Capitolo 10: Un piano in formato USB

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Arriviamo a casa ed entro subito in camera mia. Mi siedo sul letto e mi metto ad ascoltare un po' di musica. Alla fine, quasi senza che io me ne accorga, le mie palpebre si fanno pesanti e mi addormento. Faccio uno strano sogno: sono a scuola, seduta sul banco, ma all'improvviso la prof. di geostoria mi sfida a chi arriva prima alla fine del corridoio. Sono molto più avanti di lei, ma poi Stefano mi tira addosso un tubetto di crema per le storte e io cado, rotolando in salita fino alla fermata. Salgo sull'auto, i miei genitori sono alla guida, ma non mi riconoscono. Mi vado a sedere saltellando su una gamba sola e trovo Martina e Alessia ad aspettarmi: stanno guardando fuori dal finestrino perché una macchina guidata da Francesco sta cercando di tamponare l'autobus. Quando sta per riuscirci, la voce di Alessia mi sveglia. Sta chiedendo a mia madre se sto studiando.


-Non lo so, non credo.-


Risponde lei.


-Ok, grazie.-


Dice Alessia. Poi la sento avvicinarsi verso la porta di camera mia. Mi metto a sedere sul letto e lei bussa.


-Avanti.-


Dico.


-Ciao Ire! Che facevi? Ti disturbo?-


-No no. Beh, in realtà stavo dormendo, ma stavo facendo un sogno assurdo, quindi...Grazie per avermi svegliata.-


-Oh ok. Che sognavi? Puoi dirmelo?-


-Lascia perdere, non lo capiresti. Ci sono troppe storie dietro.-


Devo dirle della gara e di Stefano, ma non ho voglia ora. Quindi cerco di evitare l'argomento e di restare seduta sul letto per non far vedere che zoppico. Alessia mi racconta qualche aneddoto del turistico, e poi mi chiede se oggi devo fare tanti compiti. Sto per prendere la palla al balzo, dire di sì e chiederle di uscire, quando sento la voce della mamma di Alessia ci chiama dalla cucina:


-Irene, Alessia, volete fare merenda? Ho fatto il ciambellone al cioccolato.-


-Arriviamo!-


Le dice Alessia


-So che lo adori. Lo compri sempre al bar del centro sportivo.-


Aggiunge poi sorridendo. È vero. Sembra quasi che mi spii, ma questo è stato un gesto carino. Solo che ora dovrò per forza alzarmi dal letto, perché non posso rifiutare. E sinceramente, non voglio. Cerco di non far vedere troppo che la mia caviglia non è al massimo, ma Alessia se ne accorge lo stesso.


-Solo un attimo mamma, Irene mi fa vedere una cosa e arriviamo!-


Dice. Poi accosta la porta.


-Siediti.-


Mi dice.


-Che ti prende?-


Le dico io cercando di far finta di niente.


-O me lo dici tu chi è stato, o ti assillerò finché non lo scoprirò da sola.-
-Di che parli?-
Chiedo, facendo finta di nulla. Ovviamente è un tentativo inutile: Alessia alza le sopracciglia, incrocia le braccia al petto e mi guarda, in attesa che io parli.


-Ma perché pensi che debba per forza essere stato qualcuno?-


Le chiedo. Questa arrampicata sugli specchi durerà ancora per poco, me lo sento. Infatti alla fine Alessia dice.


-Perché, non è stato qualcuno?-


Abbasso lo sguardo. Perché nasconderle ancora la verità? Le racconto in breve la corsa, da Martina che mi saluta a me che minaccio quel tipo, a Stefano che mi sgambetta fino ai miei compagni che, incredibilmente, mi difendono.

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