Quando arrivo a casa, il mio giubbotto gocciola sul pavimento dell'ingresso. C'è qualcosa di strano nell'aria. Sento delle voci venire da di là, dalla camera. Una è la voce di mia madre, l'altra...Non lo so. So che dovrei andare a vedere, ma rimango ferma dove sono. A un certo punto appare una ragazza sconosciuta. Mi vede ferma sulla porta e mi squadra da capo a piedi. Di nuovo, sento che dovrei dire o fare qualcosa, ma continuo a restarmene lì impalata a sgocciolare e a fissare quella faccia mai vista prima. Per fortuna, sopraggiunge mia madre. Ci guarda entrambe, poi mi dice:
-Irene, saluta la nuova coinquilina!-
E a quel punto sì che faccio qualcosa. Prendo la borsa e me ne vado in camera mia.
Mia madre me l'aveva detto che oggi sarebbero arrivati i nuovi coinquilini. Ma me ne ero dimenticata. Comunque non pensavo che avessero una figlia. E odio parlare con le persone e fare amicizia. Ma secondo mia madre è "un'idea fantastica dividere la casa con qualcuno".
E solo perché abbiamo delle camere in più, da quando mia zia ha deciso di andare a vivere con mio zio da un'altra parte.
Già non mi piaceva vivere con loro, figuriamoci con una perfetta sconosciuta. Che tra l'altro è di là che parla con mia madre di quanto sia curioso che io sia andata via così. Perciò alla fine decido che, dato che ormai è qui, tanto vale andare di là e tentare un approccio. Quando varco la soglia, la tipa è lì che mi fissa con un sorrisetto che dice che è chiaramente a disagio. Il che mi fa salire una specie di rabbia, perché non dovrebbe essere lei a sentirsi così, bensì io, dato che è lei che è piombata in casa mia, non io nella sua. Ma in fondo chi se ne frega? Mia madre l'ha chiamata, lei vivrà qui e dovrà semplicemente limitarsi a stare fuori dalla mia vita.
-Ciao!-
Dice.
-Ciao...-
Le rispondo. E subito mi accorgo che lei l'ha detto con più entusiasmo di me. Quindi, questa ragazza cerca di sorridere e di essere gentile. Fantastico. Ci mancava solo miss simpatia. Ma so che devo sforzarmi anch'io di essere allegra, perciò le chiedo:
-Come ti chiami?-
E lei risponde:
-Alessia, piacere! E tu?-
- Irene!-
Dico, provando a metterci lo stesso entusiasmo. Ma quando lo dico io suona molto strano, perciò mi ricompongo e dico:
-E...anche tu hai quindici anni?-
-Beh quasi sedici oramai.-
-E...Che scuola fai? Io il linguistico.-
-Io il turistico...Ma quindi anche tu fai il secondo giusto?-
La guardo. Con occhi di ghiaccio. Lo so che lei non lo sa e che non è colpa sua, ma c'è qualcosa mi spinge a prenderla a pugni, e lo avrei già fatto se non fosse che dispongo di sufficiente autocontrollo per fermarmi.
- No, ecco...Mi hanno bocciata, l'anno scorso.-
-Oh. Scusa, io non...-
Ecco. La classica risposta di chi vive nel magico mondo delle favole. Che davanti a certe cose non sa cosa dire. Che pensa che le vite degli altri siamo perfette come la propria. Bhè,in effetti, quando l'altr'anno la prof. ha convocato me e mia madre, a giugno, e ci ha dato la bella notizia, nemmeno io sapevo bene cosa dire.
Il flusso dei miei pensieri viene di nuovo interrotto dalla ragazza che mi guarda, leggermente preoccupata. Aspetta una risposta che le pulisca la coscienza e che le assicuri che va tutto bene. La accontento.
- Oh no, non preoccuparti. Anzi, scusa. Non è colpa tua.-
E a quel punto iniziamo a dirci una serie di "no, non preoccuparti tu!" e "macché,stai tranquilla!" finché lei non dice che deve andare a sistemare la nuova stanza, mi saluta e sparisce dietro la porta. Per me è meglio così. Finalmente mi rilasso.
In realtà è solo per modo di dire, perché devo fare i compiti, e se pensate che io non lo faccia mai vi sbagliate: io ci provo, solo che non ci riesco quasi mai e alla fine mi stanco. Allora copio, sperando di non essere beccata il giorno dopo. E invece succede. In realtà non mi stupisco così tanto, perché quel due in latino è solo una delle tante cose che, a partire da ieri pomeriggio, sembrano voler andare storte per forza. Ma sono del tutto impreparata a quello che succede dopo. La prof. mi guarda, poi guarda quella secchiona di Martina Tarsi e le dice:
-Martina, potresti farmi un piacere? Potresti aiutare Dossi a studiare latino? So che non sarà facile, ma io credo che tu ne sia capace e che possa davvero aiutarla-
-D'accordo prof.!-
Dice ovviamente lei all'istante.
-Ma ci sarebbe un problema: io sono libera solo il martedì, non so se a lei va bene...-
-Beh, se vuole recuperare dovrà farselo andare bene per forza!-
Conclude la prof.
E io sono così impegnata a pensare a quanto sia umiliante che la prof. pensi che io non possa farcela senza Martina e a quanto tra l'altro io non la voglia tra i piedi che mi accorgo troppo tardi del problema. Io il martedì ho il mio pomeriggio segreto di nuoto. E non posso dirlo a nessuno nemmeno a scuola, quindi non ho scampo.
Non so che fare. Torno a casa, e trovo quella tizia ancora lì in casa mia. Racconto a mia madre quello che è successo e lei è sia arrabbiata per il due in latino che sollevata per l'aiuto che mi darà Martina. Alessia è di là e non assiste alla scena. Io sono distrutta e mi butto sul letto a piangere come una mocciosa, tanto chi mi vede. Dopo un po' entra, mi trova così e mi chiede:
-Tutto ok?-
Giro la faccia rigata di lacrime, pensando che in effetti lei sì che mi vede, e le dico:
-No-
Vorrei anche dirle che è una domanda alquanto stupida, ma non lo faccio.
Lei a quel punto lascia la stanza e io mi sdraio sul letto e mi addormento.
STAI LEGGENDO
Girl swim power
General FictionL'acqua è un elemento fondamentale, che ci culla e ci protegge da miliardi di anni. Dentro l'acqua, tutto diventa surreale, rilassante, sognante. Lo sa bene Irene, quindicenne dal carattere forte, che nelle vasche del centro sportivo affoga nuotando...