Capitolo 9

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Cosimo

Dopo essre tornata nel camerino, non disse una sola parola ed io non essendo questo grande esempio di conversatore incallito quindi non sapevo proprio cosa dire o fare. Rimasi ammutolito accanto a lei durante tutto il tragitto per arrivare in hotel. La sentì sospirare almeno venti volte e la guardai incantata a pensare a chissà cosa nell'ascensore che portava al nostro piano. 

"Ho accettato l'appuntamente di questa sera con tuo padre" le dissi appena entrati in stanza e si bloccò subito. Pronto al lancio della bomba tra 3, 2, 1..

"Cosa?" si girò urlando e mi guardò male. 

"Era quello che volevi, no?" sollevai le spalle indifferente. 

"Non lo so.." sospirò cacciando via tutta la rabbia che provava e si sedette sul letto "..non so se ci voglio andare davvero" continuò gemendo per la frustazione.

"Proviamoci. Quando vorrai andare via, ti seguirò senza fiatare" cercai di tranquillizzarla come meglio sapevo fare avvicinadomi a lei.

"Tu? Che vuoi fare? Andarci?" mi chiese osservandomi mentre sbottonavo la camicia ancora bagnata di sudore. 

"No, quello che voglio fare ora è scoparti su quel tappeto.." lo indicai e mi leccai il labbro ".. e farti urlare il mio nome per far sentire a tutti a chi appartieni" teminai vedendola trattenere un sorriso. 
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Parcheggiai e mi girai a guardarla. Non faceva altro, da quando eravamo saliti in auto, che giocare con gli anelli ed i bracciali che indossava. Osservai ancora il suo vestito nero di pelle stretto intorno al suo corpo perfetto. Cristo, quanto autocontrollo mi ci era voluto per evitare di toglierglielo ancora prima che se lo infilasse del tutto. Avevo davvero usato tutta la mia forza di volontà per non scoparmela ancora, ancora e anc- 

"Non finirà bene" mi riportò sulla terra e scosse la testa aggrottando appena le sopracciglia pensierosa. Mi toccai l'erezione da sopra i jeans neri. 

"Stronzate" cercai di darle coraggio e le posai una mano sulla sua per fermare i suoi movimenti nervosi. Si schiarì la voce e il mio sguardo scese ad osservare il modo in cui si sistemò gli stivali che le arrivavano sopra il ginocchio e di come quel movimento fece sollevare il vestito verso l'alto. Soffocai un gemito di frustazione e spostai a fatica lo sguardo incrociando il suo che mi osservava attentamente. 

"Oppure potremmo tornare in hotel e.." sussurrò maliziosamente avvicinadosi e sfiorando con la sua mano il cavallo dei miei pantaloni. Sapeva benissimo che armi usare contro di me, merda. Cercai di restare calmo respirando lentamente "potresti togliermi il vestito" provò ancora sussurrandomi nell'orecchio. 

"Alex.." l'avvertì fermandole la mano che stava cominciando a muoversi troppo su di me. Sorrise innocentemente e si fiondò sulle mie labbra. Ricambiai subito il bacio non potendo più resistere e la tirai verso di me mettendomela a cavalcioni mentre con l'altra mano spinsi il sedile più indietro per comodità. Gemetti nella sua bocca quando poggiò il bacino contro il mio facendomi sentire il contatto diretto con le sue mutandine. Cristo, il mio autocontrollo ormai era a puttane. Quando si spinse ancora più contro di me, decisi che era il momento di scoparmela fino a doman-
Il suo cellulare squillò, riportandomi alla realtà prima che fosse troppo tardi per smettere e cercai di fermare il suo movimento contro di me. 

"Alex" la chiamai respirando con affanno. Lei si fermò subito poggiando la sua fronte contro la mia.

"Non ci voglio andare" chiuse gli occhi e sospirò frustata. 

"Andiamo" la incoraggiai porgendole il cellulare e aggiustandomi sotto di lei. 

"Papà? Siamo fuori, arriviamo" rispose alla chiamata molto velocemente e chiudendo subito. 

Hidden - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora