Chiamatemi Anna [SESTA STAGIONE]

Sometimes imagining is even worse than living.

Canzone per il capitolo: Train Wreck, by James Arthur. Sono letteralmente in fissa con questa canzone e penso sia perfetta. Mi dispiace solo che l'unica traduzione trovata non fosse molto fedele al testo originale, ma non fa niente.

Come sempre, passate dallo spazio autrice!

Mi dispiace davvero tanto che il capitolo precedente abbia avuto effetti devastanti😂, ma state tranquilli, dopo questo brutto periodo Anna e Gilbert torneranno più uniti di prima❤️. Prima di lasciarvi alla lettura, sappiate che questo capitolo è come se fosse una prima parte di un capitolo moooolto più lungo. Avrei voluto far finire tutta la sofferenza in questo ma avrei dovuto scrivere 300000 parole e non avevo il tempo...e in questo modo c'è anche la suspense! Tranquilli che nel prossimo si risolverà tutto e torneremo alla normalità del romanticismo e degli Shirbert!

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Passarono due settimane. Due settimane in cui niente, assolutamente niente, cambiò. Tutti erano convinti che col passare dei giorni, con l'amore della sua famiglia, con i tentativi di Gilbert di sistemare tutto, ogni cosa sarebbe tornata a posto...ma non fu affatto così.

Marilla Cuthbert guardava ogni giorno negli occhi di sua figlia e vedeva un'altra persona, un'estranea, una ragazza che aveva ben poco a che fare con la sua Anna dai capelli rossi.

Persino i suoi capelli sembravano aver perso il loro colore acceso e infuocato, apparivano di uno scuro castano ramato che Anna aveva desiderato per molto tempo, ma che adesso odiava, proprio come la sua immagine riflessa allo specchio.

Sia Marilla che Gilbert avevano parlato molto con Leslie, che aveva spiegato loro come quello di Anna fosse un trauma bello e buono. Aveva perso la sua vitalità, non sopportava niente di ciò che aveva intorno e odiava, più di ogni altra cosa, se stessa.

Continuava a ripetersi che avrebbe dovuto essere più forte, che avrebbe dovuto impegnarsi di più...ma cosa poteva fare ormai? Era tutto finito ancor prima di cominciare.

E in quanto a suo marito, la rabbia che provava nei suoi confronti non era paragonabile a niente, o forse era solo tristezza? Sta di fatto che non riusciva più a guardare Gilbert in faccia, non riusciva a sopportare il suo tocco e scoppiava in lacrime solo ascoltando la sua voce, che non faceva altro che ricordarle i momenti in cui l'oscurità era calata su di lei quella orribile notte.

Leslie continuava a dire fosse normale, che le sarebbe passato, ma non passava proprio niente. Anna si rifiutava di alzarsi dal letto, di uscire in giardino, di scendere in città per paura degli sguardi della gente. Ogni cosa in quella casa, in quella baia, le ricordava Joyce e tutti i momenti felici che aveva trascorso con Gilbert nell'attesa che la loro famiglia si sarebbe allargata.

"È una giornata bellissima oggi!" Sorrise Jessy aprendo le tende della camera da letto, facendole chiudere gli occhi per colpa di quella luce così forte e intensa "È il giorno perfetto per andare un po' in spiaggia a ballare, che ne dici?" Disse emozionata

"Non mi va di uscire, Jess..."

"E cosa avresti intenzione di fare qui dentro tutto il giorno? Anna, stai cadendo malata, non sei più tu."

"Sono sempre io invece, semplicemente mi sono svegliata da quel ridicolo mondo immaginario in cui vivevo."

"Non era ridicolo! Ed era decisamente più piacevole...so che stai soffrendo, ma devi essere forte. Sei la persona più forte che io conosca, insomma! Eri tu stessa a ripetermi sempre che l'unica persona capace di rendermi infelice fossi io! Vale anche per te."

"Dimentica ciò che ho detto, allora. Se fossi stata forte come dici, a quest'ora lei sarebbe tra le mie braccia..."

"Non è stata colpa tua! E da quello che ha detto Gilbert sei stata fin troppo forte. Saresti potuta morire, lasciando un vuoto incolmabile a tutti quelli che ti vogliono bene: a tuo marito, a Marilla e Rachel, ai tuoi amici, a me..."