HAMADA
Ero in viaggio ormai da qualche giorno.
Mi spostavo più velocemente possibile, cercando di evitare i sentieri principali. Avevo paura di incontrare Whitney e i suoi. Erano diretti nella mia stessa direzione, a cercare Korovin.
Dopo quella notte, abbiamo avuto altri colloqui. Ci parlavamo stesso nei suoi sogni. Instaurammo un bel rapporto, un rapporto che non avevamo mai avuto prima. Gli confidai che ero fuggita da nostro padre, che non potevo più vivere in quelle condizioni. Korovin mi capiva, infondo avevamo avuto esperienze simili. Io però ero stata strappata in fasce da mia madre, per lui invece Isaac era un vero e proprio salvatore. Colui che gli aveva fatto da padre, anche se non aveva mai dimostrato affetto. Era come se quella parte di lui fosse soppressa, come se non fosse prevista. Ci stava rendendo uguali a lui, avevamo smesso di provare emozioni. Io non ho mai cercato mia madre, la mia vera madre. Mi era stato inculcato che era un'essere inferiore, che non era degna della mia attenzione. Chissà, forse si sarà rifatta una vita, forse era morta. Viviamo in tempi in cui l'aspettativa di vita era veramente molto bassa e la morte era sempre dietro l'angolo.
Mi fermai in un piccolo villaggio. Badando bene a non mostrare i miei occhi in pubblico. Mi coprii con un cappuccio di tela, sporco e maleodorante, ma era l'unica cosa che avevo trovato e dovevo accontentarmi. Gli stranieri nei piccoli insediamenti non erano ben visti, ma grazie alle mie abilità riuscii a bypassare i controlli al cancello principale trovandomi direttamente all'interno. Era alla ricerca di un riparo per la notte, la temperatura cominciava ad essere davvero insopportabile. Mi ero procurata dei conigli, bacche e radici con cui si potevano preparare dei rimedi e degli unguenti per le ferite. Li avrei barattati per un riparo.
Mentre camminavo per le strade del piccolo insediamento udii delle voci familiari. Era Whitney con una manciata di uomini al suo fianco. Erano anche loro alla ricerca di un posto per la notte. Mi nascosi, non avrei dovuto farmi vedere per nessun motivo. Non sapeva che avevo abbandonato Luxor e se mi avesse visto avrebbe sicuramente cercato di riportarmi indietro. Whitney era sempre stato molto sicuro delle sue capacità, poteva darmi qualche problema e sinceramente non avrei voluto fargli del male. Cercai di celare la mia presenza voltandomi e allontanandomi il più velocemente possibile.
«Ehi, tu» disse uno degli uomini di Whitney che mi aveva notato.
Non risposi, accellerai il passo.
«Ehi, tu con il cappuccio. Ti ho visto che ci stavi osservando. Cosa stai cercando?» mi urlò contro.
Avevo destato troppi sospetti, ma non mi aspettavo di trovarmi di fronte. Whitney era un maestro nel celare la sua presenza.
Feci un balzo in avanti e provai a spiccare il volo. Mi librai in aria ma mio fratello, che aveva visto tutto, mi scagliò a terra con la telecinesi.«Che diavolo sta succedendo? Prendetelo» ordinò con tono autoritario mio fratello..
I suoi uomini si avventarono su di me ma non glielo permisi. Li sbalzai via come se fossero fruscelli a metri di distanza. I presenti, gli abitanti del villaggio non capivano cosa stava succedendo. Potevo leggere nei loro pensieri un certo disagio e una certa incredulità. Avevano comunque paura di avvicinarsi.
Il cappuccio che copriva il mio volto cadde, rivelando agli occhi di Whitney la mia identità.
«Visione. Che ci fai qui?» domandò stupito.
«Mi manda nostro padre» era la prima cosa che mi era venuta in mente.
«Nostro padre? E perché mai? Parla, cosa sta succedendo? E perché ha mandato te e non Glock o Marakova? È strano che si privi di te a palazzo, e poi sbaglio o eri sotto stretta sorveglianza?» mi chiese con una certa diffidenza.
Non aveva abboccato, a volte tendevo a dimenticare che Whitney era molto intelligente.
«Perdonami fratello. È vero, sono scappata, ma posso spiegare. Sono entrata in contatto con Korovin. È ferito, e Sauer...» mi fermai «Sauer è morto» conclusi.
Whitney rimase impietrito, non poteva credere a ciò che stavo dicendo.
«Impossibile. Siamo Indaco, non c'è niente che possa farci del male a questo mondo» rispose.
«Fratello, quanto poco ancora sappiamo del mondo» gli feci notare.
Whitney prese atto delle mie parole, poi si rivolse ai suoi sgherri «Tornate a Luxor. Questa cosa sta diventando troppo pericolosa, non possiamo rischiare. Andremo io e mia sorella, insieme. Quella cosa potrebbe rifarsi viva e non posso permettermi di badare anche a voi».
«Ti ringrazio fratello, la tua compagnia in questo viaggio sarà gradita»
«Oh non farti venire strane idee. Non ringraziarmi. Recuperiamo Korovin, poi te la vedrai con Isaac, la tua insubordinazione dovrà essere punita» disse con tono astioso.
Non risposi, feci solo un cenno con la testa. Ci avrei pensato poi, non volevo tornare a Luxor ma ora la mia priorità era Korovin.
«Vieni fammi strada» disse Whitney.
Lasciammo il piccolo villaggio, teatro del nostro incontro e ci addentrammo nella foresta.
Ero immersa nei miei pensieri e camminavo fianco a fianco a Whitney.Poi, improvvisamente, fu come una scarica elettrica, una scossa che si perpetrò per tutto il corpo. Era una sensazione fortissima. Cominciai ad avvertirlo di nuovo. Era a kilometri di distanza ma potevo percepirlo chiaramente. Era come si si trovasse a pochi metri da me.
«Whitney» dissi attirando la sua attenzione «Laggiù, lo senti?» indicando con precisione la direzione.
Mio fratello si voltò di scatto e spalancò la bocca, incredulo.
«Cosa cazzo è? Sta volando per caso?».«No, non sta volando. Avverto la sua sofferenza, l'adrenalina che aumenta. Si sta chiaramente schiantando al suolo...».
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Pianeta Indaco
FantasyUn mondo gelido e inospitale è la cornice di questo dark-fantasy. Una nuova specie di umani: gli Indaco, denominati così per via della loro peculiarità oculare, occhi blu splendenti come zaffiri, posseggono abilità paranormali. Gli uomini nonostante...