Capitolo 30

599 17 3
                                    

Alex

Mi girai quando la famosa porta finalmente si aprì. Un medico si abbassò la mascherina e mi guardò. Cercai di decifrare il suo sguardo, per prepararmi psicologicamente a qualsiasi cosa.

"Con chi devo parlare?" chiese. Mi indicai e mi avvicinai di più. L'ansia invase tutto il mio corpo e cominciai a tremare di paura.

"Bene. Il paziente, purtroppo, è arrivato già in condizioni critiche" parlò lentamente guardando le due persone al mio fianco ed infine posando il suo sguardo su di me "abbiamo provato a fare tutto il possibile, cercando di fare in modo che i suoi segni vitali non peggiorassero" sospirò stancamente sbattendo più volte le palpebre. Perché ci stava mettendo troppo a dire ciò che volevo sentire?

"E..?" sussurrai trattenendo il respiro e stringendo i pugni per la tensione.

"E siamo riusciti con successo a suturare la ferita" annuì e lasciai andare il respiro, che mi si spezzò in un singhiozzo e delle lacrime cominciarono ad offuscarmi la vista. Fabio mi strinse la mano, in segno di appoggio "per ora, terremo il paziente in coma farmacologico. Le prossime 24 ore saranno le più tragiche, aspetteremo di vedere i primi risultato dopo questa giornata intera. Voglio che vi prepariate ad ogni possibilità, perché non è ancora del tutto fuori pericolo" si passò una mano sul mento con fare molto serio.

"Posso vederlo?" chiesi speranzosa, asciugando subito le lacrime sotto gli occhi.

"No, almeno per queste ore. Lo stanno portando in terapia intensiva" scosse la testa e mi morsi il labbro disperata "e mi dispiace dirle che, essendo stato ferito durante un'aggressione, la prima persona che parlerà con lui una volta sveglio sarà sicuramente qualcuno delle forza dell'ordine" fece spallucce, come se per lui fossero del tutto normali quei tipi di conversazioni. Con un cenno del capo, si allontanò tornando poi da dov'era uscito.

"Che cazzo vuol dire che si sveglierà e non troverà me?" gemetti tirandomi quasi i capelli.

"Nel momento in cui abbiamo avvisato l'ospedale dell'aggressione, hanno chiamato in automatico le forze dell'ordine che indagheranno su quanto accaduto" Domencio accanto a me incrociò le braccia.

"Io devo vederlo. Ha bisogno di me" dissi convinta avviandomi verso la porta.

"Non credo sia una buona idea" Fabio mi fermò prendendomi dal braccio "non complichiamo le cose più di quanto non lo siano già. Dobbiamo affrontare altro" lo guardai confusa.

"Che sta succedendo?" chiesi.

"Qualcuno ha fatto trapelare su internet l'aggressione di Cosimo" mise davanti ai miei occhi il suo cellulare e aggrottai la fronte leggendo le varie notizie inerenti all'accaduto. Gemetti frustrata capendo perché, prima, il mio cellulare non faceva altro che squillare.

"Hai chiamato Emilio?" chiesi passandomi una mano tra i capelli. Lui annuì ed io pensai di dover chiamare il prima possibile la mia agente per capire come comportarmi.

"Che ne dici di tornare a casa?" mi chiese Domenico e scossi la testa.

"Ha ragione, hai bisogno di riposare e darti una rinfrescata. A casa mia ho il borsone di Cosimo, magari potresti passare a prenderlo per controllare se c'è qualcosa che gli servirà quando si sveglierà" Fabio mi posò la mano sulla spalla e mi sorrise. Sospirai stancamente.

Hidden - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora