24 - Illusione

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HAMADA

Walther ed io, ci eravamo finalmente incontrati.
Sembrava assurdo, ma era come se ci conoscessimo da sempre, come se fossimo sempre stati destinati a trovarci, ad incontrarci.

Viaggiare insieme a lui però non fu facile. Il mostro, la bestia che albergava nell'animo di quel ragazzo non se ne sarebbe stata buona ancora a lungo.

Dovevo prestare attenzione, molta attenzione, sentivo che avevamo a che fare con un essere subdolo e molto potente.

Mi chiesi spesso se vi fosse un modo per liberare Walther da questa sciagura, da questa maledizione. La sua bontà d'animo, la sua purezza l'aveva salvato, lo aveva protetto. Se non fosse stato per tutto ciò a quest'ora sarebbe stato completamente divorato dall'interno e la parte malvagia avrebbero sicuramente preso il sopravvento.

Avrei trovato una soluzione, non sapevo ancora come, ma lo avrei fatto.

Decidemmo di recarci a Karbon, il posto dove era cresciuto Walther. La strada era molta, si trovava in una zona molto a nord e avremmo dovuto passare per villaggi ed insediamenti poco ospitali. La mia abilità nel volo è la velocità di Walther via terra ci avrebbero reso il compito più facile. Facevamo spesso a gara per decidere chi tra i due fosse il più veloce, debbo dire che avevo il vago sospetto che mi facesse vincere.

Walther mi permise di seguirlo ma ad una condizione: niente lettura del pensiero. Fu una richiesta difficile da digerire, mi fidavo di lui, ma non del suo lato oscuro. Ma forse era meglio così, sarei stata meno paranoica, inoltre non avvalermi di molti dei miei poteri mi avrebbe permesso di isolarmi dagli altri Indaco che ci stavano cercando.

Walther mi raccontò poi del suo incontro con questo Noah e di come l'umanità fu portata sull'orlo dell'estinzione. Non fece parola poi però della sua rocambolesca fuga, ogni volta che affrontavamo il discorso cercava di cambiare argomento.

Un altro giorno stava trascorrendo, lasciando posto alla notte. Accendemmo un fuoco per scaldarci, e ci preparammo per la notte. Per cena c'erano conigli, tanto per cambiare, ma non era un problema. Mangiare per me non era mai stata una priorità, potevo resistere giorni interi, il mio metabolismo era molto più lento. Walther pensava che era un altra abilità di noi Indaco, era per questo che Noah aveva abbondantemente superato il secolo e tutto sommato credo che la sua supposizione sia corretta.

Ci sedemmo uno di fronte all'altro. Iniziammo a parlare

«Allora manca ancora molto?» chiesi.

Walt mi fissò, cercando di sostenere il mio sguardo, poi mi sorrise, una smorfia appena percettibile gli sfociò dal volto:

«Non molto, ci siamo. Domani saremo a Karbon» disse fiero.

«Sei agitato? Ti manca casa?».

«Oh allora è proprio vero, che hai smesso di leggere nella mente, non me lo avresti chiesto altrimenti» rispose.

«Ti ho dato la mia parola, intendo rispettarla» risposi distratta fissando il fuoco.

«Comunque si, sono più di due anni che manco e sono successe molte cose, impensabili fino a poco fa» affermò mentre addentava un coniglio arrostito.

Sembrava così, normale, così sereno. Avevo visto il diavolo in lui, ma era così calmo, potevo fidarmi? O era solo la bestia che si era di nuovo addormentata? La cosiddetta calma prima della tempesta.

Non potevo nemmeno introdurmi di nuovo all'interno del suo subconscio o avrei attirato l'attenzione di Isaac o di Noah e non potevo rischiare.

Stavo per addormentarmi, per abbandonarmi tra le braccia di Morfeo.
Qualcosa però destò la mia attenzione, era un qualcosa di nuovo, di mai percepito prima, sembrava un Indaco, ma aveva qualcosa di strano, qualcosa di oscuro.
Provai a chiamare Walther per avvisarlo ma dormiva profondamente.

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