11. ༄

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Ero stesa sul mio letto a guardare il soffitto.
Dopo quello che era successo in quel giorno, non riuscivo a pensare ad altro oltre che ai suoi occhi.
Dannazione se erano stupendi.
Erano pieni di luce, felicità, calore.
Però lui sembrava che non volesse far vedere cosa c'era oltre quel campo gioioso.
Io riuscii a vederlo a tratti, per pochi istanti.
Mi sentivo male quando non riuscivo a vederlo per più tempo.

Alla fine mi accompagnò lui a casa, senza farsi notare da Levi.
Per fortuna non si accorse di niente, mi chiese solamente come fosse andata la giornata dalla mia "amica".
Non volevo mentirgli, ma non mi avrebbe mai fatto andare con Eren.
Quindi ho dovuto inventare delle scuse, sperando che lui ci cascasse.

"Speriamo che non lo scopra.."

Pov's Eren
Ritornai subito a casa dopo aver accompagnato la nanetta.
"Speriamo che il fratello non sospetti di niente.."
Ero seduto sul divano a guardare la TV.
Mio padre, come al solito, faceva il turno di notte e non lo vedevo molto spesso in casa.
Era troppo occupato con i suoi interventi che, quando ritornava a casa, non lo riconoscevo.
Infatti mi ero abituato a vivere da solo, però avrei voluto tanto passare del tempo in più con mio padre..
Molto spesso invitavo Armin a casa per non rimanere da solo, peccato che aveva un impegno e rifiutò l'invito.

"Potrei anche invitare quella nanetta"
Al suo pensiero, mi ricordai della giornata che passammo insieme.
Non le avevo ancora spiegato perché la portai con me al cimitero, e forse non ci sarei mai riuscito.
Non vorrei far il debole di cuore davanti a lei.
Anzi, lei era l'ultima persona al mondo che avrei voluto far vedere questa parte sofferente del sottoscritto.
Però, allo stesso tempo, avrei voluto sfogarmi con lei.
Desideravo piangere sulla sua spalla, piangere e liberare tutto il dolore che mi ero tenuto dentro.
Ma mi conoscevo fin troppo bene: non l'avrei mai fatto.
Come non l'avevo fatto con Armin, il mio migliore amico d'infanzia, altrettanto non lo farei con lei.
"Mica mi sto innamorando..?"
Una parte di me avrebbe risposto: "Ma neanche per sogno!"
L'altra invece, diceva tutto il contrario..
Ero confuso ed anche insicuro dei miei sentimenti.
Volevo che fosse semplicemente un'amica, ma, simultaneamente, sognavo di averla fra le mie braccia per tutto il tempo.
"Sono proprio un disastro" pensai mettendomi una mano sulla fronte.

Avevo la testa appoggiata al banco ignorando completamente la voce della prof intenta a svegliarmi.
Ormai rassegnata, ritornò a fare lezione.
I miei compagni mi guardavano divertiti, ma io li lasciai perdere.
Non mi fregava degli sguardi degli altri, avevo altro da pensare.
Peccato che, se cercavo a seguire la lezione, c'era sempre una sua immagine a farmi distrare ed io, sempre mantendo la testa abbassata, diventavo rosso in viso.
"Dio, quella ragazza mi manda in confusione" dissi fra me e me a bassa voce passandomi una mano fra i capelli.
Senza neanche accorgermene, Akira teneva lo sguardo fisso su di me.
Non era arrabbiata, era solo preoccupata.
Appena notai il suo volto, le feci segno che stavo bene e lei sorrise sollevata.
Aveva sempre voluto che io stessi bene, ma certe volte diventava stressante e non riuscivo a sopportarla.
Ma riusciva sempre a tirarmi su di morale.
La consideravo come una sorella, però ero alla conoscenza dei suoi sentimenti che provava verso di me, ma non si era mai dichiarata.
Era come un libro aperto ed era semplice capirla, stessa cosa valeva per quello che provavo verso i suoi confronti: semplicemente un'amica.
Magari fosse così anche con lei..
Non avrei mai voluto spezzarle il cuore, ma era più forte di me.
Per fortuna con lei riuscivo a capire che rapporto avevamo, ma con Cheryl no..

Le lezioni passarono molto velocemente, forse perché non diedi prestazioni ad esse.
Uscii dall'entrata e Akira mi prese il braccio.
Ormai questo gesto era ripetitivo, ma questa volte aveva fatto qualcosa di inaspettato.

Le sue labbra si sfiondarono sulle mie per creare un bacio delicato che io non ricambiai.
Avevamo gli sguardi di tutti gli studenti, ed io pregavo che lei non ci fosse, che non mi avesse visto.
Ma me li sentivo.
Quei suoi occhi color ghiaccio mi penetravano l'anima, anzi, mi lanciavano lance da dietro la schiena e farmi dissanguare.
Dopo alcuni secondi, staccai la sua presa e la allontanai.
Akira era sorpresa dal mio gesto, ma io non lo ero.
Ero solamente preoccupato per lei.
Quella che, poco fa, mi stava per far morire dissanguato.
Quella che sentivo le sue lacrime solcare sul suo viso lentamente e andandosene correndo.
"Voglio raggiungerla, ma non ho il coraggio."

Pov's Cheryl
"SONO DAVVERO UNA STUPIDA" questa frase rimbombava nella mia testa per tutto il tempo che correvo.
Ero immersa nei miei pensieri e, intanto, le mie gambe continuavano a correre senza una destinazione.
Quando vidi quella scena, le mie gambe iniziarono a muoversi da sole per poi farmi uscire dall'edificio.
Prima di andarmene sentii solo le voci di Mikasa e le mie amiche richiamarmi tante volte, ma io le ignorai.
Volevo rimanere da sola, non volevo farmi vedere in quelle condizioni da tutta la scuola.

Senza rendermene conto, arrivai al bar poco distante dall'istituto.
All'esterno del locale c'erano delle panchine e decisi di sedermi per riprendermi dalla corsa.
Intanto, mi portai le mani davanti alla faccia per non far sentire i singhiozzi dai clienti del bar e cominciai a piangere a dirotto.
Per fortuna la panchina era poco lontana dall'entrata del locale, quindi non molte persone riuscivano a sentirmi o forse facevano finta di non sentirmi.
Attorno a me, oramai, avevo un'aura negativa, piena di delusione e rimpianto.
Ero stata così stupida a credere che lui volesse far qualche passo in più.
Ma la mia testa viveva nel mondo dei sogni, quindi tutto ciò era impossibile.
Purtroppo non c'era il principe azzurro che ti salvava e ti conquistava il cuore.
Qua c'era lo stronzo di turno che te lo spezzava in mille pezzi e te lo sgretolava davanti ai tuoi occhi mentre ti vedeva piangere.
Così mi sentivo in quel momento.
Ma, per fortuna, qualcuno notò la mia aura piena di tristezza e dolore.
Pian piano si avvicinò a me sedendosi sulla panchina.
Appoggiò una sua mano dietro la mia schiena per poi accarezzarla lentamente.

'Cheryl, va tutto bene?'

Quella voce era di Jean..

Spazio autrice:
Scusate se il capitolo è più corto del solito ma vi prometto che il prossimo sarà lungo come le altre volte! ❤️
Grazie per aver letto questo nuovo capitolo e ci vediamo alla prossima!💞

𝔓𝔢𝔯𝔠𝔥𝔢́ 𝔭𝔯𝔬𝔭𝔯𝔦𝔬 𝔱𝔲? ᴇʀᴇɴxᴏᴄ (1 ʟɪʙʀᴏ)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora