~ WALTHER ~
Era notte fonda.
Delle torce illuminavano fiocamente l'ingresso della cella. Era piccola, sporca. Le sbarre di legno massiccio perfettamente integre, mi suggerivano che si trattava di una costruzione piuttosto recente.
Ero affamato, stanco, con i vestiti ancora umidi.
Non si erano degnati nemmeno di fornirmene di nuovi. È vero che ero loro prigioniero, ma ero pur sempre un uomo, non una bestia.
Mi misi accovacciato con le spalle al muro in modo da poter sostenere i miei provati reni, ancora provati dall'avventura del lago. Cercai di rimanere sveglio il più che potevo. Oramai dormire mi spaventava!
La testa mi stava diventando pesante, ma la fame mi aiutava a restare desto. Il mio stomaco stava brontolando con sempre maggiore insistenza.Poi entrò.
Era quel tizio che mi aveva pestato e rinchiuso. Colt. Farmi sopraffare da quel nanerottolo aveva profondamente ferito il mio orgoglio.
Aveva con sé della carne essiccata e dell'acqua. Me le porse. Io mi avventai su quelle strisce di carne come fossero la cosa più buona del mondo, non bramavo altro. Anche la ragazza misteriosa in quel momento non era più in cima ai miei pensieri. In quel momento vi era b posto solo per la fame. Mentre divoravo il mio "lauto" pasto Colt mi stava parlando, ma sinceramente non gli stavo prestando molta attenzione.«Da oggi, sei alle mie dipendenze!».
Quelle parole mi fecero tornare alla realtà. Lo fissai:
«Cosa significa che sono alle tue dipendenze? Sono diventato forse il tuo schiavo?».Colt dall'alto del suo metro e settanta mi sorrise andando a deformare ancora di più quel volto sfigurato. Sembrava che le mie parole lo avessero in qualche modo rallegrato.
«Schiavo? Sinceramente non avevo pensato a questo, ma ora che me lo fai notare... In effetti possiamo definirti così, non trovi?».Quanto non mi piaceva la situazione in cui mi trovavo. Forse ero ancora in tempo per spiegare tutto, degli incubi, della ragazza Indaco. Forse mi avrebbero lasciato andare.
«Ascolta, io...» .
Mi interruppe.
«È deciso. Non c'è nulla che tu possa dire o fare per farmi cambiare idea. Verdetto del consiglio!» disse con aria tronfia. «Inizieremo domani mattina. A domani, buonanotte» e si voltò abbandonando la mia cella.
Se non altro non mi avevano giustiziato. Tutto sommato potevo ritenermi fortunato, cercando di guardare il lato positivo della faccenda. Con la giusta occasione e un po' di fortuna sarei potuto fuggire. Mi ero trovato in situazioni ben peggiori di questa in passato. Si, c'era ancora speranza per me!
Mentre continuavo a pensare a tutti i modi possibili per tagliare la corda le palpebre si fecero sempre più pesanti e, anche se provavo in tutti i modi a resistere, caddi in un profondo sonno.***
Il mattino seguente, come promesso, Colt e un altro paio di uomini si presentarono alla mia cella.
Incredibilmente quella notte non ebbi alcun incubo, nessuna visione, nessuna ragazza misteriosa. Mi sentii sollevato. Sentivo che potevo affrontare qualsiasi cosa.Colt aprì la cella e mi mise delle catene alle caviglie, la corda che le univa era della giusta lunghezza per permettermi di camminare ma non di correre. «Furbo» pensai.
«Dove andiamo?» chiesi con tono scanzonato, tanta era la mia rassegnazione che l'avevo presa con ironia.
«Zitto! Non parlare» bofonchiò uno dei due uomini che mi scortava assieme a Colt.«Stiamo andando a riparare le mura che si trovano sul lato sud. Dobbiamo sistemarle a dovere, le abbiamo solo rattoppate dopo l'attacco!» mi spiegò Colt con tono distaccato.
«Ah ecco, quindi adesso, siccome un Indaco ha distrutto le vostre mura e siccome pensate che io abbia a che fare con loro, mi obbligherete a fare i lavori pesanti...» osservai con un tono di disappunto.
«Precisamente. Non ti si può nascondere nulla eh?» mi disse con una velata, ma neanche troppa, ironia Colt.
Arrivammo alla muraglia che avremmo dovuto riparare. A farla da padrone vi era un enorme buco, largo almeno tre metri, ricoperto alla meno peggio con delle travi di legno. Un lavoro veramente pessimo. Non c'era dubbio.
«E un solo uomo ha fatto questo?» chiesi stupito.
Nessuno rispose.
«Forza a lavoro!» mi disse Colt mentre indicava una pila di pietre ammassate l'una su l'altra.
Ci demmo da fare per tutto il giorno. Colt, gli altri due tizi, che solo in seguito appresi si chiamassero Piotr e Paul ed io, soprattutto io, riuscimmo a sistemare buona parte del danno in una giornata.
Piotr era un uomo piccolo e tarchiato con una folta barba bruna, gli occhi piccoli e infossati, contornati da due enormi occhiaie. Paul invece era decisamente più minuto e snello. Carnagione pallida tendente al giallognolo e una parlantina irritante, aveva sempre la stesso timbro di voce. Sembrava una cantilena.Potevo ritenermi abbastanza soddisfatto del mio lavoro. Fu una sorpresa anche per me, non me la cavavo così male come muratore. Forse avrei dovuto lasciar perdere la carriera da esploratore. Sai che bellezza: passare tutta la mia vita a costruire case e muri. Decisamente non faceva per me. Dovevo fuggire e in fretta anche.
«Ehi, dove stai andando ragazzo?» . Mi chiese con quella voce stridula Paul.
«Ehm, sto solo andando a preparare dell'altra malta!» risposi con tono risoluto, cercando di non destare il minimo sospetto.
«Aspetta, vengo con te» era la voce di Colt che nel frattempo si apprestava a raggiungermi.
«Merda» pensai. Non che avessi molte speranze sul fatto che mi avrebbero lasciato andare da solo, ma era giusto provarci.Presi la calce e la mischiai alla sabbia aggiungendo poco alla volta dell'acqua. Poi con un bastone iniziai a girare il tutto. Colt non smetteva di tenermi gli occhi puntati.
«Forza, ci vuole ancora molto? Credo che sia pronta. Non credi?» disse con tono polemico ed irritato.
«Si, ho quasi fatto»
Colt si distrasse per una frazione di secondo distogliendo lo sguardo da me. Presi una manciata di malta fresca e gliela spalmai dritta sugli occhi, allontanandomi quanto più velocemente le mie condizioni mi consentivano.
«Ahhhh. I miei occhi» urlò Colt.
Piotr e Paul, che nel frattempo si erano rilassati accanto al fuoco, si destarono dal loro stato di quiete.
«Cosa è successo?» urlò Paul con la sua solita voce irritante.Mi nascosi. Il sole stava tramontando. L'oscurità sarebbe stata mia alleata. Sapevo però che in quello stato non sarei andato molto lontano. Dovevo liberarmi da quelle catene!
Mi misi a quattro zampe e iniziai a gattonare tra la neve.«Maledetto. I miei occhi!»
Intanto Piotr e Paul continuavano a cercarmi. Con un po' di fortuna avrei potuto aggirarli recandomi verso le mura su cui stavamo lavorando. Avevo volutamente "dimenticato" di fissare alcune pietre con la malta sperando si verificasse questa occasione. Era il mio pass per la libertà. Alle catene avrei pensato una volta lontano.
«Ora!» pensai mentre entrambi erano girati dalla parte opposta.
Non mi videro, che idioti, «Libertà, libertà!»
Più silenziosamente che potevo, cercando di controllare con la coda dell'occhio quei tre mi accingevo a rimuovere le pietre. "Ci sono quasi."SBEM!
Improvvisamente un colpo tremendo alla testa mi fece cadere a terra e mi stordì. Un omone, che non avevo mai visto prima d'ora mi aveva steso.
Colt, che nel frattempo si era tolto la malta dagli occhi e gli altri ci raggiunsero.
«Lo sapevo che non dovevo fidarmi di te. Stupido ragazzino!» disse l'uomo con la pelle d'orso sulle spalle rivolgendosi a Colt.
«Hal...» sussurrò quest'ultimo con una nota di stupore.
Quel tizio, Hal, mi diede un calcione in pieno volto mentre ero a terra. Sputai sangue e la neve fresca si tinse di un rosso scarlatto.
Hal tirò fuori la sua ascia, la sollevò e fece per colpirmi.
«Fermo, Hal!!» gli urlò contro Colt.
Più lesto che potevo presi una pietra, la frapposi tra me e la scure. La lama le impattò contro. Questa si incrinò riducendola in tanti piccoli frammenti".
«Dannazione!» fece Hal.
Colt si avventò su di lui e lo buttò a terra servendosi di tutto il suo peso.
«Ho detto di fermarti, non ne hai il diritto!»
Poi si rivolse a me. «Forza, andiamo, per oggi abbiamo fatto abbastanza!». Mi sollevò trascinandomi per il braccio. Dritto fino alla mia cella.***
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Pianeta Indaco
FantasyUn mondo gelido e inospitale è la cornice di questo dark-fantasy. Una nuova specie di umani: gli Indaco, denominati così per via della loro peculiarità oculare, occhi blu splendenti come zaffiri, posseggono abilità paranormali. Gli uomini nonostante...