Capitolo 27

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Alex

Quando mi svegliai, lo lasciai dormire perché sapevo quanto fosse stanco dopo tutto ciò che aveva passato negli ultimi giorni. Ripensai alla notte prima, alla nostra discussione animata e il mio cuore cominciò a battere più forte perché finalmente aveva detto ciò che provava. Uscì lentamente dalla stanza, richiudendo piano la porta sperando di non svegliarlo. Preparai del caffè e mentre seduta al bancone sorseggiavo guardando le varie notifiche, il telefono mi vibrò in mano annunciandomi una chiamata da parte di mio padre. Chiusi per un attimo gli occhi e presi un respiro profondo.

"Pronto?" risposi facendomi coraggio.

"Sei tornata con lui?" grugnì arrabbiato e mi passai una mano tra i capelli, non pronta davvero per uscire fuori l'argomento.

"Buongiorno anche a te" feci una smorfia. Come faceva a sapere già tutto?

"Ha postato una foto alle due del mattino, ho riconosciuto casa tua sullo sfondo. Come tanti altri fans" disse sembrando quasi che mi leggesse nel pensiero. Merda, com'erano attenti ad ogni cosa "che ci fa a casa tua? Dopo tutto quello che ti ha fatto? Quando c'è di mezzo lui, non riesci a ragionare e diventi stupida" parlò a raffica e mi alzai cominciando a camminare avanti ed indietro in modo nervoso.

"Mi fai parlare o vuoi trarre le tue conclusioni senza ascoltarmi?" sbuffai sibilando. Non si era mai preoccupato per me, non era mai stato presente. Ma dopo quella notte, era cambiato un pochino. Sembrava tenerci, mi faceva persino esprimere le mie opinioni senza riderci su. Restò in silenzio ed annuì fiera di essere riuscita ancora a farlo tacere "bene. Come sai era in commissariato e, dopo due giorni lì dentro, lo hanno rilasciato in piena notte. Non sapeva dove stare e l'ho semplicemente invitato a casa mia" omisi che avessimo fatto sesso, litigato e dormito poi insieme.

"Non devi perdonarlo solo perché ti ha difeso da un pazzo maniaco. Oggi ti manderò un ragazzo che conosco benissimo, che diventerà la tua guardia del corp-" si interruppe quando feci un verso di disappunto.

"Non ho bisogno di una guardia del corpo, papà" guardai fuori dalla finestra il sole che splendeva sui cespugli del giardino "mi sembra esagerato" conclusi.

"Non lo è, dopo quello che ti è successo. Prima di rifiutare, almeno parlaci per capire se può essere una buona idea. Arriverà in mattinata, gli ho dato il tuo indirizzo. Richiamami quando le tue idee saranno più chiare" pensavo riattaccasse, ma restò in silenzio.

"Va bene" sospirai rassegnata.

"Alex?" richiamò la mia attenzione "quando una persona ti fa soffrire una volta, non smetterà mai di farlo. La gente come lui, non cambia" terminò chiudendo la chiamata. Osservai il telefono con le sopracciglia alzate, sapevo avrebbe chiuso la nostra conversazione avendo l'ultima parola. Restai un attimo seduta sul divano a riflettere su ciò che aveva detto. No, avevamo messo una pietra a tutto ciò che era prima. Era arrivato il momento di goderci la nostra relazione, senza intoppi e senza bugie. Sorrisi tra me, mentre mi rialzavo per sistemare un po' casa.
Dopo una bella doccia calda, uscì dal bagno con i capelli ancora umidi e con solo una maglia che copriva il mio corpo fasciato nel completo intimo. Entrai in camera e, dopo aver guardato sul display del cellulare l'ora, aprì la persiana facendo entrare luce.

"Sveglia raggio di sole" lo presi in giro girandomi verso il letto. Il suo verso di disappunto mi fece ridere, provò a coprirsi con il cuscino ma glielo sfilai velocemente dalla mano.

Hidden - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora