WALTHER
Ripresi lentamente conoscenza.
Non riuscivo a muovermi, ero legato a una specie di lastra in metallo. Delle spesse bende mi avvolgevano completamente, consentendomi solo il movimento della testa.
Intorno a me una stanza completamente aliena. Non avevo mai visto nulla del genere. Era tutto sui toni del grigio, strani recipienti trasparenti erano sparsi qui e la su dei tavoli di metallo lucido, perfettamente levigati. Persone in camici bianchi, come la neve appena caduta si aggiravano intorno, armeggiando con piccoli cilindri anch'essi trasparenti con una punta sottile in metallo all'estremità. Una delle donne vestite di bianco si avvicino e mi infilò con uno di quelli, sentii il sangue abbandonare il mio corpo ed entrare all'interno di quel cilindro. Poi si allontanò come niente fosse. Avrei voluto gridare ma ero ancora stordito, mi sentivo come se avessi battuto violentemente la testa, questa, infatti, mi scoppiava.
«Bene mettete da parte questo campione» disse uno degli uomini in bianco.
«Che ne dobbiamo fare di lui? Il calmante non lo fermerà a lungo. Se è vero ciò che si dice sul suo conto...» disse la donna che si era appropriata del mio sangue.
«Noah saprà cosa fare. È stato lui a volerlo sull'Arca. Sicuramente avrà un piano».
«Spero tu abbia ragione Joe, sinceramente, questo essere mi fa paura. Ho dovuto usare un ago più spesso, quelli normali non riuscivano a trapassarne la pelle, è come se fosse fatto d'acciaio» disse perplessa la donna.
«Noah non ci ha mai deluso. Se la vita sull'Arca è ancora possibile lo dobbiamo solo e soltanto a lui» sentenziò l'uomo di nome Joe.
Una porta si aprì e un altro tizio vi entrò. A differenza degli altri, questo era completamente vestito di blu, una cinta di pelle nera e degli stivali del medesimo colore. Al centro, sul petto, aveva uno strano simbolo raffigurante un occhio all'interno di una figura geometrica ricordante un rombo.
«Comandante Lamark» dissero in coro i presenti nella stanza.
Il Comandante Lamark fece un paio di passi in avanti osservando verso la mia direzione.
«E' già sveglio, molto bene. Noah lo sta aspettando» disse con tono autoritario.
«Si, abbiamo fatto tutti i test, prelevato dei campioni di sangue. Saranno molto utili alle nostre ricerche. Erano anni che non avevamo un soggetto proveniente dalla Superficie. Abbiamo fatto dei test anche sull'altro ragazzo. Adesso sta riposando, come ci ha ordinato lei signore» rispose la donna.
«Ben fatto dottoressa Smith, preparate il nostro ospite e portatelo nella sala comandi. Mi raccomando che sia ben legato» ordinò Lamark abbandonando la stanza di gran carriera.
Sollevarono la mia branda e mi ritrovai in verticale, mi legarono anche la testa in modo da non potermi muovere completamente e mi misero del nastro appiccicoso in bocca.
-- Ragazzo, chi sono questi tizi? Cosa vogliono da noi.
-- Come faccio a saperlo?
-- Dobbiamo liberarci. Ce la fai a rompere le corde?
-- Credo che mi servirà il tuo aiuto per farlo
-- Aspettavo solo che lo dicessi..Sentii nuovamente una forza straordinaria provenire dall'interno. Ruppi le strane corde che mi tenevano prigioniero sotto gli occhi stupiti dei presenti.
«Maledizione, si è liberato, presto sedatelo!!!» urlò la dottoressa.
Strappai il nastro appiccicoso dalla bocca, degli uomini provarono ad avventarsi contro. Me ne liberai facilmente ferendoli con gli artigli, lacerando i candidi camici.
-- Ora, andiamocene di qui ragazzo
Feci un balzo in avanti, lasciando i presenti impietriti. Corsi in quello che sembrava un labirinto, pieno di svolte, di stanze e di corridoi. Sembrava tutto uguale. Nemmeno i cunicoli di Karbon erano così complicati.
Non trovando una via di fuga decisi di fare breccia nelle parete. Ne sfondai una, poi un altra, un'altra ancora. Finalmente ero fuori. Fu con mia enorme sorpresa che appressi l'incredibile. Azzurro a perdita d'occhio, il Sole maestoso alto nel cielo accecava la vista, grigie nuvole al di sotto. La struttura gigantesca su cui poggiavo i piedi non si trovava sulla terra ferma, né navigava su di un fiume o un lago, doveva trovarsi a kilometri dal suolo. Non potevo di certo lanciarmi nel vuoto, sarei morto.
-- Tu che ne dici Garmr?
-- Secondo te, io ho le ali?
-- Scusa, non agitarti.Non potevo credere di star intrattenendo una conversazione dalle tinte sarcastiche con un demone millenario.
«Fermo, non muoverti» dissero degli uomini con la stessa divisa blu vista poco fa addosso a quel generale.
Dovevo trovare un modo per andarmene. Senza pensarci troppo corsi contro quegli uomini con l'intento di ucciderli, ma, come ormai spesso mi accadeva una strana forza mi trattenne, impedendomi liberamente di muovermi.
Tra il gruppo si fece largo una persona vestita di grigio con il medesimo simbolo sul petto. Era vecchio, molto vecchio, con una lunga barba argentata , gli occhi completamente chiusi e l'espressione serena.«Venerabile Noah, lei qui?» disse sorpreso uno degli uomini in blu.
Il vecchio avanzò verso di me, ancora impalato sul suolo della struttura.
«Ti debbo le mie scuse. Ti abbiamo introdotto con la forza sull'Arca. È stato un comportamento riprovevole. Vieni, permettimi di spiegarti il motivo per cui sei qui, per cui sei mio ospite» dopo aver pronunciato quelle parole la pressione esercitata sul mio corpo sparì e ripresi a muovermi normalmente.
Mi ricomposi e decisi di seguirlo, non avevo altra scelta. Percorsi assieme a lui quella struttura aliena, tutto era adornato da strani tubi metallici, lastre d'acciaio e corridoi lunghi con svariate porte.
Entrammo in una grande sala circolare con una grossa seduta al centro anche essa di metallo. L'anziano misterio vi si adagiò sopra posando le mani sui braccioli.
«Dunque? Che posto è questo? Dov'è Colt? Chi sei tu?» chiesi con impazienza.
«Tutte le risposte alle tue domande saranno esaudite» disse con voce serafica.
Gli occhi, chiusi fino a quel momento, si schiusero, lentamente e le iridi illuminarono la stanza circolare. Erano blu, splendenti come diamanti, accecanti come il Sole di poco fa.«Tu... sei un Indaco?» chiesi con un certo stupore.
«Ho sentito che in Superficie siete soliti chiamare quelli con i miei stessi occhi così» fece una breve pausa poi continuò: «Ti trovi sull'Arca, io sono Noah, il Timoniere. Quella che sto per raccontarti è la mia storia...».
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Pianeta Indaco
FantasyUn mondo gelido e inospitale è la cornice di questo dark-fantasy. Una nuova specie di umani: gli Indaco, denominati così per via della loro peculiarità oculare, occhi blu splendenti come zaffiri, posseggono abilità paranormali. Gli uomini nonostante...