Capitolo 18 - il mare e la roccia

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Sentiero del pellegrino
11 agosto 1995
Ore 7,30

Quell'uomo le piaceva. Le piaceva più di quanto non fosse disposta ad ammettere a se stessa.
Le piaceva sentirlo parlare, guardarlo ridere. Le piaceva semplicemente averlo vicino.
E le piaceva il suo odore di detersivo e sigaro, le piacevano le sue mani.
Si dava mentalmente della stupida, mentre camminavano tra la boscaglia su un sentiero che si snodava sotto i loro piedi e che li stava conducendo verso chissà dove.
Quella notte era rimasta immobile, mentre aveva sentito le sue braccia avvolgerla piano, difendendola dal freddo.
Era stata immobile perché temeva che anche un solo, impercettibile movimento, avrebbe potuto fargli venire il sospetto che non fosse profondamente addormentata, facendolo tornare sui suoi passi. Lontano da lei.
Non aveva dormito perché, anche se provava in ogni modo a non darlo a vedere, aveva paura. Qualcuno li seguiva nell'ombra. Qualcuno che si era rivelato reale nelle lettere di sua nonna e di Carlo.
Qualcuno che cercava il segreto da più tempo di quello concesso alla vita degli uomini.
Così era solo rimasta ferma, a bearsi del calore del suo corpo.
E le era sembrata la notte più bella della sua vita.
E adesso camminavano uno accanto all'altra. Ogni tanto si scambiavano una battuta, ogni tanto un sorriso, ogni tanto, addirittura, si sfioravano la mano con la scusa di aiutarsi a vicenda a superare un'insidia del terreno.
La strada faceva curve continue tra la boscaglia, come se avesse voluto farli ubriacare di deviazioni, perdendo il contatto con la realtà e immergendoli dentro un segreto nascosto al resto del mondo.
Camminavano ormai da ore. Loro, gli alberi fitti come le maglie fatte da un uncinetto, le foglie, le lucertole e gli uccelli. Nient'altro.
Quando superarono l'ennesima curva, di colpo, il mare entrò loro negli occhi con una violenza resa quasi insopportabile dall'assenza di luce di cui erano stati vittime dal sorgere del sole.
«Guarda laggiù, Francesca!» disse Massimo indicandole la macchia rotonda di un blu accecante che si parlava loro davanti.
«È il mare, ma sembra visto da un oblò a forma di mezzaluna. Come diavolo è possibile?» Francesca sentiva il suo stesso sguardo pieno di curiosità, mentre strizzava gli occhi, cercando di osservare meglio la strana apertura nella roccia in lontananza.
«Non lo so, avviciniamoci!» Massimo colse al volo la scusa per prenderle la mano.
Accelerarono il passo. In pochi minuti raggiunsero quella che sembrava una grotta scavata a circa duecento metri sopra al livello del mare, con apertura sia dal lato della collina che da quello della costa.
Uno spettacolo che Francesca non aveva mai visto in vita sua.
Si avvicinarono ancora. Un piccolo buco scavato naturalmente nella roccia sembrava consentire l'accesso a quella strana espressione della natura.
Massimo non si fece pregare e si calò nell'apertura che conduceva alla grande grotta. Francesca sentì un piccolo tonfo, traditore dei suoi piedi che atterravano sulla roccia sottostante.
«Vieni, non ci sono pericoli. Qui dentro è uno spettacolo!» disse, tendendo le mani verso di lei per aiutarla a scendere.
Francesca si sporse, lascio che il suo peso si accasciasse per un attimo tra le braccia di Massimo, prima di sentirsi posare con delicatezza a terra, proprio accanto a lui.
Poi si guardò intorno e la bocca le si spalancò per la meraviglia.
La grotta era immensa, con un piccolo corridoio a strapiombo sulla scogliera, dal quale si poteva notare il grande arco che si affacciava sul mare.
«Fai attenzione a dove cammini. Se scivoli giù di qui mi toccherà tornarmene a Noli con le pive nel sacco ed essere additato come l'unico pittore dopo quasi mille anni ad aver fatto ruzzolare giù da un dirupo la sua monna Francesca!» lo disse stringendole saldamente la mano.
Era uno spettacolo difficilmente descrivibile.
Solo esserci immersi dentro poteva far capire l'emozione di trovarsi al cospetto di qualcosa di meraviglioso.
«Chi diavolo può aver scavato una grotta quassù? Qui dove c'è il corridoio sarebbe stato possibile, ma laggiù» Massimo indico il punto in cui la volta della grotta stava sospesa sull'acqua. «Nessuno può esserci riuscito...»
«Qualcuno sì!» affermò Francesca osservandolo con un sorriso.
Lui si voltò a guardarla, per un attimo le parve di averlo colto in fallo. Le sembrò addirittura di vedere gli ingranaggi del suo cervello muoversi convulsamente, alla ricerca di una qualche conoscenza dimenticata.
Poi si arrese.
«E chi può avere fatto una cosa del genere?» chiese rassegnato.
«Il mare!» rise Francesca. «Sulla conoscenza della storia nulla da obiettare, professor Bottari, ma sulla geologia la vedo un po' carente...»
Massimo spalancò la bocca. Sembrava che avesse ripreso a respirare, trovando una spiegazione plausibile alla meraviglia della natura nella quale era immerso dalla testa ai piedi.
«Maledizione, hai ragione! La roccia deve essere stata erosa dalle onde migliaia e migliaia di anni fa!»
«Già...»
«Wow! Cazzo è uno spettacolo a cui è difficile credere!»
Francesca non poteva fare altro che roteare la testa, facendosi riempire le palpebre di splendore.
Fu in quel momento che, improvvisamente, con la coda dell'occhio, vide un movimento all'imbocco della grotta. Si girò di scatto.
Non era possibile!
Sentì il pianto spingerle nella gola, cominciando a tremare di terrore.
«Massimo...» disse con la voce rotta dalla paura, tirandogli in modo isterico la manica della camicia. «Il vecchio con il cappello che mi seguiva nelle strade di Noli è qui!»
Lui si voltò senza esitare. Lo vide.
Con un gesto rapido portò Francesca dietro alle sue spalle, proteggendola con il braccio.
L'uomo fece un passo nella loro direzione, poi ne fece un altro.
Si avvicinava, mentre Francesca sentiva i muscoli di Massimo contrarsi sotto la stoffa della camicia, in quell'istinto animale che l'uomo non era riuscito a togliersi di dosso malgrado l'evoluzione.
Lei aveva così paura da faticare a respirare. Sentiva lo stomaco tremare e una nausea improvvisa invaderle la bocca, facendole girare la testa.
Il vecchio con il cappello enorme fece un altro passo. Si parò loro davanti, guardandoli come si guarda una preda.
Poi inaspettatamente sorrise e Francesca, se possibile, ebbe ancora più paura.

La donna a cui nessuno riuscì a dipingere gli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora