16 - Quiete

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~ WALTHER ~

Correvo.

Correvo velocissimo. Colt provava a divincolarsi ma la mia presa era ben salda. Non ci sarebbe riuscito.

«Vuoi mettermi giù? Mostro!» continuava a ripetermi.

Mostro...
Ero davvero questo ormai? Certo, quello che era appena successo in quella prigione poteva lasciare intendere questo. Ho squartato un uomo a mani nude e la stessa sorte stava toccando ad un altro.
Eppure...
Ero riuscito a fermarmi, a non oltrepassare il limite. Avevo risparmiato quell'Indaco. Speravo solo di non dovermene pentirmene in futuro.

Attraversati la grande foresta innevata dirigendomi a sud. La neve soffice appena caduta rendeva felpati i miei passi. Le orme lasciate sul terreno disegnavano un percorso continuo.

Eravamo abbastanza lontani, mi fermai. Ci trovavamo al di là della foresta, di fronte a noi vi era una grande pianura, completamente ricoperta di bianco. Un sole fioco rifletteva sulla neve fresca accecandomi. Socchiusi le palpebre e portai la mano davanti al volto in modo da riuscire a vedere quello spettacolo. Una landa piana così vasta non l'avevo mai vista. Mai mi ero spinto così a sud. Avrei impiegato settimane di cammino per raggiungere queste zone, invece con mia sorpresa ci misi solamente poche ore.

Mi sentivo stanco, decisi di riposare. Mi sedetti ad ammirare il paesaggio. Ero finalmente in pace. La quiete si era impossessata finalmente di me.

Colt si fece coraggio e mi si avvicinò

«Walther? Sei davvero tu?»

Mi voltai verso di lui, feci un cenno di approvazione per poi concentrarmi di nuovo sul panorama.

Colt non digerì la mia calma, iniziando a sbraitarmi contro «Ci hai mentito!! Stavano cercando te. Non ci hai detto nulla, molta gente è morta, Hal...» non concluse la frase.

«Non vi ho mentito. Non sapevo che mi stessero cercando...».

«Ah no? Walther pretendo la verità, per la mia città, per il mio popolo».

Fissai Colt dritto negli occhi color nocciola. Emisi un lungo sospiro.

«D'accordo».
Gli raccontai dei sogni in cui era presente la ragazza Indaco, del fatto che molto probabilmente ero entrato in contatto con loro per via di ciò che celavo dentro di me. Gli Indaco erano esseri stupefacenti, nemmeno io ero a conoscenza di ciò che albergava in me. Loro si, erano davvero incredibili. Quella ragazza, chissà chi era. Avvertivo uno strano legame con lei, era come se ci fossimo già incontrati in passato. In un altra vita forse, chissà.

Colt ascoltò il mio racconto in silenzio. Va bene credere ad esseri con strani poteri mentali, ma demoni, era qualcosa che andava oltre l'umana comprensione. Era qualcosa di irrazionale. Troppe stranezze stanno avvenendo a questo mondo. Tutto ciò che credevamo impossibile si era rivelato possibile. Demoni, Indaco e chissà cos'altro era ancora celato ai nostri occhi.

«Capisco» si limitò a dire cercando di restare il più calmo possibile. «Dobbiamo tornare indietro. Possiamo ancora salvare gli altri».

«Colt, non credo sia una buona idea. Quell'Indaco è pericoloso, siamo sopravvissuti per miracolo».

«Andrò con o senza di te. Anche se devo ammettere a questo punto, che l'aiuto di un mezzo demone mi farebbe comodo» disse sprezzante, accettando la realtà dei fatti, mentre si apprestava a tornare indietro a grandi falcate.

«Colt, fermati!» feci uno scatto e mi piazzai difronte a lui, ostacolandogli il cammino.

Colt sobbalzò dallo spavento, perse per un secondo l'equilibro ma non cadde aiutandosi allargando le braccia.

«Walther, devi lasciarmi andare. Dovrai uccidermi altrimenti».

-- Non sarebbe una cattiva idea dopotutto.

Cercai di ignorare la voce dentro la mia testa scrollando la testa.

«Colt ti ci vorranno giorni per tornare, ammesso che tu riesca a sopravvivere al freddo, alla fame e ai lupi. Siamo in mezzo al nulla. Io suggerisco di proseguire verso sud. Era lo scopo del mio viaggio fin dall'inizio, prima che voi mi faceste prigioniero. Vorrei che tu venissi con me».

In realtà la presenza di Colt riusciva in qualche modo a mantenere il mio lato razionale vigile, a farmi rimanere ancorato alla mia umanità quasi perduta, ero in un equilibrio precario tra l'uomo e la bestia.

«Non mi interessa del tuo stupido viaggio. Ascolta quel tizio, l'Indaco sopravvissuto ha detto che ci avrebbe portati in un posto, credo abbia detto Luxor. Io devo impedirlo, capisci?».

«Non ho idea di dove si trovi questa Luxor, ma forse andando verso sud potremo trovare le risposte che cerchi» dissi con tono risoluto.

Abbassò lo sguardo ed inizio a farfugliare qualche strana idea «Potremmo, potremmo trovare questa Luxor e distruggerla come loro hanno fatto con la mia Zambon». Colt continuava a rimuginare, ma sentivo di averlo convinto. «D'accordo. Ti accompagnerò a sud. Voglio distruggere gli Indaco con le stesse mie mani» disse con una certa determinazione.

Accennai un sorriso. «Allora siamo d'accordo».

Colt mi tese la mano. Ben presto però la sua espressione fiera venne sostituita da una smorfia di dolore. Cadde in ginocchio ansimando, si dimenava copiosamente. Anche io iniziai a sentirmi male.

Avvertii lo stesso dolore di quando affrontai l'Indaco alla prigione. Colt si portò le mani al collo, spalancò la bocca, non riusciva a respirare. La stessa cosa stava accadendo anche a me. Eravamo entrambi agonizzanti a terra. Possibile che ci abbia già trovato?No, non può essere. Eravamo troppo lontani.

La vista si stava annebbiando, faticavo a rimanere vigile, Colt non lo era più da un pezzo ormai. Che sia morto? Pensai continuandolo a fissare mentre cercavo di rimanere sveglio.

La vista si stava offuscando, non sarei rimasto cosciente ancora per molto. Riuscii ad udire solamente delle voci, sembravano così lontane, risuonando come un eco profondo nella testa.

«Ben fatto signore, lo abbiamo preso» disse la voce lontana.

Oramai ero allo stremo. Sentii la pressione aumentare. La stessa sensazione che avevo avvertito nello scontro precedente, ma molto, molto più intesa.

-- Ragazzo, che sta succedendo? Ragazzo, svegliati!!!

«Caricateli sui carri, torniamo all'Arca» furono queste le ultime parole che udii prima di svenire.

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