Capitolo 3

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Pov's Lele

I miei pensieri vengono interrotti dalla voce della prof.

«Giaccari vuole stare attento alla lezione oppure vuole continuare a guardare fuori la finestra?»

Guardi piuttosto che stare qua in classe a sentire la sua voce fastidiosa a cui non si può mettere la modalità silenziosa come nei gruppi su WhatsApp vorrei stare a casa mia, nel mio letto sotto le coperte a sfondarmi di cibo come se non ci fosse un domani e guardare Netflix tutto il giorno.

Questi pensieri li tengo per me e rispondo alla prof.

«Scusi prof starò più attento.» per fortuna la campanella suona. La prof se ne va.

In classe inizia a regnare il caos. Tutti quanti parlano, ridono e urlano. E poi ci sono io, che non parlo con nessuno e inizio a stare con il telefono.

«Ehi ciao.»

Un ragazzo alto, magro come un palo della luce, capelli neri che sembrano un cespuglio, mascella pronunciata, occhi verdi smeraldo si siede vicino a me.

«Ciao...»

«Piacere Diego.» mi tende la mano ed io la stringo.

«Emanuele, ma chiamami Lele.»

«Allora Lele, come mai ti sei trasferito qui a Milano?»

«A causa del lavoro di mia madre.» dico semplicemente, non voglio parlare della mia vita con uno che conosco da due secondi.

Io e Diego continuamo a parlare, devo dire che è molto simpatico. Vedo che a noi si avvicina un ragazzo.

«Quindi tu sei quello nuovo eh?» dice appoggiando una gamba sulla sedia di Diego e mettere il braccio sopra il ginocchio.

«Si. Qualche problema?» dico alzando un sopracciglio.

«No assolutamente. Io sono Jacopo, per gli amici Young, ma per te Jacopo.»

«Emanuele, per gli amici Lele, per te Emanuele.» dico con un sorriso falso.

«Senti Emanuele, patti chiari e amicizia lunga. In questa classe comando io, sia chiaro.» dice con tono arrogante. Mi sta già sul cazzo. Diego sta per rispondere ma lo precedo.

«Senti tizio, te non sei nessuno per comandare qui dentro. Quindi abbassa la cresta e scendi dal piedistallo.» nel frattempo mi alzo in piedi e tutta la classe ci sta guardando.

«Che caratterino ragazzi.» dice con un ghigno. Coglione di merda.

(Ci tenevo a dire che non ho nulla contro i personaggi citati nella storia)

Prendo il mio zaino ed esco dalla classe. Fuori da scuola prendo una sigaretta e la accendo. Inizio a vagare senza meta e i pensieri si fanno largo nella mia mente. Ed io che volevo fare amicizia. Se in classe ci stanno persone come quel tizio allora preferisco rimanere solo. L'amicizia. È rara da trovare. Ormai non si sa distinguere un'amicizia vera da un'amicizia falsa. È raro trovare persone che ti accettano per quello che sei, che ti supportano ogni giorno, che ti fanno i cazziatoni quando compi delle cazzate o che decidano di fare cazzate insieme a te, che ti sbattono la verità in faccia piuttosto che sparlare alle spalle, che quando hai bisogno corrono subito da te.

Le amicizie false si vedono a ogni ora del giorno se hai bisogno di aiuto tutti inventano scuse, lasciandoti da solo ad affrontare i tuoi problemi. Davanti fanno la bella faccia, e poi appena ti volti ti danno tante coltellate alle spalle. Non so cosa significa avere un amico, e credo che mai lo saprò.

Tu Sei||TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora