Noli
Monte del Vescovado
10 agosto 1995
Ore 8,30Aveva sempre odiato gli ascensori, e quello non faceva alcuna differenza, malgrado le sue pareti vetrate e la vista mozzafiato sul mare.
Eppure un'eccitazione palpabile lo faceva vibrare come poche volte gli era successo in vita sua.
Suo nonno aveva ragione.
Noli nascondeva un segreto.
E dopo anni passati a sorvegliare la città, finalmente aveva trovato le prove.
Una donna uguale a quella dei dipinti era magicamente apparsa due giorni prima.
Non c'erano dubbi. Malgrado i vestiti informi e le magliette dozzinali, quella non poteva essere che lei.
Aveva studiato quei ritratti tante di quelle volte da conoscerli a memoria.
Quando l'aveva vista passeggiare per le strade della città, per poco non si era strozzato con la sua stessa saliva.
Era identica!
Ma come poteva essere? La donna dei ritratti, se pur fosse stata dipinta il giorno stesso in cui suo nonno li aveva trafugati, avrebbe dovuto avere almeno settanta o settantacinque anni.
Eppure lui se l'era ritrovata davanti, in tutto lo splendore della sua giovinezza, quelli che ormai erano due giorni prima.
Più si sforzava e meno riusciva a capire.
Ma più ci pensava e più si convinceva che quella non poteva essere una coincidenza.
Che c'era qualcosa di nascosto. Qualcosa che portava al tesoro che aveva sempre sospettato Noli nascondesse.
E quei tre dipinti tutti uguali, portati via da suo nonno nel '45, allora non erano solo il frutto dell'esuberanza di un pittore con una strana perversione mentale.
E se quella donna gli era apparsa davanti, allora le sue teorie erano corrette, e lui avrebbe trovato il dannato tesoro!
Quella che vedeva, in lontananza, sulla piazza del Milite Ignoto, era la donna dei ritratti.
Ne era convinto!
La spiava da giorni. Era uguale ai dipinti, era vero. Ma ne aveva avuto la conferma solo quando l'aveva vista salire a monte Ursino.
L'hotel del Vescovado, in cui alloggiava da anni, era un posto eccellente per tenere d'occhio dall'alto tutta la città. Così come il suo ascensore, fatto interamente di vetro, e quel giorno, dopo tanto tempo, le sue preghiere erano state esaudite.
Suo nonno aveva sottratto quei quadri dalla torre, ma per farlo aveva dovuto ammazzare parecchi uomini.
E allora si era chiesto perché, uomini che avrebbero avuto mille e un motivo per continuare a vivere, si fossero fatti trucidare sulla strada che conduceva a monte Ursino, solo per difendere tre quadri, per altro di dubbia fattura.
Quando la guerra era finita era ritornato in patria. Una terra che aveva sperato di poter diventare grande, di poter dominare l'Europa, e che invece si era ritrovata a pagare gli ennesimi debiti di guerra a chi l'aveva additata come un mostro.
E forse un mostro lo era stata davvero. La soluzione finale era stata folle e stupida. Ma quale guerra non lo era?
Suo nonno si era trovato emarginato come un reietto, semplicemente per aver eseguito degli ordini, così si era rinchiuso in se stesso, e aveva passato la vita a cercare di capire perché un branco di uomini avessero in ogni modo cercato di impedirgli di arrivare sul monte che dominava il vecchio paese.
Aveva studiato, aveva cercato tracce di qualcosa che potesse saziare la sua curiosità. E alla fine lo aveva trovato.
Noli non era sempre stata una cittadina di provincia della riviera. Un tempo era stata una repubblica marinara. Piccola, dimenticata, ma pur sempre una repubblica. Aveva solcato i mari con le sue navi e accumulato ricchezze.
Ma allora, dove erano tutte quelle ricchezze?
Non era mai stata depredata, almeno non ve ne erano tracce nei libri di storia.
E se nessuno aveva preso il tesoro accumulato da Noli negli anni, allora quello doveva essere ancora lì, da qualche parte.
Poi suo nonno era morto. Suo padre si era rivelato poco più di un mentecatto, troppo impegnato a vuotare bottiglie di birra per rendersi conto che il mondo aveva continuato a girare, e così lui aveva raccolto la sfida di quel soldato che aveva avuto l'ardire di porsi una domanda.
Aveva studiato, fino a farsi bruciare gli occhi. Si era laureato e aveva chiesto di poter visionare l'antica biblioteca di storia medioevale di Genova.
L'illustre professor Bottari, il più grande esperto di Medioevo in Europa, aveva risposto in modo esaustivo alle sue lettere, all'inizio. Ma poi aveva smesso di scrivergli. Come tutti i grandi illuminati era troppo impegnato a godere della sua medesima luce riflessa, per degnare qualcun altro del suo sapere.
E così era dovuto andare a Genova di persona, a scartabellare tra i vecchi documenti.
La sua laurea in storia gli aveva garantito l'accesso ad alcuni libri antichi e protetti.
Ed era stato lì che aveva incontrato Ignazio Appiani, il curatore della biblioteca. Un uomo colto, innamorato della storia, che però era stato così stupido da farsi abbindolare dalle sue balle raccontate senza alcun ritegno.
Aveva creduto alla favola dello studioso appassionato di medioevo, dell'uomo di cultura che non aveva altro interesse se non quello di trovare la verità.
E lui, ovviamente, non si era mai nemmeno sognato di accennargli alcunché del tesoro che credeva nascosto nel piccolo comune ligure.
Lo aveva fregato come si fa con un cane, attirandolo ovunque con una ciotola di cibo.
E così aveva trovato un finanziatore, uno che pagasse il suo soggiorno a tempo indefinito in un hotel quattro stelle di Noli e che gli garantisce l'accesso a qualsiasi biblioteca avesse voluto consultare, accontentandosi di qualche telefonata ogni tanto, per essere aggiornato sui progressi della ricerca.
Un cretino, insomma!
Un cretino perfetto!
Avrebbe voluto dire a Bottari che era riuscito ad ottenere quello che voleva anche senza il suo aiuto, ma non era mai riuscito ad incontrarlo.
Che crepasse! Lui, la sua boria e tutta la sua cultura disarmante!
Non aveva bisogno di nessuno.
Se lo sarebbe trovato da solo, il maledetto tesoro!
Nemmeno un solo, fottutissimo libro della biblioteca di Genova ne faceva parola.
Ma a lui sembrava così folle che mai nessuno ci avesse pensato anche solo per un attimo.
Alla fine si era infiltrato a Noli, dapprima come turista, poi come stanziale.
In fin dei conti, in Liguria, nessuno si stupiva più di vedere un tedesco di mezza età a vagare per il litorale.
Era la prassi.
E così aveva fatto domande in giro, aveva visitato i monumenti, letto alcuni libri, senza mai trovare traccia alcuna di quei dipinti... e del tesoro.
Ma i Nolesi erano uno strano popolo, aveva imparato a capirlo.
E aveva il forte sospetto che nascondessero il loro segreto.
Una volta aveva sentito due vecchi parlare, su una panchina nella piazza del governo.
Uno di loro aveva detto "è quasi il 10 agosto, chissà se sarà questo l'anno della dama di Noli... il pittore continua a cercare..."
L'altro aveva riso, gli aveva dato una pacca sulla spalla e aveva risposto solamente "Quel ragazzo è più pazzo di suo nonno, anche se non lo da a vedere..."
Poi lo avevano visto.
Si erano pietrificati e avevano cambiato subito discorso.
Nolesi maledetti!
Che si fottessero!
Inconsapevolmente gli avevano dato conferma dei suoi sospetti.
C'era una donna da dipingere, e c'era un pittore a ritrarla.
E lui avrebbe cercato, lo avrebbe fatto per tutto il tempo che gli restava da vivere, finché non avesse trovato quel dannato tesoro!
STAI LEGGENDO
La donna a cui nessuno riuscì a dipingere gli occhi
Adventure⭐️ WATTYS WINNER ⭐️ Miglior Incipit ⭐️ Quello che sto per raccontarvi, in parte è solo leggenda. Una di quelle leggende segrete, che serpeggia nei vicoli della città vecchia, custodita dagli anziani, canzonata dai giovani, sussurrata dai bambini. È...