COLT
Dove sono? Dove mi trovo? Furono le primissime cose che pensai.
L'ultima cosa che ricordavo era che stavo discutendo con Walther sul da farsi. La mia gente, chissà quale destino il fato aveva riservato loro. Quell'Indaco li starà davvero portando a questa fantomatica Luxor?
Cercai di capire che cosa fosse successo, dove realmente mi trovassi.
Sembrava che fossi immerso in una vasca colma d'acqua, ma incredibilmente non stavo affogando. Riuscivo a respirare senza alcuna difficoltà. Che stregoneria era mai questa?
Provai a schiudere gli occhi, il liquido che mi ricopriva, però, rendeva la cosa difficoltosa. Intravidi degli uomini che si aggiravano intorno a me. Non capivo cosa stesse succedendo, ero disorientato, ma stranamente calmo. Sicuramente mi avevano fatto qualcosa, avrei dovuto essere nel panico più totale, io odiavo l'acqua, avevo sempre avuto il timore di annegare per la mia scarsa propensione nel nuotare. Le persone all'esterno della mia "bolla" confabulavano tra loro, osservandomi come se fossi un alieno, un qualcosa di sconosciuto. Uno di loro si avvicinò, aveva un tubicino trasparente in mano con all'interno una sostanza rosso scarlatto, che sia sangue? Lo inserì in quella che sembrava una fessura situata di fianco a me, poi gliene passarono una seconda, questa volta di colore blu. Anche questa venne inserita in quello strano imbuto di fianco a me.
Faticavo a tenermi vigile, le palpebre si stavano facendo sempre più pesanti.
Caddi di nuovo così in un sonno profondo.***
Bip, bip, bip.
Questo suono, che si propagava ad intervalli regolari, mi riecheggiava nel cervello. Non ero più immerso. Ero sdraiato su uno strana superficie di metallo, completamente nudo, parti intime escluse. Avevo dei fili attaccati dappertutto, tenuti insieme da delle ventose.
«Oh ti sei svegliato» disse una donna girandosi verso di me «Non muoverti, ti prego stiamo ultimando di registrare gli ultimi dati» continuò.
«Cosa? Ma dove sono? Che posto è questo?» avevo milioni di domande.
«Sei sull'Arca. Presto tutto ti sarà chiaro. Stai tranquillo, è tutto ok» disse con tono rassicurante «Io sono la dottoressa Smith, ma tu puoi chiamarmi Ellen».
Sollevai il collo per osservarla. La dottoressa Smith era una donna molto attraente. Non avevo mai visto una donna come lei. La pelle perfettamente curata, senza escoriazioni e i segni del freddo pungente. Aveva uno strano odore, era piacevole, mi inebriava l'olfatto e la mente. Espirai cercando di incamerarne il più possibile e chiusi gli occhi. Poi mi distesi cercando di rilassarmi, mi sentivo ancora molto debole.
«Bene, perfetto. Cerca di riposare. Ora ti libero degli elettrodi. Quando ti sentirai pronto, li ci sono dei vestiti per te. Ben venuto sull'Arca Colt» e abbandonò la strana stanza.
Rimasi ancora immobile per un po', poi decisi di alzarmi. La testa mi girava. Rivolsi l'attenzione a quegli strani indumenti. Un completo completamente blu con raffigurante un occhio al centro.
«Che strano simbolo» dissi tra me e me.
La indossai, incredibilmente mi calzava a pennello, sembrava fosse stata cucita addosso la mia figura. Notai la mia sagoma riflessa sulla parete. Non sembravo nemmeno io. Ero pulito come non lo ero mai stato, pettinato, la barba rasata. Notai che la cicatrice sul mio viso, quella che mi ero procurato con una lite da bambino, a dodici anni, era sparita. Non vi era più traccia.
Io sempre abituato a ghiaccio, neve e fango. Perennemente con l'odore di cinghiale o di cervo addosso, sembravo un'altra persona.Mentre ero immerso nei miei pensieri, la porta si apri, e un uomo con addosso un'uniforme simile alla mia vi entrò. Portava in maniera fiera dei folti baffi,, nerissimi e perfettamente pettinati.
«Buonasera, io sono il comandante Lamark e dirigo questo posto» si presentò.
«Salve. Io sono...» mi anticipò.
«Colt. Si lo so, so molte cose di te. Noah vi sta osservando da molto tempo» disse Lamark.«Osservando? Chi siete voi? E chi è questo Noah?» chiesi sempre più disorientato.
«Noah è il Timoniere. Appartiene alla razza degli Indaco, come siete soliti chiamarli voi della superficie. Ma non temere non è come quelli che hai già incontrato».
Alla parola "Indaco" scattai impulsivamente verso Lamark e lo afferrai per il colletto, questi non reagì, mostrando una calma e un controllo fuori dal comune. Non sembrava per nulla spaventato dal mio impeto d'ira.
«Calmati ragazzo. Sono qui per aiutarti. Sappiamo cosa hanno fatto gli Indaco al tuo villaggio. Noi possiamo darti i mezzi per vendicarti, ma ti devi fidare».
Mollai la presa, incuriosito.
«Continua».«Ti propongo di entrare a far parte del nostro equipaggio. Di diventare un membro dell'Arca. Il tuo compagno, Walther in questo momento è a colloquio con Noah e gli è stata offerta la stessa possibilità» disse mentre si ricomponeva Lamark.
«Beh, onestamente mi sembrate al quanto generosi. Cosa c'è sotto?» domandai molto insospettito.
«Mi piaci. Sei scaltro» rispose ammirato il comandate. «Abbiamo fatto dei test e sei risultato idoneo a un nuovo programma che stiamo sviluppando. È rischioso, non posso negarlo, ma ti darà la possibilità di lottare ad armi pari con gli Indaco» mi spiegò.
«Quindi se ho capito bene, volete che diventi la vostra cavia?» risposo agitato.
«Oh no. Non vederla in questo modo. Vedila più come una opportunità».
Non sapevo cosa pensare. Potevo fidarmi davvero di questa gente? Infondo mi avevano rapito e portato qui contro la mia volontà.
«Tra poco la dottoressa Smith tornerà per monitorare la tua situazione. Quando avrai deciso potrai comunicarlo direttamente a lei» lasciò la stanza, senza darmi diritto di replica.
Rimasi immobile a fissare la porta chiudersi, ero di nuovo solo.
STAI LEGGENDO
Pianeta Indaco
FantasyUn mondo gelido e inospitale è la cornice di questo dark-fantasy. Una nuova specie di umani: gli Indaco, denominati così per via della loro peculiarità oculare, occhi blu splendenti come zaffiri, posseggono abilità paranormali. Gli uomini nonostante...