Quel pomeriggio, racconto ad Ale la storia di Stella. Seduta sul bordo del letto, ascolta ogni parola con gli occhi sgranati. Ah, per precisare, non si è svegliata a mezzogiorno, quindi non si è beccata nessun cubetto di ghiaccio nella maglietta. Almeno per stavolta.
-Non riesco a credere che esistano persone con un numero di neuroni così basso.-
Commenta.
-Vi ha fatto male?-
-No, grazie al cielo no, ma...Mi ha fatto sentire...Non lo so, in un modo che non mi è piaciuto nemmeno un po' Ale.-
-Che intendi?-
-Mi sono sentita...Debole. Vulnerabile. Come se tra le sue mani non avessi un briciolo di forza.-
-Oh no Ire, non devi sentirti così, no...-
-Tranquilla, tranquilla, lo so. E' stato solo per un attimo, non mi faccio intimorire. Ho ancora intenzione di aiutare Stella.-
-Ho capito. Così si fa! Avete già una qualche idea?-
-Purtroppo no, ma ce la faremo venire. Domani tornerò da lei. Vuoi venire anche tu?-
Alessia si rabbuia.
-No, io...Non posso domani.-
-Come mai? Successo qualcosa?-
Chiedo, notando il suo repentino cambio d'umore.
-Domani viene mio padre a casa. Mia madre ha detto che devono parlarmi. Come se non lo sapessi già. Ma poi, che razza di modo è di far stare tranquilla una persona? "Oh tesoro, devo dirti una cosa importante ma non ti dirò cosa fino a domani, in modo tale da tenerti sulle spine e in ansia per le prossime ventiquattro ore"-
Risponde lei stringendo i pugni.
-E tra l'altro...Quanto altro avevano intenzione di aspettare prima di dirmelo?-
-Oh, Ale...Mi dispiace così tanto...Io...Vorrei poter fare qualcosa...-
Le parole mi muoiono in bocca davanti alla faccia triste della mia amica. Sono la prima a sapere che in queste situazioni c'è ben poco che gli altri possano fare, anche se sono persone a te care. La forza devi trovarla dentro di te. E' come una fiamma che brucia: finché resterà accesa, avrai sempre la possibilità di superare le difficoltà.
Questa frase me la disse mia nonna, quando due anni fa anch'io ero nella stessa situazione di Ale. Abita in un paesino in Abruzzo, perciò la vedo solo qualche volta in estate. Mi sta molto simpatica, è sempre allegra, è un'ottima cuoca come tutte le nonne e sa sempre dare ottimi consigli.
Quel pomeriggio dell'estate della terza media ero seduta sui gradini di pietra fresca del suo giardino, e guardavo le montagne. Le guardavo e sospiravo, ricordando le lunghe passeggiate insieme a mio padre. Questa mia nonna è sua madre, perciò lui, che era cresciuto in paese prima di trasferirsi in città, conosceva molto bene quei sentieri che attraversavano i boschi, e mi ci portava sempre. Anche a mia madre piaceva abbastanza, soprattutto quando facevamo una passeggiata in particolare che portava a una grande spianata tra gli alberi. Ricordo perfettamente che, dopo salite ripide e discese verticali, dove grossi sassi ti rotolavano sotto i piedi e rischiavano di farti cadere, si arrivava a questa enorme pianura. Faggi e querce d'un tratto scomparivano, come se si fossero messi d'accordo, lasciando il posto a una vasta distesa piatta di erba e cespugli qua e là. Non c'era niente a disturbare lassù. Solo il cielo sopra e i fiori sotto.
-Fai un urlo! Nessuno potrà mai sentirti quassù!-
Mi disse una volta mio padre. All'inizio ero titubante: non volevo squarciare il silenzio della montagna. Ma poi mi decisi e fu una delle sensazioni più liberatorie che avessi mai provato.
Gridai gridai e gridai e le mie parole rimbombarono mille volte tra le pareti rocciose.
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Girl swim power
General FictionL'acqua è un elemento fondamentale, che ci culla e ci protegge da miliardi di anni. Dentro l'acqua, tutto diventa surreale, rilassante, sognante. Lo sa bene Irene, quindicenne dal carattere forte, che nelle vasche del centro sportivo affoga nuotando...