Capitolo 27: Un punto per noi

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Il giorno dopo, a scuola, sono uno zombie. Mancano davvero pochi giorni alla fine, e di solito in questo periodo l'attenzione si abbassa già di suo, figuriamoci dopo un weekend così "avventuroso".
Nonostante tutto, cerco di tenere duro, di ascoltare, perché devo recuperare ancora qualche materia e non ho alcuna intenzione di farmi bocciare di nuovo.
Non penso che succederà, ma chi può mai saperlo?
A fine lezione vengo intercettata da Martina.
-Dormito poco?-
-Ehm...Sì, più o meno.-
Poi sento una strana sensazione, come se qualcuno ci stesse...Fissando?
Mi giro e faccio appena in tempo a vedere Stefano che distoglie lo sguardo.
-È tutta la lezione che mi fissa. Credo lo stesse facendo anche con te.-
-Lascialo fissare.-
Sbotto. Non me ne frega davvero nulla di quel deficiente.
-Però noto che il tuo occhio sta meglio.-
-Uh? Ah, sì, sì. Beh, mi aspettavo che sarebbe guarito dopo qualche giorno.-
Dico sfiorandomi la parte dove prima c'era il livido.
In realtà me ne ero completamente dimenticata. Non ci avevo fatto nemmeno più mettere il trucco.
Sull'autobus, mentre sento la musica come sempre, appoggio la testa al finestrino, e cedo alla tentazione di chiudere gli occhi un momento. Poi li riapro, spaventata dalla possibilità di addormentarmi. Ma non ne vogliono sapere di restare spalancati. Sbatto le palpebre più volte, mentre il mondo attorno a me si fa sfuocato e la musica sempre più ovattata e distante...
-Ehi, ehm, scusami...Credo che tu debba scendere... Siamo arrivati al capolinea...Ma ti senti bene?-
Mi risveglio all'improvviso e trovo un paio di occhi azzurro-verdi a cinque centimetri dalla mia faccia.
-AHHHHH!!-
Urlo, e scatto a sedere, dando una testata al volto a cui appartengono.
-Ahia!-
Il ragazzo davanti a me si lamenta per il dolore.
Siamo sull'auto. Soli, per fortuna.
-Scusa...Oddio, mi dispiace... È che mi hai fatta spaventare e...-
-Tranquilla, passerà.-
Dice lui con una mano sulla fronte.
-L'importante è che tu stia bene...Eri accasciata su quel finestrino da un bel po' e temevo ti fossi sentita male...-
Solo in quel momento realizzo completamente: mi sono addormentata sull'auto come temevo.
Quanto ho dormito?
E soprattutto...
-Dove sono?-
-Al capolinea dell'auto!-
Ridacchia il ragazzo.
Rifletto un attimo. L'autobus che mi porta a scuola arriva a...
-Ponte Pisani?-
-Brava. Abiti molto lontano?-
-A Borgoforte.-
Lui sgrana gli occhi.
-Saranno quaranta minuti da qui! Dovevi essere molto stanca.-
-Abbastanza, sì...-
Poi mi accorgo che non l'ho ancora ringraziato.
-Grazie dell'aiuto in ogni caso...Ora spero di ripartire presto.-
-Nulla. Ciao!-
-Ciao...-
Resto stupita dalla spigliatezza del ragazzo. Non gli ho nemmeno chiesto il nome...
Poi mi accorgo di una cosa. Sono stata quasi senza accorgermene a fissare quegli occhi verdastri per gran parte del tempo...
Scuoto la testa.
"Tanto non lo rivedrò mai più."
Sblocco lo schermo del telefono e trovo una ventina di chiamate perse tra mia madre e Alessia.
"Sto avendo un dejà vu"
Richiamo mia madre.
-Pronto mamma?-
-Oddio Irene, finalmente! Dove sei?-
-Sull'auto...Mi sono addormentata e sono arrivata a Ponte Pisani...-
-Ma come hai fatto a...-
La sorpresa sparisce subito dal tono.
Qualche secondo di silenzio.
Poi mia madre riprende:
-Guarda, non fa niente, ti aspetto a casa che avrai fame.-
E attacca.
Non ho ancora ben capito perché non sia arrabbiata per la storia della mia fuga. Forse troppa paura che ha sopraffatto la rabbia, come ha ipotizzato mio padre.
In quel momento l'auto riparte e, come predetto dal ragazzo, arrivo alla mia fermata in una quarantina di minuti. Appena entro in casa, vengo travolta da un'agitatissima Alessia.
-Ireneeeee!!-
Urla saltandomi al collo.
-Ale...Che succede?!-
Dico liberandomi dalla presa.
-E che ne so, non tornavi più, avevo paura fossi di nuovo scappata su un treno...-
Abbasso lo sguardo.
-Per quanto tempo me lo sentiró rinfacciare?-
Alessia si blocca.
-Oh...Scusa, no, io non...Non volevo...-
Rido.
-Ma su, scherzavo. Cioè, no, non proprio, ma non sono offesa ecco. Comunque, mia madre ti ha spiegato cos'è successo no?-
-Sì...Dovevi essere molto stanca.-
Ridacchio, ripensando al ragazzo misterioso che ha pronunciato le stesse parole.
-Cosa c'è di buffo?
Chiede Alessia incuriosita.
-Nulla, nulla, è solo che...Ho incontrato una persona che mi ha detto le stesse identiche parole.-
-Chi?-
-Un ragazzo sull'auto. È lui che mi ha svegliata.-
Alessia si fa attenta e mi fa il verso.
-Uhhh un ragazzo eh? E com'era? Carino?-
-Ma che ne so...E poi non mi importa, non so nemmeno il suo nome e non lo rivedrò mai più.-
Ripensando ai suoi occhi però arrossisco e mi tradisco.
-Ma se sei tutta rossa! Andiamo, ammettilo! Ti piace Cenerentolo!-
-Cenerentolo?-
-Non sappiamo il suo nome e suppongo poi sia andato via...Quindi...-
-Sì, sì, ho afferrato, ma...Non chiamarlo così e smettila di insinuare cose che non esistono!-
-Va bene..."Non esistono"-
Alessia fa il gesto con le dita per mettere la frase tra virgolette.
-Eddaiii!!-
Urlo.
E la spingo.
E lei spinge me.
E ridiamo.
E sono felice di vederla di nuovo felice.
-Dobbiamo andare da Ale tra un'oretta, a portarle la fotocopia.-
Mi ricorda poi lei sottovoce.
-Almeno ora non corro più il rischio di addormentarmi.-
Ironizzo.
Dato che, a questo punto dell'anno, nessuna ha molti compiti da fare e abbiamo finito le interrogazioni, ci lasciano uscire tranquillamente. Nonostante i miei recenti "casini", tra l'altro.
-Mia madre è troppo indulgente ultimamente...Mi fa paura.-
Confesso ad Ale sull'auto.
-Non ci pensare e goditela, no?-
-Giusto.-
Arrivate a Torre Fumara, ripercorriamo la strada dell'altra volta per casa di Alessandra, citofoniamo, e quando lei ci apre saliamo le scale ed entriamo nell'appartamento.
Ale non ha più il gesso.
-Sei guarita!-
Esclamo.
-Sì, ma che senso avrebbe tornare ora? Mancano due settimane alla chiusura della scuola nuoto.-
Dice lei con una nota di tristezza nella voce.
-Giusto...-
Concordo io.
-Ma proprio per concludere in bellezza abbiamo portato questa!-
Dice Alessia tirando fuori la fotocopia.
-Sapevo che ce l'avreste fatta!-
Esclama prendendo in mano il foglio.
-Ma come mai non mi avete più aggiornato? Quando l'avete fatta?-
-Sabato.-
Dice Alessia.
-Abbiamo avuto...Dei contrattempi.-
Spiego.
Alessandra annuisce come se sapesse già tutto e, discreta come sempre, non indaga oltre.
-In ogni caso va bene così. Domani pomeriggio andrò al centro sportivo poco prima dell'orario del nuoto libero e darò questa al direttore. Spero che funzioni...-
-Già...-
Dico.
Questo piano è sempre stato rischioso e dall'esito incerto. Ma tra non molto scopriremo se avrà dato i suoi frutti.
La notte non chiudo occhio quasi per niente. Ho dormito sull'auto, è vero, ma non è solo quello. Non posso non pensare a cosa succederà domani.
Subito dopo scuola corro in fermata al mio solito. Appena arriverò al centro sportivo, se avrò novità, dovrò avvisare Alessia per messaggio appena potrò.
Entro nella hall e trovo proprio ciò che speravo. Non solo da ieri, probabilmente da mesi. Il direttore sta parlando con Francesco, che si sforza visibilmente di restare calmo, mentre gli mostra la nostra fotocopia. Lui non è mai qui il martedì. Deve averlo chiamato appositamente.
Lui annuisce, e, mentre gli passo poco lontano, lo sento dire:
-... Informerò personalmente la squadra femminile e provvederanno a organizzarsi...-
Faccio fatica a contenere i salti di gioia. Dopo mesi e mesi e sforzi... È incredibile.
Appena arrivo nello spogliatoio informo Alessia, che mi risponde con settantatré messaggi tra urla (scritte e vocali) e faccine festose e gioiose.
Nuoto a tutta velocità, e l'acqua sembra colorarsi della mia felicità.
Resto a fare il morto a galla per alcuni minuti, e realizzo che mi sento leggera, leggera proprio come quando ti lasci sostenere in superficie guardando verso l'alto e lasciandoti portare, come se il mio corpo pesasse la metà ora che è libero da tanti pensieri.
Dopo aver informato anche Ale, promettendo di passare da lei appena possibile per "festeggiare", io e Alessia trascorriamo il resto della settimana aspettando ogni minuto, ogni scatto della lancetta, che arrivi il venerdì, quando Francesco farà a tutte il grande annuncio.
-Voi ragazze, tranne la bambina, venite qui. Devo parlarvi.-
Il nostro istruttore è più infastidito che mai, e mi viene quasi da ridere a vederlo così, ma quello che provo è soprattutto una grande e meritata soddisfazione.
È finalmente finito il tempo dell'attesa, e a quanto pare non ha voluto perdere tempo. Siamo praticamente entrate ora in palestra.
-Che succede?-
Chiede Ginevra.
-Ricordate quando vi avevo detto che non avreste partecipato alle Gare Provinciali perché non volevo rischiarmela con la regola modificata per voi? Beh, per vostra fortuna, la vostra istruttrice ha tirato fuori pochi giorni fa un foglio su cui quella regola era stata messa per iscritto...E il direttore stesso ha verificato che ne aveva una copia nell'ufficio. Perciò...In via eccezionale, dato che la cosa è stata ufficializzata...-
Francesco prende un respiro e butta fuori:
-...Createvi una squadra, che mi comunicherete alla fine della lezione, e potrete partecipare...-
Lo dice come se fosse la cosa più difficile che ha mai detto in vita sua. Magari lo è.
Un urlo di gioia esplode per la palestra e tutti si girano a fissarci. Ignoriamo gli sguardi della gente e iniziamo ad abbracciarci e a darci il cinque a vicenda. Anche Fatima e i ragazzi si uniscono alla festa e Giulio da a Giulia un bacio sulla guancia facendola arrossire e fomentando ancora di più le urla di tutte.
-Datevi un contegno! È stata solo fortuna!-
Grida Francesco.
Le urla festose continuano sotto voce, e con loro i commenti e le battute.
-Ha proprio una modalità che si attiva per rompere l'-
Inizia Anna, poi si gira e vede Fatima.
-...Entusiasmo...-
Conclude.
Io rido.
Ma lei mi guarda fredda.
E questo mi ricorda che abbiamo ancora un discorso da fare al più presto.
Più tardi, nello spogliatoio, dopo che ho comunicato le squadre a Francesco e ho trattenuto a stento le risate davanti alla sua faccia quando ha scoperto che il capitano sono io, chiacchieriamo nello spogliatoio. Anna è già andata via perché aveva da fare, quindi per ora non ho potuto parlarle.
-Come sapevi che ci avrebbe fatto fare le squadre per conto nostro? Ho sempre avuto questo dubbio Irene.-
Mi chiede Giulia.
"Facile, odia la nostra presenza e ci vuole attorno il meno possibile quindi se ne lava le mani."
Penso.
Ah, quanto vorrei urlarlo forte...Se tutti sapessero...
Scuoto la testa.
Meglio lasciar perdere.
-Sono andata a intuito, ed ero sicura che Alessandra gli avesse parlato. Le squadre sono simili a quelle dell'anno scorso.-
Rispondo a Giulia.
-È incredibile che Ale ce l'abbia fatta.-
Dice Ginevra.
-Già, confidavo in lei, anche se le ho parlato poco sembra una fantastica persona!-
Esclama Ale.
Posso sentire i suoi pensieri, proprio come i miei, urlare:
"Se solo sapessero..."
Intanto, però, una sola cosa c'è da sapere, ed è chiara come il sole. Dopo tutto quello che abbiamo passato, questo è un (primo) punto per noi.

Ciao a tutti! Ebbene sì, sono ancora viva. Mi rendo conto che non pubblico da mesi, e mi scuso tantissimo, ma non sapevo più come continuare la storia, ogni idea non mi sembrava quella giusta. Ora però i capitoli torneranno a uscire con più frequenza, promesso!
PS.:Durante la mia "assenza" ho comunque controllato wattpad e ho notato che ci sono tanti nuovi commenti e stelline...Quindi beh...Grazie!!♥️
Ci vediamo presto con un nuovo capitolo!!😘
16_writer💙

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