Capitolo 22

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[Dal capitolo 20]
Cosimo

["E poi sai benissimo quanto io ti a-" mi bloccai vedendola toccarsi la pancia e gemere "che succede?" la mia voce tremò mentre mi avvicinai a lei.

"Qualcosa non va" sussurrò ansimando.

"Cristo! Dove cazzo.. dottore!" urlai correndo in corridoio. Vidi almeno tre persone affrettarsi ad entrare in stanza e li seguì cercando di capire cosa succedesse."Deve allontanarsi" mi ordinò qualcuno che ignorai afferrando la mano di Alex che mi guardò preoccupata e me la strinse. Un infermiere mi poggiò le mani sulle spalle e mi tirò via.

"No" dissi spingendolo. Questa volta passarono alle cattive e mi presero di peso in due, spingendomi contro la porta mentre il dottore usava termini che non capivo. "Cosimo!" gemette lei vedendo che venivo portato via.

"Lasciatemi stare!" me li scrollai di dosso ma una volta fuori, mi chiusero la porta in faccia e ci sbattei le mani contro "coglioni!" urlai frustato. Mi prese il panico e quasi mi tirai i capelli.

"Che succede?" Fabio, che doveva avermi sentito urlare, si avvicinò velocemente a me.

"Non lo so, lei.. lei stava bene e poi.." ripensai alla sua faccia dolorante ed i suoi occhi disperati che non volevano che andassi via. Riprovai ad aprire la porta, ma la trovai chiusa "porca troia!" gemetti disperato.]
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Ogni volta che una persona con un fottuto camice addosso passava, il mio cuore cominciava a battere troppo forte e scattavo dalla sedia alzandomi sperando che qualcuno venisse a dirmi qualcosa. Alla decima volta decisi di restare in piedi e fare avanti e indietro cercando di capire cosa stesse succedendo. Fabio si stava quasi addormentando sulla sedia ed Emilio aveva deciso di andare in cerca di Pablo.

"Cosimo" una voce che non pensavo proprio di sentire, mi fece voltare verso l'ingresso del reparto. Vidi il padre di Alex, per la prima volta, in semplici jeans e maglia e se non fossi preoccupato per sua figlia, sicuramente gli avrei fatto qualche battuta a riguardo.

"Virgilio" gli feci un cenno con il capo e, dopo aver salutato Fabio con un occhiolino, si avvicinò a me "chi-" prima che potessi iniziare una qualsiasi frase, mi afferrò dal colletto della camicia e mi spinse con forza contro il muro alle mie spalle. Avrei potuto reagire da subito, ma lo lasciai fare leggendo per la prima volta una vera preoccupazione.

"Cosa cazzo hai fatto a mia figlia?" sibilò con sguardo minaccioso e quasi gli scoppiai a ridere in faccia.

"Si calmi, per favore. L'ho chiamata perché Alex ha bisogno di lei, non di altri casini" Fabio intervenne posandogli una mano sulla spalla e tirandolo via con calma.

"Sono preoccupato anch'io per lei" sussurrai aggiustandomi la camicia sgualcita.

"Non siamo riusciti a parlare con nessuno. A quanto pare, non essendo parenti, sembra non vogliano dirci nulla" gli spiegò il mio amico. In risposta, il vecchio bastardo annuì e fermò un'infermiera chiedendole delle informazioni. La ragazza annuì e si allontanò per chiamare qualcuno. Sospirai stancamente, pensando che finalmente ci avrebbero detto qualcosa.

"Buonasera, sono il padre di Alessandra Benis" si presentò subito al dottore e tutta la preoccupazione che avevo visto fino a poca fa, scomparve per dar posto alla sua professionalità.

"Salve. Sono il Dottor Cantori, capo reparto. Sua figlia sta bene, ora. È stabile e monitorata perennemente. Aspettavamo un parente stretto per ulteriori informazioni" guardò me e sembrò quasi prendermi in giro "comunque è venuta qui in condizioni di forte stress, sarebbe andato tutto bene se non si fosse agitata ulteriormente. Purtroppo il tutto ha scatenato una reazione a catena, abbiamo dovuto provocarle un aborto spontaneo per due ragioni: la prima è che con il trascorrere della gravidanza lei avrebbe potuto riscontrare qualche problema serio, seconda che il bambino era davvero troppo piccolo per poter sopravvivere ad un trama di questa portata" gesticolò appena e non smise di guardare l'uomo di fronte a lui. L'aria mi mancò e sentì le vertigini cercando di assimilare tutte le parole. Una reazione a catena. Pablo l'aveva cominciata, io l'avevo finita. Indietreggiai appena non seguendo più il discorso, misi una mano sul petto sentendo il mio cuore pompare troppo velocemente. In parte era tutta colpa mia. Un senso di pace e sollievo invase tutto il mio corpo quando pensai per un attimo che non c'era più nessun bambino. Quando realizzai che, invece di esserne dispiaciuto, ne ero quasi felice cominciai a respirare con affanno. Come potevo essere contento della perdita un.. figlio? Gemetti e mi poggiai al muro sentendo Fabio avvicinarsi per poggiarmi una mano sulla spalla in segno di conforto. Ma non la sentivo. Non sentivo nulla. Sentivo solo un senso di colpa e angoscia. Era tutta colpa mia, nemmeno c'entrava Pablo. Avevo reagito male a quella storia, senza pensare alle conseguenze che avrebbe potuto causare. Non mi era importato il malessere di Alex, perché troppo accecato dalla gelosia e dalla vendetta.

Hidden - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora