Capitolo 28

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Claudio
Arrivo al bar in cui mio padre mi ha praticamente ordinato di venire per parlarmi di qualcosa. O meglio, secondo me, per insultarmi come non ha mai fatto. Appena entro mi prometto di non fare scenate e di non prenderlo a pugni in un luogo pubblico, lo faccio per me, per Alice e per la piccola Azzurra. Guardo tutti i tavolini, con l'ansia di incrociare lo sguardo ghiacciato di mio padre, e alla fine, eccolo lì. Mi avvicino a passi molto veloci, una volta che sono vicino a lui, decido di parlare per primo.
Claudio: dimmi quello che devi dirmi in fretta, ho da fare.
Papà: siediti Claudio, non ti ho chiesto di venire per litigare. Come ti ho già detto, ti devo parlare.
Claudio: Si, ho capito. Non sono ritardato come pensi tu.
Papà: vedi.. non so come dirtelo, è una storia lunga.
Claudio: allora inizia a raccontarla dal principio.
Papà: io e tua madre ci siamo conosciuti da giovani, quando ancora andavamo al liceo. Una volta finito il liceo, io decisi di andare all'università nella facoltà di giurisprudenza. Tua madre invece voleva trovarsi un lavoro, voleva essere indipendente e io non approvavo. Ma poi capì che dovevo lasciarle la libertà di fare quello che voleva, di farle fare nuove esperienze nell'ambito lavorativo, cosi gli permisi di lavorare come cameriera in un bar. D'altronde lei mi ha sempre lasciato libero di fare ciò che volevo, quando decisi di andare all'università lei fu la prima ad appoggiarmi e a sostenermi. Un giorno tua madre mi disse che aspettava un bambino, Giacomo. Ero felice, ma non lo volevo ancora. Avrei dovuto prima laurearmi, e mio padre quando venne a sapere la notizia mi insultò e non volle più vedermi perché non diedi la priorità alla mia carriera da avvocato, ma diedi priorità alla vita di mio figlio. Dopo la nascita di Giacomo io ripresi gli studi e nel frattempo aiutavo tua madre a prendersi cura del bambino. Ma presto arrivarono guai anche dalla famiglia di tua madre, volevano che io la sposassi. Ma come l'avrei sposata senza soldi? Mancava poco alla mia laurea, non avevo neanche un centesimo, il mio programma era quello di lavorare una volta finiti gli studi. I soldi di tua madre se ne erano andati per comprare pannolini e tutte le cose necessarie al bambino. A quel punto la mia vita prese una brutta piega, cominciai a bere e a tornare ubriaco a casa. Questa storia andò avanti per un paio di mesi fino a quando capì che quella non era la vita che volevo. Mi presi una pausa da tua madre, da quel bambino che piangeva in continuazione, dai nostri genitori, da tutto tranne che dallo studio. Mi trasferì in un'altra città e finì i miei studi lì, mi laureaì e finalmente diventaì un avvocato, mio padre poteva essere fiero di me. Tua madre in questo arco di tempo mi aveva mandato tante lettere, ma io non risposi a nessuna. Chiamami stronzo, chiamami egoista, chiamami come vuoi. Quando sono tornato da tua madre mi è crollato il mondo addosso. Mi ha aperto la porta con un pancione gigante, una cosa era certa, il bambino che aspettava non era mio. Quel bambino eri tu, Claudio. In un primo momento il mio cervello si inondò di rabbia. Mentre io studiavo e mi facevo in quattro per costruire la mia carriera da avvocato, tua madre si era fatta mettere incinta da un altro uomo. Ma dopo poco tempo capì che la colpa non era di tua madre, era la mia. Se io non fossi stato così egoista da pensare soltanto a me stesso, non sarebbe successo. Ho rinunciato a mio figlio e alla madre di mio figlio, la donna che amavo, solo per fare felice mio padre, che morì proprio il giorno in cui io mi sono laureato. Pensa tanti sacrifici per niente, perché alla fine non ha avuto neanche il piacere di vedere suo figlio avvocato.
Ho le lacrime agli occhi, come sarebbe a dire che lui non è mio padre? Non so cosa pensare di tutta questa storia, non ne sapevo nulla, non lo avrei neanche mai immaginato.
Claudio: Aspetta fammi capire, tu non sei il mio vero padre?
Papà: No. Per questo mi dispiace che tu sia cresciuto dentro un enorme bugia, senza il tuo vero padre pronto a darti coraggio ed appoggiarti in qualsiasi tua scelta.
Claudio: il mio vero padre è morto?
Papà: no, è ancora vivo. Ma quando tua madre ha scelto di stare con me, lui ha rinunciato sia a te che a lei. Anche se credo che ancora oggi quell'uomo sia perdutamente innamorato di tua madre. Non si è mai più costruito una famiglia da allora.
Claudio: io lo conosco quest'uomo?
Papà: Si, ci hai lavorato anche.
Claudio: Perché mi stai dicendo adesso tutta la verità? Tu e la mamma avete avuto tutto il tempo del mondo e non me lo avete mai detto, perché?
Mi accorgo che mi scivola una lacrima sulla guancia destra.
Papà: Tua madre non te lo avrebbe mai detto, non voleva farti soffrire. Neanche Giacomo sa la verità e io te la sto dicendo adesso perché ho capito che ho sbagliato con te fin dal primo giorno che ti ho visto. Mi ha sempre dato fastidio che nelle tue vene scorresse il sangue di un altro uomo e non il mio. Ho sempre trattato male Giacomo perché lui è sempre stato menefreghista, non si è mai dedicato al lavoro o allo studio e diciamo che con lui mi sono comportato come mio padre si è comportato con me. Ma con te è stato diverso, non ti ho trattato male perché non eri capace o perché non fossi intelligente, ti ho trattato male perché non ti ho mai accettato come figlio.
Ormai le lacrime scivolano come se niente fosse, tutto potevo immaginare ma non questo. Ho perso anni della mia vita a litigare con il mio finto padre e a lamentarmi di quanto fosse stronzo, quando invece non me ne sarebbe dovuto importare proprio nulla.
Claudio: chi è il mio vero padre?
Papà: Roberto. Roberto Calligaris.

Schiava dei tuoi occhi blu || L'Allieva 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora