L'Ospite (Parte I)

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-Eva...-

Una voce lontana la stava ridestando dal suo sonno. Era profonda, famigliare... rassicurante.

-Eva, andiamo. Svegliati.-

Ma altrettanto ferma. Nel mentre una mano calda le stringeva appena la spalla, per poi allontanarla allo schiudersi dei suoi occhi.

-Axel...- lo nominò, riconoscendolo mentre si metteva seduta e si stropicciava gli occhi -Non potevi aspettare che mi svegliassi?-

-E' da più di venti ore che dormi, cosa di cui non avresti nemmeno bisogno. Te l'ho detto che questo posto non fa bene, a lungo andare.-

Sottolineò lui, vedendola quindi osservarlo con quei suoi occhi magenta.

-E' ora che ci spostiamo.- e le tese la mano, sentendola quindi chiedergli, scontenta -Adesso?- non si sentiva nelle sue piene facoltà mentali in quel preciso momento.

-Sì, adesso.- sottolineò lui, muovendo le dita e incitandola ad afferrarle.

La vide un momento indecisa sul da farsi, ma non insistette. Rimase in silenzio, aspettando che fosse lei a muovere la mano verso di lui.

Quando lo fece, l'istante successivo, una luce artificiale disturbò le sue pupille dilatate per la poca luce che c'era nell'Oblio.

-Avrai un po' di confusione, resta seduta e se pensi di stare meglio chiudi gli occhi o sdraiati.

La vide portarsi la mano libera agli occhi e poggiare la schiena sul divano. Solo dopo gli lasciò la mano.

Axel la osservò per un momento, poi le consigliò -Stai un po' ferma qui. Ti riprenderai in fretta, non preoccuparti.-

E si alzò in piedi ma i suoi movimenti la portarono a levare la mano dagli occhi e domandargli subito -Dove stai andando!?-

-Sono qui, ti prendo dell'acqua.- le rispose, ma chi intervenne fu Tiara, nascosta dietro al muro che separava la cucina unita al salone, dal corridoio che dava poi alle camere. Si trovavano in un normalissimo appartamento, un po' sotto tono, in effetti.

-Ci penso io, tesoro. Tu resta con lei!-

Axel tornò quindi su Eva che ora guardava con occhi affaticati chi si stava muovendo verso il frigorifero. Ne notava solo la chioma ramata correre sulle spalle.

-Io posso tornare sul mio divano?- domandò invece chi della cortesia evidentemente non aveva sentito granché parlare. Oltre a non essere abituato a trattenersi.

Axel lanciò un'occhiataccia a suo padre che si servì da sé e fece, verso Tiara -Tesoro, porteresti qualcosa anche a me?-

-Gradisci una limonata, Tepes?- domandò lei, di rimando e l'altro storse la bocca mentre si sedeva sulla poltrona singola, insieme al suo giornale -Ehm... qualcosa di più forte, tesoro.-

-Ma sono solo le nove!- lamentò l'altra, scontenta.

-Coraggio, non essere crudele con me...-

-Oh, Axel, digli qualcosa!-

Ma l'altro era davanti a Eva, di nuovo poggiata al divano, con sguardo vacuo. Stava cercando di mettere a fuoco mentre la testa le girava.

-Va un po' meglio?-

E la vide annuire alla sua domanda, mentre le sue iridi si tingevano di fucsia sempre più, mano a mano che le pupille si adeguavano al contesto -Ho sonno.-

-Sì, la non-morte fa così...- intervenne macabro Vladimir, mentre sorrideva sornione a Tiara che invece si era seduta sul tavolino e aveva portato un vassoio con varie cose.

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