Capitolo 11 - la via è aperta

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Noli
10 agosto 1995
Ore 11,30

Francesca sentiva le lacrime rigarle il viso, scenderle sul collo, infradiciarle la maglietta e perdersi sul seno.
Si sentiva impotente di fronte al dolore di una donna che praticamente le aveva fatto da madre, rendendosi conto tristemente di non averla mai conosciuta del tutto.
Ecco perché non era mai voluta tornare a Noli!
Il suo cuore era stato distrutto. L'uomo che amava era morto per difendere il suo ritratto e quelli delle sue ave.
E lei era scappata. Lontano dai ricordi, dal dolore, dalle immagini che le avevano impedito di respirare.
Poi, prima di morire, si era sentita in dovere di consegnarle la sua eredità. Non potevo aveva scritto nella lettera. Non poteva parlarle della leggenda di Noli, perché?
E così le aveva lasciato la casa, sperando che potesse incontrare Massimo e trovare la sue memorie, così che potesse proseguire la storia della Quinta repubblica.
Con la coda dell'occhio vedeva Massimo che la guardava immobile.
Sentiva la sua paura di parlare, di dire la cosa sbagliata. Così come sentiva tutta la sua incapacità di relazionarsi con il mondo, e soprattutto con il dolore.
Alzò lo sguardo e lo puntò nel suo.
«Adesso tocca a te scoprire la tua parte di storia!» gli disse sforzandosi di sorridere.
Massimo prese la lettera tra le dita, aveva le mani che tremavano leggermente.
«Ti dispiace se mi accendo il sigaro... contrariamente a quanto si pensa, immagino che sia l'unica cosa in grado di non farmi venire un infarto, in questo momento!».
Francesca si lasciò scappare una risata.
«Fai pure. Mi piace l'odore del tuo sigaro!» gli disse facendogli l'occhiolino.
«Come fai a conoscere l'odore del mio siga...» si interruppe, poi prese con due dita la camicia e la strattonò leggermente «Oh, certo! I vestiti!»
Francesca annuì con un sorriso, e senti le guance diventare improvvisamente rosse.
Osservò Massimo estrarre dai pantaloni una scatolina d'argento, aprirla, tirare fuori con attenzione il mozzicone già iniziato di un grosso toscano.
Poi vide un accendino, comparso magicamente nella sua mano, accendersi nella luce fioca della stanza che odorava di muffa.
Diede una lunga boccata che sembrò rilassargli le spalle, prima di farsi rigirare ancora un istante la lettera tra le dita e di aprirla con un strappo secco sul bordo laterale.
«La leggo a voce alta. Può sembrarti assurdo ma mi sembra di rendere un po' più reale questa follia!» disse con un sorriso tirato.
Francesca sorrise di rimando.
Quell'uomo le piaceva. Le piacevano la sua cultura, la sua educazione d'altri tempi, la sua passione per quella storia assurda e la sua testardaggine nel cercare la verità.
Lo osservò seduto sulla sedia davanti a lei, con la camicia azzurra dalle maniche arrotolate fino al gomito, con i suoi capelli brizzolati, con la sua barba appena accennata.
Osservò le sue mani, così abituate a gesticolare dando spiegazioni, così incerte in quel momento, mentre si passavano l'un l'altra un mozzicone di sigaro custodito da qualche tempo.
Massimo la guardò ancora un istante negli occhi, rispondendo nuovamente al suo sorriso.
Poi lasciò scivolare lo sguardo sulla carta, e lesse la sua verità.

Caro Massimo,
Se sei arrivato fin qui è perché hai trovato la tua Francesca.
Molti anni fa chiesi alla mia di nascondere questa lettera insieme a quella per sua nipote.
Vorrai perdonarmi se nel mio precedente scritto ti avevo lasciato solo indizi appena accennati, che potevano sembrare i deliri di un pazzo. Ma il nostro segreto è troppo prezioso perché possa finire in mani sbagliate. E le tue mani, al tempo in cui ho dovuto salutare questo mondo, erano troppo piccole per affidare loro un compito così grande.
La Francesca che hai davanti avrà ormai conosciuto la sua parte di storia, quella che da qui in poi diventa la vostra.
Ti chiedo di perdonarmi anticipatamente per la caccia al tesoro che sto per costringerti a fare, ma davvero, la vita e gli eventi mi hanno insegnato che la prudenza non è mai troppa, quando si parla del mistero di Noli, e svelarti tutto in una lettera sola renderebbe le cose troppo semplici a chiunque dovesse intercettare i miei scritti senza avere diritto di farlo.
Probabilmente crescendo, per tante volte, mi avrai sentito definire "il vecchio pittore pazzo", ed effettivamente è quello che sono stato, Massimo.
Un vecchio pittore. Ma pazzo no. Anche se ho sempre dato volutamente tutta l'impressione di esserlo.
Solo noi pittori della repubblica dobbiamo sapere, Massimo. Solo noi, Monna Francesca e il custode della collina.
Siamo sempre in tre, ad ogni epoca.
Tre persone separate, tre vite separate, messe a conoscenza del segreto, così che questo possa essere tramandato.
Nella mia vecchia lettera ti ho detto di guardarti le spalle.
In questa voglio ribadirtelo, con ancora più fervore.
È da quando Noli divenne grande che in molti cercano ciò che in lei è nascosto. Durante i secoli, arabi, principi, dogi, podestà, storici e mercenari hanno cercato di strappare a Noli il suo tesoro più grande. Senza mai riuscirci.
Perché i Nolesi, ragazzo mio, saranno anche un vecchio popolo di liguri burberi, ma sanno tenere i segreti meglio di chiunque altro al mondo.
E se tutti i vecchi di Noli hanno sentito parlare della leggenda, solo in tre ad ogni epoca ne conoscono la vera storia.
Tu sei uno dei tre. Sei il pittore della repubblica. E insieme alle chiavi della torre, insieme all'arte nascosta nelle tue mani, tu hai anche il diritto e il dovere di conoscere il segreto e di tramandarlo ai posteri.
Un giorno, quando i tempi saranno maturi, tutti conosceranno la nostra gloria. Ma non mi è stato concesso il lusso di vivere quel tempo. Forse toccherà a te, forse no... solo gli avvenimenti potranno dirlo.
Adesso penserai che anche questa lettera sia piena di concetti deliranti e di frasi senza senso. E invece no!
Di qui comincia il tuo cammino, Massimo.
Il tuo cammino per trovare il più grande tesoro di Noli, là, dove fu nascosto moltissimi anni or sono.
Devi arrivare al sentiero, Massimo. La via è aperta. Trovala!
È nascosta tra la boscaglia, resa invisibile da tempo e dall'abilità del custode.
Dietro San Paragorio comincia il cammino.
Il vecchio sentiero del pellegrino è ancora percorribile, se saprai riconoscerlo.
San Lazzaro ti attende. Il vecchio lazzaretto della vecchia repubblica non è altro che un ammasso di pietre, adesso, ma lo riconoscerai. Nella vecchia abside troverai le risposte.
Guarda i disegni, Massimo.
E segui il tuo cuore.
Segui la tua Francesca.
Lei ti porterà dove dovrete andare.
In qualche modo le è stato tramandato il sapere.
Dio benedica la dama, benedica il pittore, Benedica la Quinta repubblica!
Con affetto
Carlo, il pittore

Massimo sollevò gli occhi dalla lettera, puntandolo in quelli di Francesca.
«Quindi adesso dobbiamo trovare la via! La via che è aperta...» sussurrò più a se stesso che a lei.
«Sì, mi sembra chiaro. Così come mi sembra chiaro che effettivamente dobbiamo fare attenzione. Qualcuno è interessato quanto noi a trovare quello che stiamo cercando.» gli rispose Francesca.
Qualcuno li spiava, qualcuno li seguiva. E dalle parole di Carlo sembrava anche che fosse qualcuno disposto a tutto pur di mettere le mani sul tesoro di Noli.
Eppure improvvisamente lei aveva smesso di tremare. E le sembrava di non essersi mai sentita tanto forte in vita sua.
«Hai paura?» le chiese Massimo, allungando una mano nella sua direzione, per poi ritrarla immediatamente.
«No!»
«D'accordo, allora andiamo!» disse alzandosi dalla sedia.
«Ok, ma dove? Io non ho capito niente!» le sembrava tutto così confuso.
«A San Paragorio. Se il cammino parte da dietro la chiesa, noi lo troveremo!»
Finalmente trovò il coraggio di prenderle la mano e Francesca si sentì improvvisamente euforica.
Certo, c'erano il mistero, la storia, il fascino della scoperta a farle battere il cuore come mai in vita sua... Ma c'era anche Massimo che le stava in piedi davanti.

La donna a cui nessuno riuscì a dipingere gli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora