Capitolo 16

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Cosimo

Mi mossi sulla sedia per sedermi meglio e guardai Alex a gambe incrociate per terra concentrata a giocare alla Playstation con i figli di Emilio.

"Ti ricordi che domani dobbiamo essere a Lugano per le due e poi tornare subito qui a Milano perché Pablo vi aspetta a casa sua per il weekend?" mi ricordò per l'ennesima volta il mio amico, pignolo nel suo lavoro come sempre. Annuì in risposta bevendo un sorso di birra e sospirai frustato. Non era stata una bella idea venire a cazzeggiare qui dopo l'intervista, visto che lei da quasi due ore mi ignorava per giocare con quelle piccole bestie urlanti.

"I prossimi impegni li abbiamo a metà settimana prossima, quindi io resterò qui" mi informò e lo guardai alzandomi dalla sedia.

"Perfetto amico, goditi la tua famiglia" mi aggiustai i pantaloni e diedi un'occhiata veloce al mio orologio da polso. Merda, era già ora di cena e avrei scommesso tutto che lei sarebbe crollata morta a letto senza farmi nemmeno un pompino veloce. Cristo, avrei potuto sfruttare queste due ore invece di fissarla a giocare con dei mocciosi. Anche se mi piaceva il modo in cui rideva quando sbagliava nel gioco, oppure il modo in cui guardava sognante quei mezzi umani che saltellavano quando vincevano contro di lei.

"Sarà meglio andare" alzai un po' la voce sperando che lei mi sentisse sopra il rumore delle auto nel gioco.

"Perché non cenate qui con noi?" mi chiese speranzosa Sophia, la figlia di Emilio, continuando a fissare lo schermo.

"No, non possiamo" scossi la testa irritato e presi il cellulare, che aveva cominciato a squillare, dalla tasca dei jeans.

"Pronto?" risposi e lei, finalmente, mi guardò anche se solo di sfuggita.

"Lo sai?" mi chiese Fabio quasi urlando e spostai il cellulare dall'orecchio per non diventare sordo.

"Che sei coglione? Da una vita" gemetti frustato ricevendo una brutta occhiataccia da Debora, la moglie di Emilio.

"Linguaggio Cosimo, ci sono dei bambini" sibilò cullandone uno. Alzai gli occhi al cielo.

"Vai su tutti i social del mondo e farai meno lo spiritoso" ghignò Fabio e mi chiuse la chiamata. Emilio si avvicinò mentre aprivo Instagram, le troppe notifiche quasi mi mandarono in tilt il cellulare.

"Ma che cazz.." cominciai ma mi bloccai a fissare lo schermo, cercando di capire come il video del mio gesto affettuoso verso Alex nello studio televisivo fosse diventato virale facendomi sembrare un sottone innamorato.

"Ho vinto!" urlò entusiasta il figlio del mio amico, attirando la nostra attenzione e lei si alzò fingendosi imbronciata e restituendo il joystick.

"Se non dovessi andar via, ti chiederei la rivincita" sfidò il bambino facendogli la linguaccia e poi si avvicinò a me guardandomi in modo interrogativo.

"Che succede?" aggrottò le sopracciglia mentre girai il cellulare verso di lei che guardò attentamente il video. Lesse la notizia che diceva quanto stavamo bene insieme come coppia e si morse il labbro sicuramente compiaciuta della cosa. Oh sì, sapevo esattamente quanto le facesse piacere tutto questo.

"Non è una cosa brutta, comunque" Debora si intromise avvicinandosi "almeno non rompono più con la finta storia tra te ed Elettra" terminò guardandoci. Alex stava per dire qualcosa, ma il pianto improvviso di Sophia la interruppe.

"Mamma, Francesco non vuole farmi giocare!" piagnucolò falsamente e feci una smorfia di disgusto.

"Tienimelo un attimo" Debora passò il piccolo Lorenzo nella mani di Alex che lo prese titubante e impacciata.
Ma come facevano a gestire quattro bambini? Emilio era un cazzo di produttore infinito di sperma o semplicemente dimenticava di mettere il fottuto preservativo? Guardai male il bebè quando poggiò una mano sul seno di Alex. Ma quindi si nasce pervertito? Merda, questo piccolo palpatore aveva buon gusto sicuramente.
Lei gli toccò con timore la punta del naso e quando si accorse che la stavo guardando, distolse il suo sguardo imbarazzata. Aggrottai le sopracciglia e la osservai attentamente e poi me la immaginai così, ma con un bambino che aveva i suoi stessi occhi verdi e forse con il mio stesso difetto. Con i suoi stessi capelli, i miei zigomi, la sua carnagione cappuccino e magari le parti migliori dei nostri caratteri. La immaginai ferma lì a sorridermi, leccarsi le labbra carnose e farmi segno di avvicinarmi ed unirmi a loro. Poi Debora si riprese suo figlio ed i miei pensieri sparirono con la stessa velocità con cui erano comparsi. Ma che cazzo era appena successo? Non avevo nemmeno fumato per essere arrivato a farmi un giro mentale come quello. Un bambino? Io? No, impossibile. Io odiavo i bambini. Richiedevano troppe attenzioni, urlavano, cagavano tutta la giornata e altri pulivano i loro casini. Io avevo la mia carriera che saliva sempre più in alto. Lei faceva la modella. Merda, ci lavorava con quel corpo. Non poteva mica rischiare di avere due tette enormi per via dell'allattamento. E poi, cristo, un poppante non poteva succhiargliele con la scusa di doversi nutrire.
Quasi vomitai per aver anche solo pensato lontanamente ad un nostro ipotetico figlio. Avrei preferito buttarmi da un ponte, piuttosto che farne uno.
________
Guardai Alex che dormiva accanto a me cullata dall'auto e quasi mi venne voglia di dormire con lei. Dopo essere andati a Lugano e ritornati subito a Milano, guidare per andare a casa di Pablo non era stata un'idea grandiosa. Forse avrei dovuto rimandare con il mio amico al prossimo weekend, o semplicemente riposare almeno un paio d'ore prima di andarci. Sbuffai guardando il GPS che indicava ancora mezz'ora all'arrivo e picchiettai le dita contro il volante in modo nervoso. Avrei dovuto ascoltarla quando aveva proposto di farci accompagnare da qualcuno, ma non le avrei mai detto che aveva ragione. Quando svoltai in una strada di campagna completamente deserta e la riconobbi, quasi sospirai sapendo di essere vicino. Alex si mosse appena nel sonno e sorrisi tra me: invece dei tre giorni, avevo scelto di trascorrere qui solo due giorni per poi portarla in una casa vista mare che avevo affittato nei paraggi. Avevo bisogno di stare solo con lei, senza distrazioni e persone esterne che potessero sentire cosa avevo da dirle. Ero un fottuto cagasotto quando si trattava di esprimere i miei sentimenti, ma qualcosa era scattato dentro di me, qualcosa che mi spingeva a doverle dire ciò che provavo davvero. Anche se lei non lo dimostrava, sapevo quanto ci restava male al mio silenzio ogni volta che lei mi esprimeva tutto il suo amore. Poi, ieri sera, stava lì a guardare un film d'amore e dopo aver riso per delle battute stupide, non faceva altro che piangere per le cose sdolcinate che il protagonista continuava a dire. Avevo capito che la volevo sempre nella mia vita.Volevo svegliarmi con lei. Volevo essere il suo migliore amico, il suo amante, il suo uomo.
Non volevo più stare senza di lei. Merda, dopo averci solo pensato mi era venuto un magone allo stomaco da vomitare quasi.
Volevo essere io l'unico ad averla. E cazzo, potevo risultare egoista, ma sarei stato davvero io l'unico a prendermi tutto di lei perché era così che riuscivo a sentirmi davvero vivo.
In un gesto automatico, toccai la scatolina che avevo nella tasca dei jeans e mi morsi il labbro nervoso. Avevo ancora due giorni per capire come glielo avrei chiesto, cosa le avrei detto per farle capire di non voler vivere più senza di lei. Non sapevo fare il romantico.
Cristo, stavo diventando un pappamolle del cazzo.
E se lei non avesse accettato? Mi salì il panico che scacciai subito scuotendo la testa e facendo un respiro profondo.
Due giorni e lo saprò.
Merda.

Ciaooo ragazze
Okay, perdonate la mia assenza ma sto lavorando davvero troppo e non ho avuto modo e tempo di scrivere
Comunque ecco qui un capitolo interamente dal punto di vista di Cosimo, non vedevo l'ora di farvi sapere un po' cosa gli frullava nella testolina
Zaaan zaaan, cosa vorrà mai chiedere ad Alex? AHAHAHAHA

Sì, lo so.. capitolo un po' cortino, ma aggiornerò presto, promesso
xx

Hidden - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora