|Capitolo 2|

122 4 0
                                    

<<pensi non lo sappia? Sono stato costretto a farlo, non avremmo resistito per una settimana senza cibo>>

<<ti farò uscire>> dissi convinta di quello che sarei riuscita a fare

<< e come farai?>> mi domandò con un tono quasi divertito, probabilmente pensava stessi solo scherzando.

<<troverò un modo, ora però devo andare>>

<<addio ragazza che mi ha fatto finire in prigione>> ci scherzò su con ancora gli occhi gonfi e rossi a causa del pianto.

<<arrivederci non addio>> gli dissi con un sorriso.




Una volta richiusa la cella e messo la chiave al suo posto mi diressi di nuovo all’ ingresso.

<<quanto costa la cauzione del ragazzo di cui le avevo chiesto prima?>> andai dritta al sodo

<<1500>> mi disse dopo che ebbe cercato sul suo computer.

<< accettate anche le carte di credito vero?>>

<<Si, quindi paga la cauzione>>

<<esatto>>

Dopo che digitai il codice chiamarono una guardia e le venne detto di portare qui il ragazzo. Quando finalmente lo vidi si stava dimenando tra le braccia dell'uomo pensando che volesse fagli chissà cosa.

<<sei fortunato ragazzino, ti ha pagato la cauzione, ora sei libero>>

<<sono libero?>> chiese sorpreso e smettendo finalmente di dimenarsi

<<sì. Non penso che quelli come te lo sappiano ma devi restare con lei per 24h secondo le nostre leggi>>

<<cosa?>> un po’ ci rimasi male dalla sua risposta. Insomma, va bene che l’ho fatto finire in prigione, ma l’avevo anche liberato…

Qualche minuto dopo che uscimmo e tante suppliche da parte mia lo convinsi ad andare in un bar a prenderci qualcosa da bere. Non me lo disse ma non penso sia difficile capire che non volesse entrarci perché non avrebbe potuto ordinare nulla, infatti…

<<io non voglio nulla>> disse rivolto al cameriere dopo che questi ci chiese cosa volessimo ordinare

<<due cioccolate calde con sopra la panna grazie>> gli dissi invece io

<<non la voglio la cioccolata. Magari sono allergico>>

<<spero di no comunque guarda che non sono stupida: l’ho capito perché non vuoi ordinare nulla>>> gli feci notare divertita

<<non ho semplicemente voglia di nulla adesso>>

<<come se ci credessi, pagherò io>>

<<prometto che te li restituirò>> disse come se quei 2,00 euro fossero una questione di vita o morte

<< sono solo 2 euro, non morirò di fame per questo>>

<<non voglio avere conti in sospeso con nessuno, soprattutto con quelli come te>>

<<neanch’io quindi prendilo come un modo per farmi perdonare>> risposi cercando di ignorare l'ultima parte


<<ora andiamo forza>> gli dissi alzandomi e incoraggiandolo a fare lo stesso dopo che finimmo di bere la cioccolata

<<dove?>>

<<devo ancora finire di farmi perdonare da te>>

<<lo sai che l’hai già fatto, non serve che tu faccia anche dell’altro>> ammise

<<allora mi farò perdonare doppiamente>>. Finsi di non vedere il timido sorriso che gli comparse in volto dopo che pronunciai quelle parole



<<il supermercato?>> mi chiese confuso una volta che ci arrivammo di fronte

<<esatto, puoi pendere tutto quello che vuoi>>

<<davvero non serve…>>

<<Sara. Mi sono proprio dimenticata di chiederti come ti chiami>> 'Davvero non ci eravamo ancora detti come ci chiamiamo?'

<< mi chiamo Luca >>

<<quindi, andiamo Luca che tra meno di due ore chiudono>>

<<dobbiamo proprio?>>
Sapevo che odiava il fatto di non poter prendersi quelle cose pagandosele da solo.

<<non penso tu possa trovare ogni giorno qualcuno che sia disposto a pagarti la cauzione>>

<<già, sei unica>>. Rimasi piacevolmente sorpresa a quello che mi disse.

Senza sprecare altro tempo lo trascinai dove c’erano i carrelli e dopo aver inserito una moneta finalmente entrammo. La prima cosa che ci capitò davanti appena entrati era il reparto “colazione”. Presi un paio di pacchetti di fette biscottate e un pacchetto di brioches alla cioccolata. Proseguendo sempre dritto c’era il pane. Non so quanto ne presi di preciso, volevo solo che ne avessero abbastanza per un bel po’. Andammo in altri reparti e presi, sì io, visto che lui si ostinava a non voler prendere nulla, anche della frutta, pasta, schifezze varie come patatine e una piccola torta, salumi, formaggio, yogurt e tantissime altre cose che non vi sto qui ad elencare. Quando la cassiera fece il conto questo non era molto basso e la bocca quasi aperta e gli occhi sgranati di Luca ne furono la prova. Pagai con il bancomat visto che non portavo mai molti soldi con me.

<<non serviva Sara>> mi disse mentre stavamo andando a casa sua

<<invece secondo me sì>>

<<sai che ore sono?>> chiese cambiando discorso

<<saranno le sette e mezza, perché?>>

<<mio fratello tornerà a momenti a casa e devo ancora preparargli da mangiare>>

<<senti Luca, per la storia delle 24h…>>

<<sei stanca, ok. Puoi tornare a casa tua se vuoi>>

<<in realtà volevo chiederti se per te fosse un disturbo>> dissi marcando bene quel “te”

<<come potrebbe esserlo dopo tutto quello che stai facendo oggi per me?>>

<<dovresti odiarmi lo sai?>>

<<lo so ma non ci riesco>>

QUEEN'S LOVER Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora