27. ⚡

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Era arrivato quel famoso giorno.
Un giorno così inutile per le persone normali, ma per Eren non lo era.
Per Eren quel giorno gli avrebbe rovinato la sua vita. Ovvero lei.
Avrebbe rovinato e distrutto tutto in pochissime e semplicissime parole.
Parole che potevano causarti una ferita fatale dritta al petto.
Lui non era pronto a farlo.
Non poteva abbandonarla.
Non avrebbe voluto lasciarla.
Non voleva trascorrere il suo tempo con una persona che non avrebbe mai amato in vita sua.
Il giorno precedente aveva completamente ignorato Cheryl; voleva evitare di scriverle e di pensare a lei, soprattutto la giornata prima oppure in quel giorno.
Ovviamente non voleva dimenticarla, ma voleva fuggire dal suo sguardo, così magnetico da fargli dire la verità crudele ed amara.
Avrebbe voluto scansare il suo sorriso così grazioso e spledente per poi vederlo, il giorno dopo, spento e dolente.
Gli avrebbe fatto soffrir di più: già doveva dirle tutte quelle menzogne, ma vedere il suo sorriso magnifico trasformarsi in un pianto era la cosa più brutta che lui potesse odiare.

La sveglia iniziò a suonare e lui, con malavoglia, si alzò lentamente dal letto per andar direttamente in bagno.
Si sciaquò la faccia per rimaner sveglio e si lavò i denti mantendo la velocità di prima.
Successivamente ritornò in camera sua per prendersi qualcosa da mettere.
Prese una felpa nera e dei pantaloni grigi e sotto dei calzini.
In quel giorno saltò anche la scuola, come fece venerdì.
Volle in tutti i modi di evitare Cheryl, tanto che la ragazza gli mandò vari messaggi essendo preoccupata per il suo fidanzato.
Di solito lui, o viceversa, l'avvisava quando non si sentiva bene e non doveva andare a scuola.
Ma quella volta non lo fece e non rispose neanche ai suoi sms.
Stessa cosa con i suoi migliori amici, anche loro preoccupati.
Non accese il telefono per ben 24 ore.
Una giornata intera.
Lo prendeva in mano solo per vedere l'orario oppure per giocare a qualche gioco.
Ma non osò ad aprire quella maledetta applicazione.
Finì di indossare la maglietta finché non sentì la notifica del suo cellulare.
Si avvicinò verso il comodino per afferrare il telefono e, accedendolo, vide di chi era il messaggio.
"Ehy. Perché non mi rispondi? È successo qualcosa? Ti prego rispondimi."

Ovviamente veniva da Cheryl, essendo ancora in ansia per Eren.
Cosa avrebbe dovuto dirle?
Non voleva risponderle perché doveva assolutamente evitarla.
Però comunque dovevano parlare.
Quindi sbloccò il telefono e, dopo tanto tempo, andò sull'app e visualizzò l'sms.
"Ehy, scusami tanto ma ieri non mi sentivo bene e quindi non ti ho avvisato"
Sapeva che era troppo sdolcinato ma non riusciva a rimaner freddo con lei.
La ragazza gli rispose subito dicendogli che non si doveva assolutamente preoccupare però che la prossima volta doveva stare più attento.

La prossima volta...
Ci sarà veramente una "prossima volta" ?
Eren lo sperava, nonostante quello che stava per fare in quella sera.
Infine, il castano domandò alla ragazza se potevano incontrarsi al loro solito posto di sera, ricevendo come risposta un "certamente".
Akira e Jean avevano prestabilito che si sarebbe visti lì e, poco dopo, sarebbe apparsa la prima.
Loro due erano pronti, ma lui non lo era. Né fisicamente e né psicologicamente.

Trascinò la schiena sul muro per poi cadre sul pavimento.
Portò le sue ginocchia al petto e la sua testa si appoggiò sulle prime.
Iniziarono a calare lacrime calde sul suo viso per liberare tutto il suo dolore.
Se adesso si sentiva così, come si sarebbe sentito più tardi?
Forse si sarebbe paragonato ad uno stronzo, oppure ad un bastardo.
Si sarebbe chiamato in tutti i modi, perché non gli fregava un bel niente.
Aveva sempre nominato un ragazzo "stronzo" quando feriva i sentimenti di una ragazza o il contrario.
Quindi perché lui non poteva definirsi così?

Riguardo al suo stato, i suoi capeli erano completamente scombinati e venivano stretti dalla sua mano, a causa del dolore.
I suoi occhi, così vivi e così belli, erano spenti e rossi per i pianti.
Era da solo a casa, nessuno poteva sentirlo urlare oppure piangere.
Non poteva chiamare nessuno perché non poteva.
Il "codardo" era rimasto da solo.
L'unico rifiugio era Cheryl. Solo nelle sue braccie si sentiva amato, protetto.
Cosa che non avrebbe mai provato con Akira.
I suoi abbracci valevano zero rispetto ai suoi.
Ma non poteva stare con lei.
Non doveva assolutamente mostrare segni di affetto verso i suoi confronti.
Anche se avrebbe voluto farlo a tutti i costi, senza mai fermarsi.

𝔓𝔢𝔯𝔠𝔥𝔢́ 𝔭𝔯𝔬𝔭𝔯𝔦𝔬 𝔱𝔲? ᴇʀᴇɴxᴏᴄ (1 ʟɪʙʀᴏ)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora