La mattina dopo è la mattina di un giorno triste, come non ne vedevo da tanto a casa mia. Prima dell'arrivo di Alessia, era spesso così: giornate intere in cui io e mia madre camminavamo per casa e vivevamo la nostra vita senza dire una parola, come ombre, come se non vivessimo nemmeno insieme.
E oggi sembra essere proprio così, almeno per ora. L'unico suono che si sente è quello dei sospiri. Sono sola in camera mia, Alessia è di là che studia per provare a occupare la mente in qualche modo, mentre io sento la musica per provare a riempire quel silenzio triste.
A un certo punto mi arriva un messaggio:
Ale💙: Ehi
Io: Ehi.
Io: Come stai? Meglio?
Ale💙: Più o meno, ma stare chiusa qui mi farà stare peggio, sto per esplodere.
Ale💙: Usciamo?
Io: Ora?
Ale💙: Si, perché, non ti va?
Io: Certo che mi va ma…Non penso ci faranno uscire.
Ale💙: Capiranno che è per il bene della nostra salute mentale…E poi così andiamo a fare la fotocopia per Ale.
Io: Non pensavo te la sentissi
Ale💙: Non mi sento di fare nulla, in realtà, quindi non cambia molto. Ma se proprio preferisco uscire e provare a distrarmi…E comunque questa cosa va fatta, non si tratta solo di me.
Io: Non sei obbligata.
Ale💙: CI VOGLIO ANDARE.
Io: Va bene calma, ho capito. Chiediamo il permesso e incrociamo le dita.
Ale💙: Brava amichetta🤗
Ale💙: 😂❤
Io: 😎
Io: 😂❤
Decidiamo di andare insieme a chiedere prima il permesso alla mamma di Alessia, poi andremo dalla mia.
Bussiamo alla porta della camera.
-Chi è?-
Si sente da dentro.
-Mamma, siamo io e Irene.-
Dopo qualche secondo, la mamma di Ale dice:
-Entrate.-
Era un sacco che non entravo in quella camera. Anche quando ci vivevano i miei zii, ci andavo poco, solo per studiare ogni tanto quando ancora lo facevo.
-Cosa ti serve?-
Chiede ad Alessia sua madre.
-Volevo chiederti se posso uscire con Ire. Ora. Per andare a farci una passeggiata.-
-E come mai è venuta anche lei se posso chiedere?-
In effetti mi sento leggermente di troppo.
-Non lo so…Così.-
Dice Ale restando vaga.
-Va bene…Sì, esci pure. Irene, forse però tu dovresti chiedere a tua madre.-
-Oh, sì, sì, certo. Ora ci vado.-
Dopo un attimo di esitazione aggiungo:
-Grazie.-
Non so quanto senso abbia ringraziare per un permesso che non è stato nemmeno concesso a me, ma pazienza. Non so perché, mi sono sentita di doverlo dire.
Mia madre, al contrario della mamma di Ale, si mostra ovviamente molto più scettica.
-Quando hai intenzione di fare i compiti?-
Chiede.
Le mie labbra si trattengono a stento dall'urlare “mai".
A un certo punto, anche Ale prova a convincerla.
-Per favore, mia madre ha già detto di si, volevamo solo…Svagarci un po'.-
La tristezza nella sua voce purtroppo non è finta. Il motivo per volersi svagare non le manca.
Alla fine, mia madre si convince.
-Va bene.-
Dice.
-Ma non tornare tardi, e domani studia.-
-Si…-
Rispondo io cercando di nascondere il tono infastidito.
Odio che mia madre mi dica quando studiare. Sono libera di gestirmela come voglio. Lo so che non me la cavo troppo bene, ma sono determinata a imparare da sola.
-Sono felice che ci abbiano lasciate andare. Mi serviva proprio.-
Dice Ale più tardi, mentre siamo sull'auto in direzione del centro sportivo.
-Sì, l'avevo capito. Però ti vedo meglio.-
-Un po'.-
Ale guarda fuori dal finestrino.
-Dai, suona che dobbiamo scendere.-
Dico a un certo punto io, terminando quel discorso che, a quanto pare, è decisamente ancora troppo spinoso per essere affrontato.
Il centro sportivo è molto meno affollato del solito, proprio come lo ricordavo.
Non posso trattenermi dal sorridere quando vedo la hall vuota, senza atleti tranne qualche ritardatario che corre con la borsa a tracolla, senza bidelli, ma soprattutto senza il direttore. La stanzetta dietro la reception risulta essere libera.
Io e Ale, per non destare sospetti, ci sediamo alle poltroncine come se stessimo aspettando qualcuno, nell'attesa che la hall si svuoti completamente. Quando anche l'ultimo ragazzo è entrato nel corridoio degli spogliatoi e restiamo sole, ci guardiamo negli occhi.
È il momento.
Ci alziamo e ci dirigiamo verso l'ufficio del direttore. Davanti alla porta chiusa esitiamo per un attimo.
-Chi va?-
Chiede Ale.
-Pensavo saremmo andate entrambe.-
Dico.
-Forse sarebbe meglio se una di noi due restasse a fare da palo.-
-Giusto. E...Chi fa da palo?-
Decido che voglio andare fino in fondo. Ormai sono qui e non mi tirerò indietro. In più, Alessia non è nelle condizioni per sopportare la paura (perché di questo si tratta, ed è più che normale) di entrare lì e prendere quel foglio.
Per far capire anche a lei la conclusione a cui sono arrivata, invece di rispondere entro nell'ufficio e socchiudo la porta alle mie spalle. Da dentro, dico ad Ale:
-Se arriva qualcuno, chiamami. Metterò il telefono in vibrazione, così sentirò solo io. E in qualche modo troverò un nascondiglio.-
-Cercalo già da ora.-
Suggerisce lei.
-Giusto.-
Mi guardo intorno.
Ci sono una serie di piccole librerie in fila piene di raccoglitori e quaderni, una cassettiera con sopra una grande coppa, delle mensole con altri premi e una scrivania piena di scartoffie, timbri e penne. C'è anche la famosa fotocopiatrice.
"Dove cavolo mi nascondo?"
Penso.
A un certo punto, dopo essermi scervellata per un po', noto che la porta, se viene aperta, arriva quasi a toccare una delle librerie. Quindi copre cosa (o chi) c'è dietro, e la libreria copre il lato. Beh. La soluzione era accanto a me
"Meglio di niente."
Mi dico. Poi informo Alessia
-Ho trovato un nascondiglio.-
-Bene. Ora sbrigati.-
-Sì, ma prima devo trovare quel foglio.-
-Corri, ti prego.-
-Sì, Ale, calma.-
Non mi piace essere messa sotto pressione, ma ha ragione. Devo muovermi.
Metto il telefono in vibrazione e mi avvicino alla libreria con i raccoglitori e noto che sono etichettati con dei nomi. Che siano quelli degli istruttori, come funziona in sala professori?
Faccio scorrere lo sguardo sulle varie etichette finché non scorgo il nome di Dameroni Alessandra.
"Bingo."
Prendo il raccoglitore, lo apro, e trovo tantissimi fogli e moduli perfettamente in ordine, messi dentro bustine di plastica. È sempre stato un pregio di Ale, è super organizzata. Ora mi tornerà utile.
Sfogliando le pagine trovo finalmente quello che cerco, e non riesco nemmeno a crederci.
Tiro fuori dalla bustina il foglio.
Sopra c'è scritto, in sintesi, che la giuria autorizza la squadra femminile della categoria esordienti( quindi è ancora valido) a partecipare alle Gare Provinciali con una squadra di cinque membri anziché sei, e poi ci sono le firme dei giudici e di Ale.
Porto con me il raccoglitore e lo appoggio sulla scrivania, poi metto in funzione la stampante, inserisco il modulo dentro e il foglio bianco, e faccio la fotocopia. Poi spengo tutto e rimetto tutto apposto.
Sto per uscire dalla porta con la fotocopia in mano e tirare un sospiro di sollievo, quando il telefono nella tasca dei miei jeans inizia a vibrare.Ciao a tutti! Dovete davvero scusarmi per questi capitoli super brevi, ma non ho nulla di pronto da parte e i miei prof. non si decidono a placarsi...
Appena possibile scriverò di più, promesso, intanto però cercherò di non mancare nessun appuntamento!
Grazie per la pazienza😅
Ci vediamo sabato!❤
16_writer💙
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Girl swim power
General FictionL'acqua è un elemento fondamentale, che ci culla e ci protegge da miliardi di anni. Dentro l'acqua, tutto diventa surreale, rilassante, sognante. Lo sa bene Irene, quindicenne dal carattere forte, che nelle vasche del centro sportivo affoga nuotando...