Capitolo 29

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Cosimo

Guardai la ragazza bionda quasi terrorizzato, ma cercai di non far trasparire le mie emozioni.

"Chi sei?" le chiese Alex confusa stringendo di più la maniglia della porta. Merda, merda, merda.

"Ciao, sono Francesca" si presentò porgendole la mano "una vecchia amica di Cosimo" continuò sorridendomi in modo strano. Che faceva qui? E perché proprio ora, dopo anni che non avevo loro notizie?

"Non ho mai sentito parlare di te" la ragazza al mio fianco si spostò di lato facendole spazio "prego, entra pure" la invitò ma l'altra scosse la testa.

"No, in realtà vado di fretta. Sono passata solo per ricordare una cosa veloce a Cosimo" mi guardò attentamente "lei ha bisogno di vederti" il mio cuore cominciò a battere più forte per la paura di cosa avrebbe potuto pensare Alex.

"Bene, mi farò vivo quanto prima" annuì convinto e la vidi andare via velocemente con un mezzo sorriso. Chiusi la porta e sospirai passandomi una mano tra i capelli.

"Niente più segreti, niente più bugie" Alex sussurrò e poi rise istericamente scuotendo la testa. Sollevai le sopracciglia credendo fosse impazzita. Domenico, dietro di lei, incrociò le braccia e restò impassibile. Ma che cazzo ci faceva qui a sentire tutte le nostre cose?

"Alex.." provai a richiamarla e lei smise di ridere, alzando la mano per fermare qualsiasi mia spiegazione.

"Sai cosa? Non voglio sentire nemmeno che scusa userai questa volta. Dimmi solo chi ti aspetta" mi guardò attentamente, il suo sguardo freddo mi fece muovere sul posto nervosamente. Ma perché non si poteva stare calmi? Come aveva fatto Francesca a sapere dove fossi? Qualcosa non quadrava qui.

"Elena" dire il suo nome, dopo tanto, mi riportò indietro nel tempo forse troppo velocemente da sentirmi stonato.

"Elena.." ripeté lei in modo lento ".. la stessa Elena che ha nominato Pablo?" chiese in un sospiro. Annuì semplicemente. Quindi non le era sfuggito, nonostante tutto il casino di quella sera.

"Possiamo parlare?" le chiesi indicando la sua camera e scosse la testa non guardandomi nemmeno.

"Ora non ne ho voglia, davvero" si passò una mano tra i capelli e fece per aprire la porta, ma le afferrai il polso. Domenico si mosse velocemente, togliendo la mia mano da lei e spostando Alex più verso di lui come se dovesse difenderla da me. Lo guardai malissimo, lei invece in modo confuso non aspettandosi quel gesto.

"Che cazzo di problemi hai?" sibilai.

"Faccio il mio lavoro" disse semplicemente facendo un cenno di convinzione.

"Non hai bisogno di difenderla da me" sbuffai beffardo.

"Non fisicamente" giurai di vederlo ghignare per il modo in cui mi stava facendo alterare, ma respirai a fondo per restare calmo. Chiusi gli occhi e pensai di andare via, di togliermi davanti questo pensiero e smettere di avere segreti con lei. Questa volta per davvero.

"Vai" la sua voce mi fece riaprire gli occhi "da questa.. Elena" mosse nervosamente le mani "se devi, vai" nei suoi occhi passò un lampo di tristezza e mi sentì uno stronzo per l'ennesima volta.

"No, ora voglio stare con te" feci spallucce.

"Io ho bisogno che tu mi stai lontano, quindi per favore.. va a risolvere questa cosa. E quando tornerai, magari.. " si mosse stancamente verso la cucina "..magari parleremo" terminò. Non riuscì a capire se volesse davvero che andassi via, oppure mi stesse mettendo alla prova. Tentennai sul posto, confuso e stanco della situazione. Il post sbornia si stava facendo sentire, avevo solo bisogno di farmi una doccia e buttarmi a letto. La osservai prepararsi un the caldo con movimenti lenti e stanchi, ed offrire del caffè al ragazzo che non faceva altro che seguirla e fissarla.

Hidden - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora