qualche difficoltà dal mio letto di fortuna, il fuoco di fianco a me illuminava il mio volto. Portai le mani in avanti sfregandole velocemente in modo da scaldarmi più in fretta.

Continuavo a pensare a quello strano incubo, ma lo era davvero? Per quale motivo un Indaco, così avevo sentito chiamarli, mi era apparso in sogno? Avevo viaggiato per due anni in questa regione desolata, sentivo il bisogno di vedere cosa c'era al di fuori delle grotte di Karbon, la mia sete di conoscenza mi aveva spinto oltre i confini delle terre esplorate dalla mia gente, ma sembrava che tutto fosse uguale, tutto era avvolto in una landa fredda e desolata, alcuni popoli come il mio vivevano nelle grotte, altri in piccoli villaggi, altri ancora avevano occupato le antiche rovine, alcuni, i più ingegnosi come la popolazione di Woodstock si erano attrezzati sugli alberi. Un Indaco però, mai incontrato. C'era da dire che ero rimasto sempre affascinato da queste creature, d'altronde un avventuriero che si rispetti doveva credere in qualcosa che scardinava i vecchi paradigmi, doveva andare oltre le apparenze e i luoghi comuni, ma chissà forse la mia era stata solo suggestione, recentemente ne avevo sentito così parlare che il mio cervello aveva fatto in modo che queste prendessero vita nei miei sogni.

«Deve essere così» dissi pensieroso, mentre mi accingevo a raccogliere le mie cose e proseguire verso la mia prossima meta.

Oltre la foresta cui mi trovavo vi era un grande lago ghiacciato, da lì proseguendo verso nord-est avrei dovuto incontrare una roccaforte secondo le informazioni che avevo raccolto gli abitanti del luogo dovevano essere pacifici, ma di questi tempi, non si poteva mai sapere, vivevamo in un'era difficile. Il freddo glaciale aveva reso di ghiaccio anche i cuori degli uomini. Eppure un tempo si diceva che il freddo si alternava a dei periodi caldi, le chiamavano "stagioni". Tutto questo si ripeteva continuamente, anno dopo anno in un ciclo eterno.

Questo era uno dei motivi per cui anni fa decisi di intraprendere questo viaggio. Capire se c'è altro a questo mondo oltre ghiaccio, neve e desolazione, come nei racconti che sentivo da bambino, di posti dove il Sole splendeva maestoso sopra le nostre teste e non sporadicamente come accadeva qui. Da quando ho memoria il cielo era sempre stato coperto da uno spesso strato di nuvole e la grande palla infuocata ci concedeva di tanto in tanto delle fugaci apparizioni, al punto che molte popolazioni incontrate erano arrivate a considerarla una divinità.

La strada era lunga, ma oramai ero abituato alle grandi traversate, viaggiare da solo non era stato facile per i primi tempi, avevo spesso rischiato la vita, ma in un modo o nell'altro me l'ero sempre cavata. Se anche il fato decidesse di farmi perire qui, adesso, non avrei rimpianti. Potrei dire di aver avuto comunque una vita piena.

Mentre continuavo ad essere immerso nei miei pensieri, ricordando di tanto in tanto la ragazza dagli occhi blu, mi ritrovai senza nemmeno essermene reso conto sulle sponde del lago ghiacciato. Testai con la punta dei piedi il terreno, la prudenza non era mai troppa, sembrava che la lastra fosse abbastanza spessa, mi feci coraggio accingendomi a percorrere l'interno lago.

Continuavo ad avanzare, ogni tanto udivo qualche scricchiolio ma pensavo fosse normale, o almeno lo speravo. All'improvviso, degli ululati ruppero il silenzio, un branco di lupi mi aveva puntato!

«Dannazione, ora che faccio?» non avevo un posto dove nascondermi o rifugiarmi, ero in mezzo al nulla, non ebbi altra scelta, avrei dovuto correre su una lastra di ghiaccio per metri sperando che non si rompesse

Pianeta IndacoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora