3 - Prigione

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~WALTHER~

Il mio cuore per un attimo sobbalzò, e i miei pensieri corsero di nuovo alla ragazza dei miei incubi, ricambiai lo sguardo di Colt ma dai miei occhi traspariva un certo disagio.

«Si, qualche volta» cercando di essere il più naturale possibile «Esistono?»

Colt si fermò, con lo sguardo chino verso il basso, aveva smesso di ravvivare il fuoco e posò il tizzone ardente, poi proferì parola: «Credimi, sembrava assurdo anche a me» poi aggiunse - «Eravamo lì che avevamo la situazione sotto controllo, poi ad un certo punto, all'improvviso, così dal nulla, apparve».

«Chi? Era una ragazza per caso?»

«Una ragazza?» mi disse con tono sorpreso «No, era un uomo adulto, alto almeno due metri, con degli occhi spaventosi» poi aggiunse - «non so come abbia fatto, ma in un attimo ci siamo ritrovati tutti a terra, alcuni di noi sono morti sul colpo, io sono riuscito a sopravvivere per miracolo» mi spiegava Colt con voce sibillina.

«Perché pensavi fosse una ragazza, ne hai visto anche tu uno?».

«No, non proprio almeno» dissi con voce timorosa.

«Non proprio?» chiese Colt sempre più incuriosito.

«Devo andare ora, grazie di nuovo per avermi salvato» tagliai corto.

«Ehi, ehi, ehi! Frena un attimo, se mi stai nascondendo qualcosa dimmelo subito! quei mostri hanno praticamente distrutto la mia casa» la voce di Colt si faceva minacciosa mentre mi puntava contro il suo arco come se fosse un bastone.

«No davvero, scusami, sono solo ancora scosso per prima» provai a giustificarmi con lui.

«Non mi convinci, tu sai qualcosa! Sei forse uno di loro? Ti manda Isaac?» Colt tirò fuori dalla sacca una freccia.

Mi alzai in piedi, la pelle di lupo mi cadde e rimasi praticamente nudo:

«Ascolta io non so chi sia questo Isaac di cui parli, mi dispiace per quello che vi è successo ma credimi, io non c'entro nulla» dissi con voce ferma.

Colt mi fissò con aria torva, cercando di capire la bontà delle mie parole, poi con un colpo netto spezzo la freccia in due, aveva praticamente creato due armi da punta, a quanto pare voleva lottare! «Non mi fido! Adesso tu verrai con me e sarà il consiglio a giudicare la tua innocenza» Colt assunse una posa da combattimento brandendo le due estremità della freccia spezzata.

«Non voglio battermi con chi mi ha appena salvato la vita» gli ripetei con fermezza.

Non volle sentire ragioni, mi caricò come un toro ma con un movimento d'anca lo evitai, «Oggi sicuramente non è proprio la mia giornata» pensai. Prima i lupi, ora questo tizio, Colt. La lotta proseguì, con lui che provava a colpirmi con una delle estremità della freccia spezzata. In una situazione normale non avrei avuto problemi contro un avversario del genere, ero fisicamente più dotato e agile, ma ero ancora intorpidito dal freddo, in più combattere nudi non era proprio il massimo.

Con un movimento repentino riuscii finalmente a disarmarlo e lo immobilizzai da dietro, ma Colt fece l'unica cosa che speravo non facesse: Mi afferrò con forza proprio lì, nei genitali. L'istinto mi fece lasciare immediatamente la presa ed emisi un urlo carico di dolore. Colt si voltò, mi colpì in pieno volto con un paio di pugni ben assestati e caddi a terra. Si mise sopra di me e continuò a colpirmi più e più volte. La testa mi scoppiava, sentivo il sapore ferroso del sangue che sgorgava tra le gengive.

«Oggi non è proprio la mia giornata» continuavo a pensare, mentre Colt infieriva su di me. Stavo perdendo i sensi, di nuovo.

«Decisamente, oggi non è proprio la mia giornata» e svenni.

***

Aprii gli occhi.

Ancora leggermente stordito mi guardai intorno cercando di capire dove mi trovassi. Era una stanza con pareti in pietra, priva di qualsiasi affaccio all'esterno, contornata da travi di legno intrecciate tra loro in modo da impedire ogni via di fuga. Realizzai di essere in una cella.

Sollevai lo sguardo e vidi Colt insieme ad altri due sconosciuti. Uno di loro era molto anziano, completamente calvo, una barba arruffata che arrivava fino al mento, bianca come la neve. L'altro era decisamente più giovane, sulla quarantina, spalle larghe, barba di qualche giorno e dei severi occhi color nocciola. Erano di fronte a me al di là delle sbarre.

«Dunque è lui» disse l'anziano.

«Si» rispose Colt, poi aggiunse - «onestamente non so se fa parte degli uomini che ci hanno attaccato, una cosa è sicura: sa qualcosa su gli Indaco!».

«Ragazzo, dicci tutto quello che sai, cosa cercavate? Perché avete distrutto la nostra casa?» chiese il grosso uomo di fianco a Colt.

«Ve l'ho già detto. Non ho niente a che fare con questa storia» avvicinandomi alle sbarre.

«L'uomo spaventoso con gli occhi blu, lo conosci?» continuò il più giovane dei due come se nulla fosse.

«No. Mai visto in vita mia, ve lo giuro!»

«E allora come mai sei diventato strano, quando l'ho nominato? Hanno distrutto anche la tua casa? E perché mi hai parlato di una ragazza?» era Colt che sbraitava contro di me.

Spiegargli che ultimamente avevo strane visioni nei miei sogni di una ragazza Indaco non credo fosse una buona idea. Sapevo nel profondo che non erano semplici incubi, che c'era molto di più. Sicuramente non avrebbero compreso, mi avrebbero bollato per pazzo, per un visionario. Inoltre qualcosa dentro di me mi diceva di non rivelargli questa cosa, quindi preferii tacere.

«Ripeto, io non so nulla. Ora fate quello che ritenete più opportuno» dissi mentre gli voltavo le spalle.

I tre senza proferire parola si scambiarono sguardi di intesa e se ne andarono lasciandomi solo, con la sola compagnia dei miei pensieri.

Pianeta IndacoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora