24.🦋

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Appena sentii la parola "papà", mi venne la pella d'oca.
Eren mi aveva avvisato riguardo all'assenza del padre, ma solo la notte.
In quel momento mi sentivo parecchio in imbarazzo, immaginate se ci avrebbe trovati direttamente ancora nel letto nudi.

Il padre del castano entrò e posò la sua valigetta davanti alla porta d'ingresso.
Ricambiò il saluto del figlio, finché non notò la mia presenza.
Aveva degli occhi color vedere scuro, dei capelli castani un pó lunghi e degli occhiali da vista.
Era piuttosto confuso appena mi vide, anche perché non ci eravamo mai presentati.
Decisi di fare il primo passo avvicinandomi a lui e salutarlo.
Ma a quanto pare mi precedette, allungando la mano verso di me.
'Buongiorno, io sono il padre di Eren, Grisha. Tu invece?'
Stavo per rispondergli per dire il mio nome, ma venni interrotta dal figlio: 'Papà, lei è Cheryl. La mia fidanzata.'
Entrambi eravamo rimasti sorpresi, soprattutto la sottoscritta.
Aveva veramente detto "la mia fidanzata"?
Soprattutto il "mia" mi fece arrossire ancora di più del dovuto, tanto è che guardai verso il basso trovando più interessanti le mie mani.

'È un piacere conoscerti, Cheryl.' riprese Grisha porgendo la mano in avanti per stringerla, e così feci.
Intanto, il mio viso era ancora rosso come un pomodoro mentre Eren ridacchiava per la mia espressione.
Volevo ammazzarlo in quel momento, ma lo avrei anche riempito di baci per quello che aveva detto prima.
Be', c'era d'aspettarsi una cosa del genere, ma mi aveva preso alla sprovvista.
Poco dopo, io ed Eren ci dirigemmo in cucina quando suo padre ci chiamò.
'Cheryl, per caso vuoi rimanere da noi?' mi chiese il più anziano.
A dire la verità, dovevo ritornare in fretta a casa prima che Levi ritornasse.
Però il castano mi stava constrigendo, con quei suoi soliti occhioni e dicendo la "sua formuletta magica": 'Eddaii, restaa'
Non sapevo definere se in quegli istanti era un bambino di cinque anni o un ragazzo di sedici anni.
Questo non riuscivo mai a spiegarmelo, davvero.
Alla fine mi arresi, ricevendo come risposta un bacio sulla fronte, anche se eravamo davanti a suo padre.
Ovviamente, a lui non diede particolarmente fastidio e ritornò ai fornelli.
Pensai che per il padre era piuttosto difficile mantenere il figlio, essendo da solo.
Stessa cosa valeva per mio fratello, che, oramai, era diventato il mio tutore.

'Allora, glielo hai detto?' mi chiese Eren, riguardo a Levi, mentre ero immersa nei miei pensieri.
Risposi di sì e di averlo avvisato poco fa, ovviamente dicendogli che stavo a casa di Mikasa.
Eravamo entrambi nella sua stanza per avere un pó di privacy.
Anche se mi sentivo molto a disagio per quello che aveva detto prima a suo padre.
Infatti il castano notò il mio imbarazzo e decise di spezzare il ghiaccio: 'Sei ancora sorpresa perché ti ho chiamata "fidanzata"?'
Io, senza dire niente, annuii continuando a guardare il basso per non far vedere il rossore.
Dopo pochi secondi, Eren iniziò a ridire ed io spostai lo sguardo verso di lui, ancora confusa.
'Perché ridi?' chiesi infastidita.
Continuò a ridire per un altro pó, decisi di non interromperlo per non perdermi quel suo fantastico sorriso.
Anche se ero arrabbiata con lui, quel maledetto sorriso mi faceva stare bene, tanto che non volevo rovinare quel meraviglioso momento.
Finché non si fermò lui, riniziando a parlare.
'Cheryl, ti amo, lo sai?'
Ero rimasta immobile alla sua domanda.
Certo che lo sapevo, ma due "ti amo" in una sola giornata mi fecero perdere un battito.
Annuii nuovamente, senza aprir bocca.
'Bene, e allora se ti amo, perché non posso chiamarti la mia fidanzata?' mi chiese inarcando le sopracciglia ma mantendo il sorriso di prima.
Dopo tutto, aveva ragione.
Ormai eravamo ufficialmente fidanzati, dopo quella notte.
Non volevo aspettare a chiamarlo "fidanzato", quindi perché ero rimasta sbalordita prima?
Adesso lui era il mio ragazzo ed io la sua, e niente poteva dire il contrario.

'Hai ragione, per una volta ogni tanto' dissi con un pizzico di ironia ricevendo il solletico da parte sua.
'Quindi, fidanzata, vogliamo scendere giù?' propose finendo di farmi il solletico.
'Certo, fidanzato' gli risposi stampandogli un bacio sulle labbra.
Tutte e due ci avviammo verso il piano di sotto, dove trovammo il padre di Eren parlare al telefono.
Mentre scendevo la scale, il castano mi fermò, con uno sguardo più serio di prima.
Mi fermai ed iniziai ad ascoltare la conversazione del padre al cellulare.
Credevo stesse parlando di lavoro o qualcos'altro, però Eren era piuttosto serio, quindi era davvero importante per lui.
Durante la discussione, Grisha alzò un pó di più la voce rispetto a prima, iniziando a litigare pesantemente.
Mi girai verso il figlio e, sfortunatamente, la sua espressione non era cambiata.
Anzi, questa volta era fra un misto di odio e delusione.
Ero così dispiaciuta per lui, pensai che queste situazioni le aveva vissute più di una volta, o se no non mi avrebbe fermato all'improvviso.
Gli presi la mano per accarezzarla e, anche se la sua faccia non era cambiata, ricambiò la carezza stringendola.
Era un momento così difficile per lui ed io non sapevo come aiutarlo.

'Cheryl, ritorniamo sopra.' disse alzandosi ed avviandosi verso camera sua.
Io, però, continuai a guardare il padre.
Questa volta il tono si era un pó abbassato, però la rabbia non se ne era ancora andata.
Decisi di alzarmi e di andare da Eren, per confortarlo.
Lo trovai seduto sul letto, in sovrappensierio per suo padre.
Mi avvicinai a lui e mi sedetti accanto a lui.
'Ehy, tutto ok?' sapevo che era una domanda stupida da fare, ma non sapevo che altro dirgli.
'Sisi, sono le solite litigate fra mio padre e il suo capo' disse facendo un finto sorrisetto.
Ok che amavo i suoi sorrisi, ma li preferivo pieni di sincerità e gioia, sicuramente non pieni di tristezza.
'Sai che me ne puoi parlare, vero?' gli dissi accarezzandogli la spalla.
Lui annuì lentamente per poi cominciare a spiegare.
'Da quando mia mamma non c'è, mio padre deve sempre fare i turni di notte, fin da quando ero piccolo.
Infatti rimanevo con Isabel ed i miei zii.
Poi sono diventato grande e quindi non avevo bisogno di rimanere in compagnia.
Però lo vedo solamente due volte a settimana, cioè nel weekend. Ma solamente la mattina, perché fa il turno di notte di sabato come tu già sai.' fece un lungo sospiro e continuò: 'In questi giorni mio padre sta avendo dei problemi con il suo capo e rischia il linceziamento.'
Quando finì di spiegare, lo avvolsi in un grande abbraccio.
Lo capivo perfettamente, soprattutto per la situazione in cui stava.
Volevo aiutarlo ma non sapevo come.
L' unica cosa che riuscivo a fare era coccolarlo finché si sarebbe sentito al sicuro.
Lo amavo e per nessuna ragione al mondo l'avrei fatto soffrire.
'Grazie..' sussurrò pian piano.

Andammo al piano inferiore quando Grisha ci chiamò per mangiare.
Era davvero bravo con la cucina.
Parlammo un pó del suo lavoro, della nostra relazione e varie altre cose.
Gli parlai della mia famiglia e di mio fratello e mi sembrò molto dispiaciuto a riguardo.
Era davvero un brav'uomo, si vedeva quanto si impegnasse per rendere felice il figlio.
Entrambi andavano d'accordo su tutto, anche se avevano comportamenti diversi: Grisha era molto tranquillo, parlava con un tono calmo verso di me ed Eren; quest'ultimo, invece, era davvero iperattivo certe volte anche nel suo modo di parlare.
Si vedeva che il castano non aveva preso per niente il carattere del papà.
Ma avevano un legame fortissimo.

'È stato un piacere conoscerla, signor Jeager' dissi prendendo il cappotto che indossai la sera prima e la busta del mio vestito.
Ebbene sì, dovevo uscire con i vestiti di Eren.
'Anche per me lo è stato, vienici a trovare al più presto' disse Grisha salutandomi.

Io ed Eren ci avviammo verso l'uscita per poi andare in macchina.
Dopo qualche minuto, arrivammo davanti a casa mia.
Lo salutai dandogli un bacio ed aprii la portiera finché Eren non mi fermò per il braccio.
Mi girai verso di lui per chiedergli cosa volesse e lui mi rispose: 'Domani mattina ti vengo a prendere io?'
Non sapevo per quale motivo, gli diedi un altro bacio e gli risposi di sì.
Dopo questo, uscii dall'automobile e andai ad aprire la porta.
Appena entrai, Eren mise in moto l'auto e se ne andò.
'Ciao Chery' sentii urlare dall'altra parte della casa e capii che era la voce di mio fratello.
'Ciao fratellone!' ricambiai mentre andai verso la sua direzione per dargli un bacio sulla fronte.
'Come sta la tua collega?' gli chiesi dopo che mi sedetti accanto a lui.
'Sta bene, per fortuna. Com' è andata da Mikasa?' mi chiese lui a sua volta.
'Benissimo!' mentii, anche se mi sentivo male a dirgli le bugie.
'E quei vestiti?' disse indicando i vestiti.
Mi dimenticai completamente di quest'ultimi, e non sapevo che scusa invetarmi.
'Ah questi? Sono di Mikasa, lo sai che lei è molto alta e quindi i suoi abiti mi vanno un pó larghi' dissi trovando, finalmente, la scusa perfetta.
Mikasa ed Eren avevano la stessa altezza, quindi potevo spacciare la sua felpa per la sua.
Dopo questo, Levi mi lasciò stare ed io corsi in cameria mia a fare i compiti e a cambiarmi.
Mentre mi tolsi la felpa di Eren, notai che i segni sul collo e sul corpo si vedevano ancora.
Per fortuna, coprii quelli sul collo con i capelli per non farli vedere al padre di Eren oppure, ancora peggio, a mio fratello.

Finii di studiare alle otto e cenai in fretta per andare direttamente a dormire presto.
Diedi la buonanotte a Levi e andai al piano superiore.
Prima di mettermi nel letto, raccontai tutti i dettagli alle mie amiche ricevendo come risposta: "Il bambino quando nascerà?" e varie altre cose.
Mi imboccai sotto le coperte cominciando ad addormentarmi, quando arrivò una notifica dal mio telefono.
Ancora un pó assonnata, presi il dispositivo e guardai il messaggio e di chi fosse.

-Buonanotte nanetta<3-

🍃spazio autrice🍃
Finalmente è arrivato il 24esimo capitolo!
Però, vi avverto, sarà l'ultimo capitolo "dolce" :)
Detto questo, ci vediamo alla prossima!💘

𝔓𝔢𝔯𝔠𝔥𝔢́ 𝔭𝔯𝔬𝔭𝔯𝔦𝔬 𝔱𝔲? ᴇʀᴇɴxᴏᴄ (1 ʟɪʙʀᴏ)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora