Capitolo 32

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Alex

"Cristo, vorrei svegliarmi con questa visione ogni fottutissima mattina" la voce rauca e dolorante di Cosimo mi arrivò all'improvviso, facendomi scattare in piedi e girare verso di lui con gli occhi già pieni di lacrime "che succede?" chiese subito dopo facendo una smorfia di dolore mentre provava a mettersi seduto dopo essersi guardato un attimo intorno.

Cosimo

Un dolore forte al fianco mi fece fare una smorfia di dolore, quindi caddi nuovamente sdraiato stringendo i denti. Mi guardai un attimo intorno, mentre sentivo il suo sguardo su di me.

"Ricordi qualcosa di ciò che è successo?" mi chiese osservandomi attentamente e restando a qualche centimetro di distanza da me. Il mio cervello cominciò a rielaborare tutto e aggrottai le sopracciglia, quasi mi venne il mal di testa per le troppe cose che mi riaffiorarono man mano che ci pensavo.

"Merda, dove siamo?" chiesi a mia volta, evitando la domanda per ora. Mi guardai intorno non volevo davvero sapere la risposta.

"A casa di tua madre. Ti prego, io ero spaventata e.." cominciò a dire e sollevai una mano per farla fermare.

"Mia madre? Porca puttana" sbottai provando ancora a mettermi seduto, questa volta con successo. Guardai male il filo della flebo che mi impediva di muovermi come avrei voluto "non dovevi chiamarla, non c'era bisogno. Cosa cazzo ti è passato per la testa?" sibilai poggiando una mano sul fianco e alzandomi lentamente. Barcollai appena perché la testa mi girò all'improvviso e lei si precipitò subito accanto a me, ma alzai la mano per fermarla.

"Non dovresti alzarti, hai bisogno di riposo. Per favore, Cosimo" disse preoccupata indicandomi il letto. Strinsi i denti, era davvero difficile restare in piedi e non sentire dolore ma non volevo ammettere che avesse ragione.

"Cosa sa mia madre? Che le hai detto?" chiesi sollevandomi la t shirt per guardarmi la ferita, ma trovai un cerotto a coprirla.

"Io.." cominciò, ma qualcuno aprì la porta ed entrambi ci girammo a guardare chi fosse.

"So quello che c'è da sapere: che mio figlio è stato aggredito e poteva anche morire" mia madre incrociò le braccia e mi guardò male.

"Mamma" la salutai con un cenno.

"Perché te la prendi con Alessandra? Dovresti ringraziarla per tutto ciò che fa per te. E ora sdraiati immediatamente" disse indicando il letto, e solo perché stavo morendo dal dolore, sbuffai obbedendo "e ora, vuoi dirci cos'è successo o vuoi fare il testardo come tuo solito?" chiese.

"Credo che opterò per la seconda opzione" feci spallucce "sono cose di cui mi occuperò io" terminai non guardandole.

"Sei una persona famosa, la tua vita purtroppo non è privata e mezzo mondo sa cosa ti è successo. La polizia vuole parlare con te. E le persone che ti vogliono bene si sono preoccupate davvero per qualcosa che non vuoi nemmeno raccontare" mia madre parlò lentamente, scandendo ogni parola. Restai in silenzio serrando la mascella. Merda "sei esattamente come tuo padre" concluse andandosene via sbattendo la porta dietro di sé. Quelle parole mi ferirono più del dovuto, ma scacciai il pensiero afferrando il mio cellulare dal comodino.

"Hai davvero intenzione di non parlarmi?" mi chiese Alex mentre la sua voce si incrinava. Non la guardai, facendo finta di essere interessato solo alle troppe notifiche che stavano arrivando "va bene, ma devi sapere alcune cose" si avvicinò e si sedette alla punta del letto abbassando la testa "ti ho fatto portare via dall'ospedale perché qualcosa non andava" sollevai la testa e lei sorrise appena soddisfatta per aver attirato la mia attenzione "il dottore non mi permetteva di vederti e poi è venuto un poliziotto, lo stesso che.." annuì.

Hidden - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora