Capitolo 28

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Cosimo

"Un altro" ordinai alla barista che ormai mi serviva da più di un'ora, mostrandole il bicchiere vuoto.

"Zuccherino, non credi di aver bevuto abbastanza?" mi sorrise maliziosamente e la ignorai. Era carina, ma niente di più. Aveva troppo trucco, era troppo scollata ed i suoi capelli erano così rossi che davano fastidio alla mia vista. Come quando guardi il sole. O forse era il troppo alcol.

"Il tuo lavoro è versare da bere, non fare domande" risposi con lentezza. Mi sembrava di non riuscire a parlare chiaramente. Avevo bevuto parecchio, ma non tanto da non capirci nulla. Ma nemmeno poco da capirci abbastanza.

"Ecco a te" la rossa versò attentamente, poi si inclinò più verso di me mettendo in mostra la scollatura "il tuo cellulare vibra per l'ennesima volta, forse dovresti risponde e smetterla di ignorarlo" si allontanò quando qualcun altro la chiamò. Bevvi un sorso e lanciai un'occhiata al telefono, bene almeno non era più lei.

"Non è il momento" risposi esasperato sbuffando.

"Cosimo, dove cazzo sei? Ti sei dimenticato del pranzo?" Fabio urlò e dovetti allontanare il telefono per non perdere un orecchio. Immaginai la scena e scoppiai a ridere come un'idiota "amico sul serio, credo non ci sia niente di divertente" mi rimproverò e tornai leggermente serio.

"Vero.. si diventerebbe sordi.." dissi riflettendo e ridacchiando ancora.

"Che stai dicendo? Mio Dio, Cosimo.. quanto hai bevuto?" le sue domande mi irritarono, sembrava una madre isterica.

"Lasciami in pace" sbuffai scocciato e mandai giù l'ultimo sorso di whisky.

"Dimmi dove sei, vengo a prenderti. Non sei in grado di guidare" sospirò stancamente.

"Rossa.. ehi, sole rosso" alzai la mano verso la barista che subito si avvicinò "come.. il bar, il nome, come?" provai a chiedere e lei sembrò capirmi subito nonostante le parole scoordinate.

"Caffè Toledo, zuccherino" si leccò il labbro osservandomi.

"Toledo" lo informai "toooleeedo" ripetei trovandolo buffo. Chiusi la chiamata e mi passai una mano tra i capelli "qual è il tuo nome?" chiesi alla tipa.

"Carla" poggiò le mani sul bancone.

"Io sono Cosimo" giocai con il ghiaccio nel bicchiere restando a testa bassa "ho una fidanzata mezza cubana" sorrisi come uno scemo e sentì gli occhi pesanti per l'alcol che ormai mi stava dando al cervello.

"Lo so, sei famoso zuccherino" rise divertita "hai problemi con questa ragazza per metà cubana?" chiese facendomi gesto con la mano di continuare. Scossi la testa e poi annuì, ridendo per il controsenso.

"Sì.. cioè ho problemi con me stesso che potrebbero diventare anche suoi" feci spallucce "e poi non ha bisogno di una guardia del corpo, insomma guarda" mi indicai e lei fece scorrere gli occhi su tutto il mio corpo.

"Ti guardo, lei è pazza se pensa che tu non sia capace di difenderla" mi diede corda e ne fui felice. Forse lo stava facendo solo perché, per lei, ero l'ennesimo ubriaco che si sfogava e il giorno dopo avrebbe dimenticato tutto.

"Ha le sue ragioni però.." l'alcol mi impedì di ricordare quali fossero e mi bloccai non sapevo come continuare.

"Se tieni a lei, forse dovresti andare oltre queste cose" la sua osservazione mi fece arrabbiare. Merda, ci avevo pensato ma mi sentivo offeso. E quindi la cosa diventava come diceva Alex: tutto era sempre e solo concentrato su di me.

"Cosimo!" Fabio si avvicinò al mio sgabello, facendomi girare nella sua direzione e guardandomi negli occhi forse per capire quanto avessi bevuto. Gli sorrisi pigramente.

Hidden - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora