Milano
10 agosto 2020
Ore 9,00Francesca entrò nella libreria correndo a perdi fiato.
Sapeva che sullo scaffale centrale, quello più in vista di tutti, lo avrebbe trovato.
Erano mesi che i giornali e le televisioni parlavano della sua imminente uscita, e lei non aveva voluto ricevere la sua copia in anteprima come più volte le era stato proposto.
Aveva letto le bozze, quelle sì.
In fin dei conti, lì dentro c'era la sua storia.
Ma aveva voluto godersi il brivido di vederlo troneggiare là, in mezzo alla folla.
Alla luce dei riflettori di tutto il mondo, così come meritava di essere.
La seconda porta a vetri si aprì con un sibilo, lasciando che l'aria condizionata le facesse dimenticate il caldo torrido dell'estate di Milano.
Era il 10 agosto.
Era giusto così.
La libreria già brulicava di persone che si accalcavano sul grande scaffale del centro.
E lei sapeva perché.
Tutti volevano quel libro.
Tutti cercavano quel libro.
E, di lì a poco, tutti si sarebbero vantati di aver letto quel libro.
La scoperta di un passato dimenticato dal mondo aveva generato un clamore tale da rendere la costa ligure metà di persone che giungevano da ogni parte del mondo. Non era più solo il suo mare cristallino ad attirare vacanzieri in ciabatte. Adesso storici, studiosi e complottisti si accalcavano sul litorale, in cerca di qualcosa di nuovo da scoprire.
Si fece strada tra la folla, ricevendo più di una gomitata assestata tra le costole.
Quando un uomo alto, dalla polo blu, che le stava in piedi davanti si scostò rivelando i libri ammassati, quasi le si mozzò il respiro.
Era dal 1995 che non provava un'emozione tanto forte.
Il piccolo volume, moltiplicato per un numero che Francesca non seppe quantificare, se ne stava in bella mostra sul leggio, in mezzo ad una catasta di suoi simili.
La copertina completamente nera, opaca, su cui un piccolo cerchio rosso, leggermente allungato e solcato da una croce bianca, riluceva alla luce artificiale dei grandi lampadari appesi al soffitto.
Fece un ultimo passo in avanti.
Allungò la mano. Afferrò il primo libro su cui si posarono le sue dita, poi lo strinse al petto e lo trascinò verso un anfratto più nascosto della enorme libreria del centro di Milano.
Fece un lungo sospiro, tentando invano di regolarizzare il battito del cuore.
Allentò la presa delle braccia.
Il libro cadde in avanti, con la sua scritta bianca che solcava lo stemma di Noli.La Quinta repubblica
Una città dimenticata dalla storia
di Massimo BottariLo lesse a voce alta, nel silenzio di una corsia dedicata ai libri di cucito.
Gli occhi le si riempirono di lacrime.
Con le mani che tremavano girò la copertina.
Sapeva cosa aspettarsi, perché conosceva Massimo. Conosceva il suo cuore.
E se in tutto quel tempo aveva creduto di essere pronta, aveva solo raccontato un mucchio di fandonie a se stessa.
Non si poteva essere pronti per la sua vita, non si poteva essere pronti per la sua storia e non si poteva essere pronti per il suo amore.
Aveva amato Massimo, con la stessa intensità, ogni giorno della sua vita, per venticinque lunghissimi anni.
Lo aveva amato il giorno in cui aveva sposato suo marito, il giorno in cui aveva saputo di essere incinta, il giorno in cui era nata sua figlia.
Lo aveva amato nelle notti di pioggia e nei giorni di sole.
Lo aveva amato sdraiata su una spiaggia dei Caraibi, o arrampicata in cima alla tour Eiffel.
Lo aveva amato qualche mese prima, quando aveva saputo che una nuova Monna Francesca, di lì a poco, sarebbe venuta al mondo.
Lo amava ogni 10 di agosto. E in quel giorno, se possibile, lo amava ancora di più.
Lo amava ogni notte, quando i suoi sogni magnanimi la riconducevano lassù, tra la boscaglia del sentiero del pellegrino, accasciata su un giaciglio di fortuna e stretta tra le sue braccia.
Quando la portavano in quella casa nascosta dai rami e dal custode, su un materasso coperto da lenzuola lavate di fresco.
Quando la portavano nella torre del Canto, con lui in piedi davanti al cavalletto, e con le sue stesse iridi che, per la prima volta dopo quasi un millennio, luccicavano sulla tela come se fossero state dipinte con la sostanza di cui è fatta l'acqua del mare.
Ma da quel giorno, quando lo aveva salutato su una passeggiata brulicante di gente venticinque anni prima, non lo aveva più rivisto.
La leggenda avrebbe dovuto continuare ad esistere.
Massimo avrebbe dovuto addestrare suo nipote, lei garantire la nascita di una nuova Monna Francesca.
Quello era il loro destino.
Due rami diversi, le cui foglie, un giorno, si sarebbero di nuovo intrecciate.
Si scrivevano, quello sì.
Si amavano sulla carta con un'intensità che, se Francesca non l'avesse vissuta per tutto quel tempo sulla sua pelle, avrebbe faticato a credere possibile.
Parlavano di storia, di leggende, di politica.
Ogni tanto, malgrado le riluttanze di Massimo, parlavano di sport, di musica, dell'ultimo film uscito al cinema.
Ma parlavano anche del tempo, dei figli, degli acciacchi dell'età.
Il giorno in cui il nuovo pittore era venuto al mondo ormai quindici anni prima, Massimo le aveva mandato una lettera, su cui aveva scritto semplicemente: Grazie per aver diviso il mio dolore. Per aver permesso alla leggenda di continuare ad esistere
Di lì a poco la piccola dama di Noli avrebbe rivelato la sua presenza nel mondo. E lei cosa avrebbe fatto?
Parlavano di tutto Francesca e Massimo. In quel modo segreto in cui si parlano le anime destinate ad amarsi per sempre.
Erano diventati vecchi insieme. O meglio, lei era diventata una donna e lui era diventato vecchio.
E mai, nemmeno per un solo istante, avevano smesso di amarsi da lontano.
Aspettava le sue lettere come si aspetta l'aria dopo un'immersione senza bombole di ossigeno, quando si sceglie di scendere un po' troppo a fondo e si fatica a risalire.
Non si erano mai sentiti al telefono.
Avevano rifuggito come la peste l'avvento delle videochiamate e di internet.
Avrebbe fatto troppo male.
Solo una volta Francesca aveva aperto un motore di ricerca e aveva digitato il suo nome.
Quando la foto del grande professor Bottari, rettore della blasonata università di storia di Genova, era apparsa sotto i suoi occhi, Francesca aveva chiuso il computer portatile di scatto.
Il suo cuore era andato in briciole, non appena aveva incontrato i suoi occhi marroni.
Era troppo uguale all'uomo che aveva salutato a Noli venticinque anni prima, senza mai smettere per un solo secondo di amarlo.
Un 10 di agosto di un anno ancora da scoprire, la nuova Monna Francesca e il nuovo pittore si sarebbero incontrati, avrebbero ricreato la magia che perpetuava, strisciando attraverso i secoli.
Chissà se quella bambina che di lì a poco sarebbe venuta al mondo, avrebbe dovuto vivere il suo stesso amore impossibile.
Non sapeva se augurarglielo o pregare che non accadesse.
Perché un amore come quello che lei aveva provato nella sua vita era qualcosa per cui, davvero, si poteva dire che valesse la pena vivere.
Ma era anche qualcosa che sapeva lacerare l'anima.
E forse era divenuto così grande, così inattaccabile, proprio perché era stato vissuto da lontano.
Francesca non sapeva dirlo con certezza.
Non avevano mai rivelato a nessuno della leggenda di Noli. E i Nolesi avevano continuato a mantenere il segreto. Lo facevano da quasi mille anni. Lo avrebbero fatto per sempre.
Massimo aveva semplicemente detto di aver trovato quelle carte, e di aver ricostruito una storia dimenticata.
La dama, il pittore e il custode sarebbero morti con loro, per poi essere resuscitati un giorno dai nuovi prescelti. Così doveva essere, e così sarebbe stato.
Solo la storia della città avrebbe invaso ogni anfratto del mondo, così come era stato scritto. Così come doveva essere.
Massimo aveva studiato i manoscritti con l'attenzione che gli era propria, aveva letto la mole infinita di documenti che la camera segreta gli aveva fornito. Aveva scoperto ogni più piccolo evento del passato della sua città, ed infine, dopo venticinque anni di studi, aveva regalato ai posteri il segreto custodito nelle viscere della terra sotto i piedi Noli.
Il mondo accademico parlava da quasi cinque anni delle scoperte di Massimo. Le teorie più inverosimili si erano sprecate e avevano invaso le pagine dei giornali, bramando l'uscita del libro che tutto il mondo attendeva fremente.
Quando una lettera di un notaio, alcune settimane prima, le aveva dato la notizia, una parte di lei era morta per sempre.
Massimo era stato portato via da un male incurabile.
Non aveva avuto il tempo di vedere il suo libro invadere le librerie di tutto il pianeta e di conquistare il cuore degli uomini.
Francesca lo sapeva da tempo. Massimo le scriveva ogni giorno, tenendola aggiornata sull'evolversi del mostro silenzioso che gli deturpava il sangue.
Poi un giorno, improvvisamente, non le aveva scritto più. E lei aveva capito.
Quella notte aveva pianto come non credeva si potesse piangere. Aveva urlato il suo dolore in una Milano asettica, coperta dall'oscurità.
E allora aveva chiuso gli occhi e, come sempre, era tornata a Noli. Era tornata tra le sue braccia.
Si poteva dire che entrambi avessero avuto due vite.
Una era quella alla luce del sole, quella piena di una quotidianità che nonostante tutto avevano imparato ad amare.
L'altra, quella segreta, che prendeva corpo ogni notte, sembrando così reale da far credere loro di vivere in due corpi, in due storie parallele.
Poteva sembrare assurdo. Ma a lei e a Massimo poche cose potevano sembrare assurde quanto la leggenda che avevano vissuto.
E adesso il suo ritratto giaceva laggiù, nelle viscere della terra, con i suoi occhi dipinti nuovamente sulla tela dopo mille anni.
Giaceva accanto a quello della nonna, della nonna, della nonna, della nonna di sua nonna.
L'una accanto all'altra. Due donne che avevano amato un uomo che non potevano amare.
Quando girò la copertina rigida e la pagina bianca le apparve sotto agli occhi, interrompendo il vortice impazzito dei suoi pensieri, smise di respirare.
Un sentimento mai sopito le si dibatteva tra le costole con una potenza che, neppure per un solo istante, era riuscita a dimenticare.
Lacrime sottili le rigarono le guance.
Riempì i polmoni con tutta l'aria che riuscì ad inalare, poi lesse.All'amore, quello vero. Quello che può durare per sempre.
Alla vita, che grazie a quell'amore è valsa la pena di vivere.
E a Francesca, la donna a cui nessuno riuscì a dipingere gli occhi.
Nessuno... tranne me.
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La donna a cui nessuno riuscì a dipingere gli occhi
Macera⭐️ WATTYS WINNER ⭐️ Miglior Incipit ⭐️ Quello che sto per raccontarvi, in parte è solo leggenda. Una di quelle leggende segrete, che serpeggia nei vicoli della città vecchia, custodita dagli anziani, canzonata dai giovani, sussurrata dai bambini. È...