23 - Incontro

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~ WALTHER ~

Cadevo, precipitavo.

Stavo perdendo conoscenza, l'aria sempre più pesante mi riempiva i polmoni, gli occhi non riuscivano più a rimanere aperti.
Avevo passato gli ultimi giorni sull'Arca. Mai in vita mia avrei pensato che mi sarei imbattuto in un qualcosa del genere, la realtà superava decisamente la fantasia. Noah era un Indaco del tutto sopra le righe. Non che ne avessi conosciuti poi così tanti, ma lui mi trasmetteva una certa inquietudine. Sapeva molte cose del Mondo, il fatto che avesse più di cento anni lo rendeva poi mistico. Aveva risolto molti dei miei dubbi, ora capivo tante cose. L'umanità si era autodistrutta, la nostra stoltezza ci aveva messo in questa situazione. Gli Indaco erano forse l'effetto collaterale della volontà di vivere della nostra specie, un nuovo stadio evolutivo. Questa era la spiegazione che mi ero dato.

Intanto, la mia caduta continuava, inesorabilmente stavo precipitando, mi sarei sfracellato al suolo molto presto. Nemmeno la forza di Garmr, il demone-cane che si trovava al mio interno questa volta mi avrebbe salvato.

Cinquecento metri, quattrocento metri, duecento metri, cinquanta metri, dieci...

TONF!

Caddi in un lago, l'acqua era gelida. L'urto mi fece rompere la lastra di ghiaccio che lo ricopriva. Ironia della sorte, era la seconda volta in poche settimane che ripetevo un'esperienza simile. L'impatto fu così violento che arrivai a toccare il fondo, saranno state una ventina di metri. Mi feci forza e iniziai la risalita, a differenza della volta precedente, il mio corpo non aveva nessun tipo di problema nell'affrontare acque di questo tipo. Segno che la mia struttura fisica era decisamente cambiata. Avevo superato i limiti di un comune essere umano, un altro a quest'ora sarebbe morto, o per lo shock della caduta, o per lo schianto, o per il gelo. Ma la sola forza fisica non bastava, quello che era successo, era comunque un miracolo!
Quante possibilità c'erano di cadere proprio in un lago da quell'altezza? Davvero poche. Il destino, il fato questa volta mi aveva sorriso.

Riemersi.
Mi aggrappai con tutta la forza che mi restava sui bordi ghiacciati del lago e mi tirai su strisciando.

Quello che vidi poi, era ancora più incredibile della mia miracolosa salvezza. Dei piedi, erano proprio lì davanti a me. Sollevai di poco lo sguardo, non potevo credere ai miei occhi.

«Tu...» non riuscii a proferire altro.

«Ciao, Whalter» rispose lei.

Era proprio lei, la ragazza Indaco dei miei sogni. Colei che mi sembrava di conoscere da sempre ma che non avevo ancora mai incontrato.

Che fosse ancora un sogno? O era reale? Oramai non riuscivo quasi più a distinguere le due cose. Ancora bagnato e infreddolito, mi misi in ginocchio e la ammirai: Era esattamente come l'avevo vista per la prima volta nei miei sogni, i capelli corti, nerissimi. Lo sguardo che poteva trafiggerti l'anima, non vi erano dubbi. Era lei.

«So cosa stai pensando, no non temere non sei morto, e si, sono proprio io» mi rispose con voce calma e soave.

«Come sapevi che ero qui?» domandai stupito.

«Non ne ero a conoscenza fino a pochi minuti fa. Non percepivo più la tua presenza da nessuna parte, pensavo fossi morto. Poi all'improvviso, sei diciamo, comparso, dal nulla, su in cielo» mi rispose, poi continuò «Lo so, è complicato, credimi lo è anche per me. Mio fratello Whitney sta venendo qui, io l'ho preceduto di qualche minuto, ma presto ci troverà. Sappiamo cosa hai fatto a Sauer, lui cercherà sicuramente vendetta».

«Che venga pure. Non ho paura, né di lui, né di nessun'altro Indaco sulla faccia della Terra» risposi sprezzante.

«So che non hai paura, lo avverto, avverto anche il demone dentro di te. Lo percepisco da molto tempo ormai. Da prima che si risvegliasse completamente».

«Sono stanco di tutto questo, di voi, di Noah, di Colt...» Colt, cosa ti avevano fatto?
Mi stavo arrabbiando, stavo perdendo il controllo, avevo sete di sangue, di questo passo avrei combinato una strage.

-- Si bravo, uccidiamoli tutti

Sentivo la bestia in me che si dimenava, sicuramente lo aveva percepito anche lei, ma non si scompose, il suo interesse era rivolto ad altro, con un certo stupore mi chiese:
«Chi è Noah?».

«Leggimi nella mente se sei così brava» risposi con tono di sfida scrutandola con aria torba.

Rimanemmo in silenzio per qualche secondo.
La ragazza Indaco fece tre passi indietro, il suo sguardo cambiò improvvisamente, sembrava confusa, amareggiata.

Qualcosa poi cadde a pochi metri da noi. Ancora non avevamo compreso di cosa si trattasse.

Si voltò rapidamente, una sfilza di massi enormi si stavano dirigendo verso di noi a velocità altissima.

«Whitney...» sibillò.

Le grosse pietre colpirono la lastra di ghiaccio che ricopriva il lago rendendolo oramai impraticabile, di questo passo saremmo caduti di nuovo in acqua.

«Presto, dobbiamo andarcene. Fidati di me, ti prego!».
Si avvicinò verso di me e mi abbracciò stringendosi al petto.

«Cosa... Cosa fai?» chiesi tra l'imbarazzato e lo stupito.

La ragazza non rispose. In un battito di ciglia mi ritrovai assieme a lei a viaggiare sospeso in aria ad una velocità impressionante.

«Dobbiamo allontanarci il più in fretta possibile o ci troverà, so che per noi sei un nemico. Ma non è colpa tua. Voglio aiutarti, ma dovrai fidarti di me. Ti prego Walther» mi urlò mentre ci trovavamo a mezz'aria.

Non so ancora perché quel giorno la ascoltai. Gli Indaco, infondo, mi avevano causato solo e soltanto guai. Ma sentivo che potevo fidarmi di lei, sentivo che forse era la soluzione a tutti i miei problemi.

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