02.

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Il giorno seguebte tornai al lavoro, seguì il consiglio di Fabio e invece di entrare dal davanti e beccarmi la signora scorbidica, entrai dal parcheggio.
Avevo già la divisa e l'arma, cosi entrai direttamente nel carcere, camminai lungo il corridoio delle celle e osservai le detenute già sveglie che si facevano gli affari loro, alcune ricambiavano gli sguardi, mentre alcune mi alzavano il dito medio, ignorai quelle provocazioni, andai direttamente al primo piano e camminai lungo le celle, anche oggi sarà una lunga giornata.
Durante il pranzo mi sembró tutto tranquillo e non riuscivo a capire perché la stampa definisse questo carcere un putiferio, non ho visto né risse né niente, sarà presto per parlare? Non ne ho la più pallida idea.
Osservai ogni detenuta, ognuna di loro aveva una storia da raccontare, segreti nascosti, però qualsiasi cosa veniva raccontata dal loro volto e dai loro occhi.
Il mio sguardo finí su Vargas, (la ragazza che il giorno prima mi aveva parlato) che si alzó col vassoio per sparecchiare, la seguirono in tante, sparecchiando e uscendo dalla mensa.
Fabio mi chiese di sostituirlo momentaneamente in giardino, doveva chiamare sua moglie al telefono, accettai senza problemi, ma non mi disse dove fosse collocato il giardino, se ne andó subito.
Guardai Valbuena, che mi stava già guardando e sorrise come un imbecille, mi rifiutai categoricamente di parlargli e mi girai verso Palacio, una guardia molto simpatica.

-Palacio, non é che sai dirmi dov'é il giardino, per favore?
-Certo Ambra, appena esci dalla mensa giri a destra e vai sempre dritto, trovi una porta a vetri, quella é la porta del giardino
-Grazie mille

Andai in giardino, finalmente un po' di luce, lì dentro era tutto buio e noioso.
Il sole mi toccò il viso e le mani, le uniche parti scoperte e il leggero venticello mi sbuffó leggermente sul viso. Era proprio una bella giornata.
Rimasi in piedi a controllare la situazione, fino a quando non mi si avvicinó una detenuta bassa e robusta.

-Posso andare in bagno?
- Come ti chiami?
-È importante che ti dica il mio nome per amdare a pisciare?
-Si, se non torni almeno so come ti chiami e avverto gli altri
-Annabel, adesso posso andare?
-Si, vai

Vedo che con l'educazione, oltre a non averla le guardie, non l'hanno neanche la maggior parte delle detenute.
La detenuta di prima tornó nel giro di qualche minuto, e in modo arrogante si rivolse a me dicendomi:

-Visto che non ho dato fuoco a nulla? Di me puoi anche fidarti.

La osservai dalla testa ai piedi, alzai un sopracciglio e continui a controllare la situazione, mi sentii osservata, ma non riuscivo a trovare lo sguardo rivolto verso di me, ognuna si stava facendo gli affari suoi, evidentemente ero io che me lo stavo immaginando.

-Eccomi Ambra, grazie per avermi dato il cambio
-Figurati, posso tornare dentro?
-Certo ci penso io

Lo saluto e rientro, mi ricordo improvvisamente che oggi avevo anche il turno notturno, ma non avevo niente di cui preoccuparmi, in fondo erano tutte chiuse nella propria cella, nessuna sarebbe uscita.

{al fondo del precipicio} //ZulemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora