Capitolo 13 - la caccia

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Noli
10 agosto 1995
Ore 13,30

Come diavolo aveva fatto a farseli scappare?
Un idiota. Ecco cos'era. Un idiota!
Lo avevano colto di sorpresa, con uno scatto di corsa che lo aveva tramortito.
Si erano confusi tra la folla, avevano svoltato un angolo dopo l'altro e alla fine erano spariti chissà dove.
E, oltretutto, adesso sapevano di essere seguiti.
Non sarebbe più stato così semplice strisciare nell'ombra alle spalle di quella ragazza.
E quell'uomo? Chi era quell'uomo?
All'inizio pensava che fosse un suo conoscente, un suo amante, un qualcuno che, chissà come e perché, la donna conosceva.
Ma adesso aveva la certezza che fosse coinvolto anche lui nel segreto di Noli.
E se fosse stato quel pittore di cui aveva sentito alcuni strascichi di conversazione da quei due vecchi sulla piazza?
Questo rendeva tutto ancora più tangibile, ancora più stimolante.
E adesso se li era fatti scappare. Li aveva messi in allerta.
Maledetto, stupido idiota!
Hans Schmidt si era sempre considerato un attento osservatore. Uno capace di leggere le intenzioni degli uomini. Eppure quella volta era stato così accecato dalla sua voglia di arrivare a quel dannato tesoro, da aver abbassato le antenne e da essersi lasciato scoprire.
Adesso si ritrovava senza una traccia da seguire.
Aveva cercato nella vecchia chiesa. L'unico edificio degno di nota nelle vicinanze, ma niente. Allora era rientrato in città.
In fin dei conti, in un modo o nell'altro, lì avrebbero dovuto tornare.
Poi alzò lo sguardo, anelando da lontano la comodità della sua stanza. Era sveglio da poco più di otto ore e già si sentiva esausto.
Fu allora che lo vide. Monte Ursino.
Come aveva fatto a non pensarci?
Prima o poi sarebbero tornati lassù.
Di lì tutto era cominciato e, ne era sicuro, lì sarebbe anche tutto finito.
Il telefono portatile gli suonò nella borsa che portava a tracolla.
Un altro piccolo incubo a cui doveva sottostare per continuare a godere della protezione di Ignazio Appiano.
Ancora non capiva come diavolo facesse la gente a definirlo "portatile", visto che consisteva in un parallelepipedo di quasi un chilo che praticamente gli occupava tutta la borsa.
«Signor Appiano, buongiorno!"
«Ha qualche novità per me, questa mattina, Hans?» la voce dal forte accento ligure gracchiò dall'altro lato dello stramaledetto apparecchio.
«Ancora nulla di certo, ma sto seguendo una nuova pista. Forse ho trovato qualcuno disposto a raccontarci qualcosa.» -magari con una corda intorno al collo e una pistola puntata alla tempia- pensò, mentre si sforzava di trovare la voce più suadente di cui era capace.
«Molto bene, Hans! Molto bene. Mi comunichi qualsiasi cosa, anche quella che le sembrerà più banale. Sono assetato di conoscenza. La storia di Noli mi affascina da sempre, come le ho già detto tante volte, per me è sempre stato impossibile trovare qualcuno disposto a parlare. Mi auguro che lei possa avere più fortuna!»
«Ne stia certo, signor Appiano... Le auguro buona giornata!»
«Buona giornata anche a lei, Hans!»
Quel dannato vecchio pazzo e la sua passione malata per la storia lo stavano lentamente facendo impazzire.
Con la sua cortesia nobile e i suoi modi da gran signore.
Hans lo odiava con la stessa intensità con cui gli era grato. Uno strano sentimento che non riusciva a definire a parole.
Ma in quel momento non aveva tempo da perdere.
Avrebbe comprato acqua e cibo in paese, si sarebbe procacciato una coperta e sarebbe salito a Monte Ursino. Non doveva darsi troppo la pena di cercare. Si sarebbe appostato lì, in attesa. Prima o poi, sarebbe stata la donna a venire da lui.

La donna a cui nessuno riuscì a dipingere gli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora