Capitolo 16: Amiche, non alleate

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Il pomeriggio del giorno dopo sono in fermento: sono stata tutto il giorno a fissare le lancette dell'orologio, desiderando di poter accelerare il tempo. Alla fine, nonostante io non possa, il momento che ho atteso per settimane è arrivato.
Mi infilo il costume e sembra essere diventato stretto. Osservo la mia immagine riflessa nello specchio: mi sono mancata con questa roba addosso.
-Mi dona?-
Chiedo ad Alessia che entra nel bagno.
-No.-
Risponde lei. E si becca la mia borsa sulla faccia.
-Ahia!! Ma la smetti di farmi del male?!-
Protesta.
-Uh, esagerata…-
Dico.
Poi mi guardo intorno per accertarmi che mia madre o la mamma di Alessia non siano nei paraggi. Quando sono certa di no, aggiungo:
-È a Francesco che vorrei fare del male.-
-Addirittura.-
-Sì! Cioè, non dico proprio sul serio. Ma vorrei vederlo rimanerci male davanti al suo piano che fallisce.-
-Hai ragione. Ma intanto per ora dovrai sopportarlo. Chissà come sarà felice di rivederti…-
-Ahahahaha, certo…Ma fa ancora quella cosa di dividere ragazzi e ragazze?-
-Non lo so, non l'ha più fatto, ma credo fosse perché in questi giorni c'era in giro il direttore tecnico.-
-Paura eh? È anche codardo.-
-Lo so...Ma vestiti adesso, che usciamo tra dieci minuti.-
Quando arriviamo nella hall, mi fiondo verso i tornelli dove bisogna passare la tesserina col tuo codice sullo scanner.
-Benvenuto!-
Dice la voce metallica, mentre la lucetta diventa verde e il tornello si sblocca.
Quando arrivo nello spogliatoio infilo le ciabatte e mi svesto. Successivamente mi dirigo in fretta in palestra.
-Ireneee!!-
La prima a corrermi incontro è Fatima.
-Ciao Fatina! Ti sono mancata?-
Lei la chiamiamo sempre per soprannome, perché tanto è la più piccola, mica si vergogna.
-Si! Vieni!-
Mi prende per mano e mi porta dagli altri: Anna, Ginevra e  Giulia mi saltano addosso e mi urlano:
-Bentornata!-
Giulio, Damiano, Lorenzo, Santiago, Diego e Massimo mi salutano con la mano.
-I maschi sono timidi!-
Dice Fatima, e ride.
-Vuoi che la abbracciamo?-
Dice Giulio.
-Abbraccia Giulia!-
Gli dice Anna.
Loro due fanno una smorfia e ridiamo tutti. Ma smettiamo appena entra Francesco.
-Lui non piace a nessuno.-
Sussurra Fatima.
Francesco si avvicina.
-Bentornata.-
Mi dice in tono piatto. Senza alcuna emozione, come se mi stesse facendo un favore.
-Grazie.-
Rispondo allo stesso modo.
Poi lui si rivolge a tutti e dice:
-Oggi preferirei che nuotaste di nuovo separati.-
-Ma perché?!-
Chiede Fatima, e poi si tappa la bocca. Lui le si avvicina e la guarda severo. Lei mi prende la mano e la stringe.
-Perché i maschi hanno un corpo diverso e devono nuotare in modo diverso.-
Spiega lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Poi si gira e se ne va a parlare con gli altri istruttori.
-Sì, ma Alessandra non faceva così.-
Gli risponde Fatima, sempre sussurrando.
-Sai, lei mi manca.-
Mi dice.
-Non ci pensiamo, dai.-
Le dico.
Poi iniziamo la ginnastica.
Quando, dopo circa mezz'ora, entriamo in vasca, mi accorgo che nuotare separata dai ragazzi è molto più noioso: di solito loro si spruzzavano a vicenda e poi fingevano di affogare noi ragazze, oppure Damiano lanciava in aria Fatima. Era molto bello e c'era un sacco di allegria. Ora siamo separati dalla corda, anche Giulio e Giulia, che si guardano e sospirano perché non possono portare avanti il loro amore “segreto".
-Fermatevi dall'altra parte della vasca! Sia i maschi che le femmine!-
Dice a un certo punto Francesco.
Mentre aspettiamo che lui ci raggiunga, Anna mi dice:
-Non mi piace nuotare così. È…Innaturale.-
-Ma se lo diciamo al direttore tecnico?-
Propone Ginevra.
Io e Alessia ci guardiamo senza che le altre se ne accorgano: se loro si lamentano, e noi poi mandiamo le prove in anonimo, ci saranno sospetti che vengano dalla stessa persona che si è lamentata. No, non devono farlo.
-Ma cosa può dirgli?-
Dico.
-Questo è solo il suo metodo di allenare…-
-Hai ragione…-
Sospira Ginevra.
Almeno le ho fermate.
Francesco arriva e ci fa fare i tuffi. Fa andare tutti insieme: separarci anche in questo caso sarebbe troppo sospetto.
Giulia perde l'equilibrio e cade nell'acqua, e lui la sgrida come se avesse fatto qualcosa di grave.
-È troppo severo…-
Borbotta lei.
Di una cosa mi rendo conto: a nessuno sta simpatico, ma nessuno sospetta nulla della storia del maschilismo.
Nel vialetto del centro sportivo, quando non c’è quasi più nessuno, intercetto Ginevra:
-Ehi! Mi sono scordata di darti una bella notizia: torno a nuoto libero! Il giorno in cui devo recuperare latino è cambiato!-
Lei sgrana gli occhi.
-Davvero? Menomale! Almeno faremo un po' di vero nuoto…Peccato per le altre.-
-Già…-
Ammetto che però non ci avevo mai pensato, alla fortuna che ho perché posso sfuggire a Francesco.
-Allora a martedì!-
Mi saluta lei.
-A martedì!-
Rispondo.
-Cosa succede martedì?-
Chiede una voce dietro di me.
Mi prende un colpo e faccio un sobbalzo, prima di rendermi conto che è Alessia.
-Mi hai fatto saltare!-
Le dico.
-Scusa. Che succede martedì?-
Ripete lei.
-Sembri un pappagallo...Martedì torno a nuoto libero, comunque.-
Alessia è stupita.
-Ma come?! Perché?! Non me lo avevi detto!-
Le spiego cosa mi ha detto Martina.
-Che fortuna…Ma è un peccato che sia ancora arrabbiata.-
-Già...Le chiederò scusa.-
-Quando?-
-Non lo so.-
Si sente un tuono brontolare. Non è tanto lontano.
-Andiamo: sta per piovere.-
Dico incamminandomi lungo il vialetto. Volevo cambiare argomento: non voglio che mi venga messa pressione.
Mia madre avrebbe preferito venirci a prendere,  ma non poteva. E nemmeno la mamma di Alessia aveva tempo, perciò è andata a finire che dobbiamo prendere l'autobus. Ho rassicurato mia madre per la caviglia: ormai è guarita del tutto.
Uscite dal vialetto, iniziamo la strada in salita verso la fermata. Camminiamo svelte, ma non perché è tardi: stanno iniziando a cadere delle gocce. Quando aumentano, Alessia apre l'ombrello e io, che non l'ho portato, mi riparo sotto al suo.
-Pioveva il giorno che ci siamo conosciute.-
Mi ricorda lei a un certo punto. Fissa la strada. Sembra quasi che non stia parlando con me, ma col vento.
-Vero.-
Confermo.
-Ero senza ombrello, come oggi, e mi sono bagnata tutta.-
-Sei rimasta a sgocciolare sull'uscio, e mi fissavi.-
-Sì.-
Rido. È un ricordo buffo. Di nuovo, penso che sembra passato più tempo di quanto ne sia passato in realtà.
-Perché ridi?-
Chiede lei.
-Niente. È che…Non lo so, ti sarò sembrata scema.-
-Uhm, non mi ricordo cosa ho pensato. Forse che sembravi disorientata. Come i miei compagni quando si ricordano della verifica dieci minuti prima. Ma in fondo avevi tutte le ragioni per esserlo.-
-Lo credi?-
-Sì! Avevi una sconosciuta in casa…-
Dopo una pausa di silenzio, dico:
-Sono felice che ci siamo incontrate.-
-Davvero?-
Alessia sembra stupita.
-Sì…Cioè, so che siamo diverse e abbiamo iniziato col piede sbagliato, ma tu mi hai aiutata.-
-A fare?-
-A cambiare. In meglio. A capire che potevo…Affrontare i problemi. E essere ottimista. Mi hai trasformata.-
-Sono contenta di averlo fatto. Siamo alleate.-
-No. Siamo amiche.-
Alessia sgrana gli occhi, si ferma, e mi fissa. È perché non ci ho mai chiamate così? Di sicuro. Lei non se lo aspettava, ma aspettava il momento. E credo anche da tanto.
Dopo un po' che mi sta fissando, mi abbraccia. È una cosa improvvisa, e inaspettata, e quasi strana, perché io abbraccio poco le persone. Faccio un piccolo sussulto. Ma ricambio. È un abbraccio incerto, ma mi rendo conto che è bello avere un’amica vera su cui poter contare. Non una coinquilina. O un'alleata. O una compagna di vasca. O una che ti aiuta a studiare. Un'amica.

Ciao a tutti!!
Ok, anche questo capitolo non è molto lungo ma ci tenevo a finire con la scena tenera...😂
Fatemi sapere cosa ne pensate e ci vediamo sabato!🤗
16_writer 💙

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