Capitolo 28: Quando Cupido non prende la mira

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È finita.
È finalmente finita.
Ho dato, almeno negli ultimi mesi, tutta me stessa, ed ora non mi resta altro che aspettare una settimana e sperare che sarò premiata per questo.
Intanto, però, è finalmente finita.
Con questi pensieri, mi sveglio la mattina dell'8 giugno, alle sei e mezza come al solito, ma per l'ultima volta, almeno fino a settembre.
Mi reco in cucina, dove il sole sempre più caldo ha fatto capolino sempre più in anticipo dai vetri della finestra. Alessia, che deve fare un tragitto più lungo ed è ritardataria e lenta tanto quanto me, si è già svegliata da un pezzo e ha finito la colazione.
-Come fai a bere il caffellatte a giugno?-
Le chiedo mentre apro il frigo.
-Come fai a bere il latte freddo a...Beh, sempre? Non ti stomaca?-
Ribatte lei.
-No.-
Affermo appoggiando la ciotola e la bottiglia sul tavolo, insieme a una busta piena di cereali.
-E a te quel coso caldo non fa prendere fuoco agli organi interni? Capisco d'inverno, ma d'estate...-
Continuo, mentre mi accingo a riempire la ciotola di latte.
-No.-
Risponde Alessia.
-E parla a bassa voce: tua madre dorme...Devo ripetertelo ogni mattina?-
-E io devo ripeterti ogni mattina che lei non si sveglia neache con l'esplosione di una bomba?-
E non è uno scherzo.
Come ho già raccontato ad Ale, quando avevo sei anni e abitavo ancora a Castellitano, c'era stata una tentata rapina alla banca vicino casa nostra ed era effettivamente esplosa una bomba.
Non era stata una grandissima esplosione, e per fortuna nessuno si era fatto nulla perché nessuno era nelle vicinanze alle quattro e mezza del mattino, ma si era sentito un rumore tremendo che aveva fatto accorrere tutti gli abitanti della zona su finestre e balconi.
Io ero rimasta in braccio a mio padre, con le lacrime che sgorgavano a fiumi a causa del terrore che, come suggerito dalla mia mente di bambina, qualche guerra sarebbe presto iniziata e saremmo saltati tutti in aria per colpa dei missili lanciati da un robot.
Mio padre, dal canto suo, tentava di tranquillizzarmi gridando dal balcone "guarda! Le sirene della polizia!" e creando in me la piccola speranza che i responsabili sarebbero finiti in prigione al più presto.
E mia madre?
Mentre tutto questo avveniva, era rimasta a dormire beata.
Aveva appreso la notizia il giorno dopo, da una sua collega, perché ancora non aveva uno smartphone per leggere la cronaca, e aveva chiesto a mio padre cosa avesse visto lui.
Anche io avevo partecipato al racconto, spiegando molto semplicemente come la guerra dei robot fosse stata sventata.
In ogni caso, fantasia della piccola me a parte, da quel giorno avevo imparato che mia madre non si sarebbe MAI E POI MAI svegliata a causa dei rumori, non importava quanto forti fossero. E avevo anche imparato che avrei dovuto per sempre svegliarla io, anche nel periodo scolastico, dandole delle pacche sulla spalla mentre i miei piedi già correvano in direzione della fermata.
Oggi, a scuola, c'è un aria festosa: fa molto caldo, e quasi tutti gli studenti sono in giardino a chiacchierare e festeggiare, dato che tutti i professori danno il permesso di fare ciò che vogliono ai propri alunni, avendo meno voglia di loro di fare lezione.
Le classi quinte mettono la musica a palla collegando i telefoni alle casse bluetooth che hanno portato. A un certo punto, persino un prof., precisamente il mio ex prof. di Lettere, mette a disposizione la sua cassa personale. Dopo pochi minuti della miglior musica contemporanea, il povero amante della poesia fa una ritirata strategica tra le risatine dei ragazzi.
Io osservo la scena seduta su un muretto del giardino.
Non sto facendo nulla di che: prendo il sole e aspetto Martina, che è andata a salutare una sua amica dello scientifico.
A volte mi fa strano pensare che, dati i nostri trascorsi e le nostre diversità, siamo riuscite a legare a tal punto. Ma forse questo la renderà un'amicizia duratura.
Mentre osservo i ragazzini del primo anno (quelli "legittimi", non come me) tirarsi addosso l'acqua delle bottigliette, sento una fastidiosa presenza alle mie spalle e due occhi puntati sulla mia schiena. Mi volto di scatto, solo per scontrarmi con il suo sguardo... inespressivo. Sì, esatto, non ha la sua solita faccia arrogante. A dire il vero, non ha appunto nessuna faccia.
Aggrottò le sopracciglia.
-Stefano? Cosa vuoi?-
Mi rendo conto di quanto siano acide le parole che ho appena pronunciato. Ma con lui... È ovvio che mi venga spontaneo.
-Ciao Dos-...Ehm, Irene.-
"Si è appena corretto chiamandomi per nome?"
Penso meravigliata.
"Che sta succedendo?"
-Io...- continua, ora chiaramente a...Disagio?-...Vorrei chiederti una cosa...-
"Ah, ecco svelato il mistero. Vuole qualcosa."
-Se intendi un calcio nei tuoi gioielli che ti rispedisca da dove sei venuto, ti accontento volentieri.-
Ringhio.
Sento ancora la puntura dell'ago, il dolore all caviglia e all'ochio, e le parole che rivolse a Martina. Non posso essere gentile con lui.
Stefano stringe i pugni, come se tentasse di controllarsi. Cioè, LUI deve controllarsi? Ma andiamo.
-No...Davvero...Per favore, ascoltami.-
Tentenna.
Alzo gli occhi al cielo, pregando che Martina si sbrighi ad arrivare.
-Spara.-
Lui diventa paonazzo.
-Hai...Hai presente quell'amica di Tarsi che...-
-Tarsi?-
Alzò un sopracciglio.
Lui sbuffa, ma poi appena lo guardo male si ricompone. Beh, almeno punzecchiarlo è divertente.
-Martina. Dicevo, quell'amica di Martina che...Che sta in 1DS?-
-Stella?-
Non capisco dove vuole andare a parare.
La ragazza è una nuova alunna, trasferitasi da poco nel quartiere di Martina, che si è trovata costretta a venire in questa nuova scuola anche se mancava poco alla fine. È con lei che la mia amica sta parlando: sono molto simili e vanno d'accordo. Si incontravano sempre sull'auto, poi hanno iniziato a chiacchierare e da lì hanno stretto amicizia. Me l'ha anche presentata e devo dire che sembra molto simpatica.
Ma tornando al problema bipede che ho davanti, mi chiedo cosa c'entri lei con lui.
Tornando rosso come lo smalto della prof. cinquantenne di conversazione francese, Stefano dice con fatica:
-Sì...sì, lei.-
Ha gli occhi...Strani. Come se... Brillassero?
"Che sta succedendo?"
Mi chiedo, mentre un pensiero inquietante si fa strada nella mia mente.
Stefano prosegue, ormai irrimediabilmente tinto di rosso.
-Lei...Lei mi...-
Prende un grosso respiro e poi dice:
-Mi piace, ecco, l'ho detto!-
Ma la sicurezza che era momentaneamente apparsa sul suo volto ci mette molto poco a svanire.
Da rosso, il suo viso diventa bianco lenzuolo.
-L'ho...L'ho detto? L'ho detto? Oddio...Oddio, l'ho detto.-
Farfuglia.
"L'ha detto."
Penso io.
Ma che diamine, che razza di situazione improbabile è mai questa!?
Stefano continua a balbettate finché non lo fermo. Mi sfrego gli occhi con pollice e indice mentre abbasso la testa disperata.
Ma perché non l'ho picchiato prima?
Senza cambiare posizione, gli dico:
-Ok... Quindi, riassumendo: a te, Stefano Corsi, sportivo, bullo e re dei deficienti, piace Stella Mori, la ragazzina timida, gentile e fragile che non farebbe male a una larva di mosca?-
-Sì.-
Ok. Ok. L'ha davvero detto. Quindi ne è davvero convinto.
-E si può sapere perché, di grazia? E soprattutto si può sapere cosa diavolo c'entro io?-
Dico, tornando a guardare in faccia il mio interlocutore.
-Beh- inizia -Inanzituto ha un bellissimo nome. E poi è davvero carina: ha tutti quei ricci mori e gli occhi scuri e profondi e...-
-Va bene va bene va bene.-
Interrompo la scena imbarazzante scuotendo le mani aperte davanti a me.
-Ho capito. La trovi bella fisicamente. Ma c'è anche dell'altro?-
Indago, scoprendomi più curiosa del previsto a voler conoscere i fatti amorosi di Stefano Corsi. Ma dopotutto, lui mi ha coinvolta, no? Dovrò pur sapere in cosa.
La sua risposta mi sorprende:
-Mi piace il suo carattere. L'ho vista, l'ho sentita parlare: è forte e coraggiosa, ma allo stesso tempo gentile. Non ci crederai, ma...- abbassa lo sguardo e prende a giocherellare coi lembi della t-shirt -... dall'ultima volta che abbiamo avuto a che fare, ho riflettuto molto su...La mia vita in generale. Sì, lo so, è un discorso patetico e sei libera di non credermi, ma...Vorrei migliorare come persona e sento che lei potrebbe aiutarmi.-
Lo guardo. Sto davvero parlando con la stessa persona che, pochi mesi fa, era riuscita a spedirmi al pronto soccorso?
-Sono delle parole molto belle, e tu sei libero di cambiare quanto ti pare, ma...In tutto questo io cosa c'entro?-
Stefano stringe il tessuto più forte.
-Lei...Lo sai perché dico che è forte e coraggiosa? Perché l'ho vista. E poi...Ho visto loro.-
-Loro?-
-Sono di terzo. La aspettano nella via di casa sua, quella un po' sperduta all'angolo con la pizzeria. Ne ho contati almeno cinque. Uno le fa una corte sfacciata e si diverte a infastidirla e prenderla in giro insieme agli altri. E invece di picchiarli lei non si scompone: si limita a rispondere in modo decisivo e tagliente e a tirare dritta. Ma ho davvero paura che, un giorno, si spingeranno oltre e le metteranno le mani addosso.-
Non rispondo.
Stefano sa, oh se lo sa, che ormai da mesi questioni come questa mi toccano molto, e le prendo quasi sul personale. Quindi ecco spiegato il motivo per cui ha chiesto il mio aiuto: sa che non potrei mai rifiutare. Ma cosa si aspetta che faccia? E soprattutto... Perché non lo fa lui?
-Irene?-
Stefano mi richiama alla realtà.
-Schifosi.-
Dico solo.
-Lo so. Hai intenzione di...Aiutarmi?-
Mi guarda negli occhi con uno sguardo stano, che non gli ho mai visto: triste ma allo stesso tempo speranzoso.
-Prima spiegami una cosa: perché non puoi affrontarli tu quegli idioti?-
Lui fa un sorrisetto.
-Perchè, non è ovvio?-
Chiede. Poi, senza aspetta aspettare la mia risposta, prosegue:
-Io...Sono un codardo, Irene. Mi atteggio da duro, ma ho paura della mia stessa ombra. L'unico motivo per cui mi sentivo di affrontarti era il supporto di quelli che consideravo amici. Da solo non posso fare nulla.-
-E perché io dovrei potere?-
-Perchè tu hai un fuoco dentro!-
Esclama, lasciandomi interdetta.
-Un...Fuoco?-
-Ma sì!-
Conferma lui convinto.
-Nel senso che sei una persona tosta! Non ti fermi mai! È evidente!-
Ok. È vero. La testardaggine è un'arma a doppio taglio, ma ho sempre corso il rischio di avvalermene perché altrimenti sarei stata persa.
Ed è anche vero che, in effetti, la risposta di Stefano è alquanto eloquente: ho sempre pensato fosse un codardo idiota che si faceva grosso circondandosi di altri idioti.
Però... È stato anche furbo. Come ho già detto, ha toccato un tasto importante per me. Quando è venuto a chiedermelo, sapeva che non mi sarei mai tirata indietro dall'aiutare una ragazza vittima di quegli schifosi.
-Va bene.-
Dico.
Lui mi guarda quasi sorpreso.
-Cosa?-
Chiede.
-Come cosa? Sono tre ore che me ne stai parlando! Stella! Ti...aiuterò. Ma sappi- gli punto il dito contro- che lo faccio per lei, non per te. E che secondo me per conquistarla faresti meglio ad arrangiarti da solo...Ma fa come ti pare.-
Lui sgrana gli occhi per qualche secondo, poi mi salta addosso urlando:
-Grazie! Grazie! Grazie Irene!-
Io, dopo un attimo di sorpresa e shock, tento di levarmelo di dosso.
-Ehi! Togliti immediatamente!-
Urlo.
Lui diventa di nuovo tutto rosso e fa dei colpi di tosse.
-Ehm...Sc-Scusa. Hai ragione. È che sono felice. E grato, cosa che non credo di essere mai stato. Forse...Forse ora lei mi noterà.-
-Fa' che non noti i lati pessimi di te...-
Rispondo.
-Oggi comunque devo correre in piscina subito dopo scuola, quindi non posso aiutarti.-
-Ma...Ma è l'ultimo giorno...Poi non ci sarà più la possibilità.-
-Oh, sta pur certo che non si fermeranno con l'inizio dell'estate.-
Replico.
-Ma devi proprio andarci a questa benedetta piscina?-
Sbuffa lui.
-Non salterei per nulla al mondo, figuriamoci per te.-
Metto in chiaro.
Non iniziasse a fare il deficiente se vuole il mio aiuto.
-Hai detto che non lo stavi facendo per me.-
Osserva.
Accidenti. Stavolta mi ha incastrata, lo ammetto.
-Non salto lo stesso.-
Rispondo, prendo lo zaino e me ne vado lasciandolo lì, con la bocca aperta su una frase mai iniziata.
E mentre mi incammino per i corridoi della scuola alla ricerca di Martina, e la intravedo in 1LS a parlare proprio con Stella, mi chiedo ancora come sia possibile che a Stefano piaccia una come lei. Che aveva in mente Cupido quando ha tirato quella freccia?

L'ultimo giorno di scuola si conclude in fretta, tra musica, coriandoli, applausi e gavettoni. Saluto Martina e altri ragazzi con un abbraccio. Gli studenti del quinto anno urlano, si danno pacche e imprecano contro le mura della scuola da cui finalmente usciranno. Intravedo i ragazzi della 2B, i miei ex compagni, quelli che al contrario di me ce l'hanno fatta e sono andati avanti, mentre io sono rimasta indietro. Scuoto la testa. No. Non è il momento di pensarci ora. Sono certa che quest'anno andrò avanti anch'io.

-Stella? Ma quella lì di cui mi hai parlato...L'amica di Martina no?-
-Proprio lei.-
-E piace a Stefano?!-
-Proprio così.-
-Sì sicura di non aver vissuto un sogno?-
-Io lo definirei più un incubo, ma... Sì. Sono sicura.-
Sto raccontando l'assurda faccenda ad Ale, quando nella palestra irrompe Francesco, in ritardo. Lui non è mai in ritardo. Che sta succedendo?
-Come sapete, io sono l'allenatore anche di un'altra squadra, precisamente della squadra maschile del centro sportivo di Ponte Pisani.-
Spiega rapidamente.
"Ok, primo, non lo sapeva nessuno, e secondo... Maschile? Ma dai... Perché la cosa non mi stupisce neanche un po'?"
Penso.
-Da oggi e fino alla fine delle Gare Provinciali vi allenerete insieme.-
Conclude.
-Avremo molta compagnia.-
Mi sussurra Alessia.
Sei ragazzi entrano nello spogliatoio e ci salutano.
-Ma Ponte Pisani non è dove ti eri persa l'altro giorno?-
Mi chiede dopo un po' la mia amica.
-Sì, è dove ho incontrato quel-
Mi blocco di scatto, quando proprio mentre sto rivivendo con la mente quella scena, i miei occhi si scontano con altri occhi dalle inconfondibili sfumature azzurro-verdi. Anche con la cuffia, non ho alcun dubbio. E quando mi accorgo di essere rimasta per troppo tempo a fissare quelle iridi, la fatidica domanda torna ad affacciarsi nella mia mente, stavolta preoccupandomi leggermente di più: perché diavolo Cupido non prende la mira?

Ciaoooo!!
Sì. Lo so. Sono passate di nuovo settimane e settimane. Sono imperdonabile. Ma... Questo capitolo presenta delle novità...O meglio: il ritorno di una novità. Chi sarà il misterioso Cenerentolo dagli occhi bellissimi?😏
Lo scoprirete!
Ci vediamo al prossimo capitolo, e grazie a chi continua a leggere la mia storia!♥️
16_writer💙

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