La mattina seguente, la mattina del primo giorno di vacanze, il sole splende, i raggi illuminano la stanza, gli uccellini cinguettano e poi mi sveglio dal mio bellissimo sogno. Il motivo è la pioggia: scende dal cielo grigio-azzurro e picchietta insistentemente sui vetri e sul tetto. Accanto alla finestra, non sento i passerotti, ma lo stupido e insistente verso di quell'inutile volatile denominato "tortora" che ha deciso di nidificare sopra l'albero su cui si affaccia la mia stanza.
Tutto molto bello.
Si preannuncia una fantastica estate.
Vado in cucina e vedo che sono quasi le dieci. Faccio colazione al volo, poi vado a svegliare Alessia scuotendola leggermente.
-Ale...-
-Mamma...-
-Non proprio. Svegliati...Sono le dieci e io devo andare da Stella. I grandi capi sono al lavoro. Se ti riaddormenti ti alzerai a mezzogiorno e lo sai.-
-Papà...-
Mi blocco d'istinto. Allora sta davvero sognando.
Sorrido, e la lascio vivere quel sogno ancora un po'. Che ritrovi suo papà almeno nel mondo onirico.
Vado a lavarmi e infilo una t-shirt e dei leggins, poi mi faccio la solita coda e infine torno in camera di Ale.
-Ti ho risparmiata una volta e non lo farò due, alzati immediatamente!-
Dico, ma dentro di me sono ancora intenerita dalla scena di prima.
-Cosa..-
Alessia si risveglia confusa al suono delle mie parole.
-Sto andando da Stella.-
Dico, senza curarmi troppo del fatto che probabilmente è ancora mezza addormentata e avrà capito sì e no due parole.
-Mh mh-
Mugugna.
-Se ti riaddormenti ti metto i cubetti di ghiaccio nella maglietta.-
La minaccio, poi esco di casa.
Lo farò davvero?
Lo scoprirete con lei.
Mi dirigo verso la fermata e aspetto l'auto che va ai Tre Colli, il piccolo quartiere dove abita Martina, a dieci minuti da Borgoforte. Quando arrivo, mi incammino per le strade deserte e cerco di orientarmi. Conosco abbastanza bene la zona, soprattutto da quando avevo iniziato a venirci per fare ripetizioni con Martina.
Stefano mi ha detto che Stella abita vicino alla pizzeria, e non ho avuto bisogno di precisazioni: c'è solo una pizzeria ai Tre Colli, e fa effettivamente angolo con una strada sperduta, costeggiata da prati la cui erba, in questa stagione, inizia a seccarsi. Non ci sono macchine e l'asfalto è rotto, pieno di buche. Ci sono poche case, una deve per forza essere la sua.
Arrivata quasi in fondo alla via, sento delle voci. Mi nascondo dietro un muro e comincio ad ascoltare:
-Eddai, stellina, scendi....-
-Su, che non ti facciamo niente...-
-Non farmi perdere la pazienza, rispondi!-
-È inutile che ti nascondi!-
Riconosco almeno quattro voci diverse. Devono essersi appostati sotto casa di Stella.
-Andate via! Chiamo i carabinieri, ve lo giuro!-
Questa è lei. Da quanto tempo saranno lì sotto? E soprattutto, sarà solo oggi? A giudicare dai racconti ho i miei dubbi.
-Ma che chiami...Idiota...Non fai nemmeno in tempo a spiegargli come ci si arriva, in questo buco di quartiere, che sono già venuto su e...Beh...Ti lascio indovinare...Eh eh...-
Risponde la prima voce.
Che schifo.
Devo fare qualcosa, ma cosa?
Realizzo solo in questo istante che non ho, effettivamente, un piano. Mi sono precipitata qui senza avere ben chiaro come agire. L'unica cosa a cui avevo vagamente pensato era effettivamente minacciarli di chiamare i carabinieri, ma hanno già fatto chiarezza su questo punto.
Studio un po' la situazione: la prima cosa che mi verrebbe da fare d'istinto sarebbe andare da loro e dirgliene quattro, e sinceramente tirargli un paio di calci. Ma sono in superiorità numerica e anche fisica, quindi meglio lasciar perdere lo scontro diretto. L'unica cosa che posso davvero fare a questo punto, anche se a malincuore, è aspettare e sperare, che se ne vadano. Sempre se se andranno. Poi magari potrò parlare con Stella. Mi auguro solo che non debba per forza uscire di casa...
Resto nascosta dietro quel muro per una mezz'ora buona, con le gambe che iniziano a fare male, i muscoli mezzi addormentati e le orecchie piene di stupidaggini e volgarità, finché la banda del circo non molla la presa e li sento dire:
-Vabbè...Ringrazia che mio padre torna a casa presto oggi e non si deve accorgere che sono uscito...Ma torno domani, sta tranquilla...E non da solo...-
È sempre quello dei carabinieri che parla.
-Aspettaci stellina...-
Aggiunge un altro, e tutti ridono.
Il primo che ha parlato dev'essere quello che è innamorato. Che poi. Innamorato. Quello non è amore. È voler possedere una ragazza contro la sua volontà, come se fosse un trofeo da sfoggiare.
Mi nascondo meglio, poi quando sono certa che se ne siano andati, esco allo scoperto, mi stiracchio le gambe e citofono a Stella.
-S-si? Chi è?-
Risponde titubante, probabililmente timorosa del fatto che possano essere tornati quegli idioti.
-Mi chiamo Irene, sono un'amica di Martina Tarsi, mi ha parlato un po' di te...Stavo camminando e ho visto cosa è successo qui sotto...Posso parlarti?-
Silenzio.
Forse così l'ho spaventata, in fondo sono pur sempre una sconosciuta. Ma Stella deve essere così disperata dalla situazione da ignorare la paura, perché dopo un po' la sento dire:
-Sali.-
Il cancelletto scatta con uno schiocco, e così fa anche il piccolo portone. Entro dentro quella casa, e trovo Stella con gli occhi un po' gonfi ad aspettarmi sull'uscio della porta della cucina.
-Scusa l'irruzione...-
Comincio.
-So chi sei- mi interrompe lei -Martina mi ha parlato di te.-
-Ah.-
Rimango leggermente interdetta, come se non me l'aspettassi, quando in realtà è plausibilissimo che Martina le abbia parlato di me. Stella continua a spiegare.
-Mi ha raccontato di cosa ti è successo alla Gara di Corsa Studentesca, di come hai affrontato quel ragazzo...E in base a questo mi ha anche consigliato di chiederti aiuto per togliermi dai piedi quei tizi, ma a quanto pare devi averle letto nella mente. O vi siete parlate?-
Ok, quindi lei sa di Stefano. Forse allora è meglio non menzionarlo per ora.
-No, no, non ci siamo parlate. Ero qui per caso, mi stavo informando sui prezzi della pizzeria perché ho sentito che si mangia bene.-
Butto lì.
Stella se la beve.
-Succede da molto tempo?-
Provo a chiedere, nonostante io sappia già la risposta. Voglio vedere se è ben disposta a parlarmi.
-Sì, diciamo, loro...Erano miei compagni delle medie, e già da allora mi davano problemi. Poi non li avevo più rivisti andando alle superiori, ma ora che mi sono trasferita...Li ho rincontrati e vorrei che non fosse mai successo. Non so nemmeno perché ce l'avevano o ce l'hanno con me ma...La situazione è peggiorata rispetto al passato e uno ha iniziato a provarci con me...Lo so che lo fa solo per sfottermi. Mi aspettavano tutti i giorni al ritorno da scuola, e io li ignoravo relativamente, perché speravo che avrebbero smesso con l'inizio delle vacanze. Ma invece stamattina li ho trovati qui anche abbastanza presto, verso le nove. Sono stati ore qui sotto a minacciarmi di salire, poi a un certo punto per fortuna sono dovuti andare via. Gli ho anche detto che avrei chiamato i carabinieri, ma se ne sono fregati, hanno detto che tanto non verrebbero mai quaggiù, e temo abbiano ragione purtroppo.-
-Hai chiesto aiuto ai tuoi?-
Chiedo, nonostante il fatto che una cosa così ovvia non le sia venuta in mente mi puzza.
Stella mi guarda triste.
-No...Non voglio dargli pensieri...Lavorano tutto il giorno e...Non penso abbiano tempo per questo.-
Non vado oltre.
Il quadro è abbastanza chiaro, ma il dubbio rimane. Che si fa?
-Mi piacerebbe molto aiutarti, davvero, ma non penso mi darebbero retta più di quanto ne diano a te.-
-Tranquilla...Ci conosciamo a malapena, non serve che ti metta in questa situazione.-
"Sapessi in che altre situazioni sto messa."
Penso.
-Non posso ignorare questa cosa. Non è il mio modo di fare. Se non ti dispiace, vorrei cercare di aiutarti.-
Dico invece.
Stella finalmente sorride.
-Certo. Grazie Irene.-
In quel momento sentiamo un tonfo provenire dal piccolo portone d'ingresso.
-Stellinaaaaaa! Coraggio, apri, sono io!-
Ghigna una voce. La riconosco: è uno dei ragazzi. Deve essere tornato indietro per qualche strano motivo.
-È Samuel, è quello che ci prova con me! Quell'idiota ha scavalcato il cancello!-
Altri colpi.
Mi affaccio alla finestra per vedere se ci sono anche gli altri.
-È da solo!-
Comunico a Stella sottovoce.
Questo le fa aumentare il coraggio evidentemente, perché afferma:
-Ora basta, gliene dico quattro. Però non lo voglio dentro casa.-
Sì dirige verso una porta a vetri nel salone.
-Farò il giro largo dal cortile e lo raggiungerò in strada.
-Vengo con te!-
Affermo.
Usciamo di casa e arriviamo davanti alla porta d'ingresso passando sull'erba.
Davanti a noi c'è uno dei ragazzi di prima, ma ora posso vederlo meglio. Indossa una tuta grigia, larga, ha un marsupio a tracolla e un cappellino in testa. Appena ci sente arrivare si gira di scatto nella nostra direzione.
-E quella chi è?!-
Dice subito rivolgendosi a me.
-Non ti riguarda. Cercavi me, no? Come ti è saltato in mente di scavalcare il cancello?!-
-Io faccio quello che mi pare e piace.-
Ringhia il tizio.
-E se io dico che tu sei mia, tu sei mia. È inutile che ti opponi!-
-Le persone non si posseggono come gli oggetti!-
Affermo.
-E tu che vuoi adesso?! Chi ti ha chiamata in causa?!-
-Mi ci sono chiamata da sola! So cosa le state facendo! Dovete lasciarla in pace!-
Quello mi fissa per qualche secondo, in silenzio. Poi scoppia a ridere sguaiatamente, tenendosi la pancia.
-Ahahahahaha! Stellina, sei così patetica che ti serve un avvocato! Ahahahaha!-
-Qui l'unico patetico sei tu!-
Esclama Stella con convinzione.
-Ma sta' zitta!-
Il ragazzo la spinge contro il portone.
-Stella!-
Urlo.
-Zitta anche tu!-
Mi afferra per la felpa, e mi sento come una bambola priva di forza, mentre mi spinge e mi butta addosso al cancello.
-Non finisce qua!-
Minaccia.
Poi scavalca di nuovo e se ne va.
-Irene! Sei tutta intera?!-
Stella mi si avvicina, io mi rialzo con un leggero dolore al fianco destro.
-S-sì, non preoccuparti...Tu?-
-Anch'io sto bene. Quel delinquente però se l'è data a gambe...-
-Tanto non penso che avesse molta voglia di parlare...-
Dico.
-Già...Forse... È meglio che tu vada a casa. È quasi ora di pranzo e hai già fatto fin troppo.-
Mi dice lei.
-Sei sicura?-
-Certo. Tranquilla. Grazie Irene.-
-Troveremo una soluzione, vedrai.-
Le dico.
Lei sorride.
Eppure, mentre mi dirigo verso la fermata, inizio ad avere qualche dubbio.
Continuo a ripensare a come quel tipo mi abbia presa e sbattuta contro il cancello. A come mi sia sentita, più che mai, debole e impotente. Come se, tra le sue mani, fossi stata solo una vecchia bambola di pezza.Ciao a tutti!!
Sì, è incredibile, ho aggiornato dopo meno di un decennio.
In ogni caso, colgo l'occasione per augurare un buon 2022 a tutti!♥️
16_writer💙
STAI LEGGENDO
Girl swim power
General FictionL'acqua è un elemento fondamentale, che ci culla e ci protegge da miliardi di anni. Dentro l'acqua, tutto diventa surreale, rilassante, sognante. Lo sa bene Irene, quindicenne dal carattere forte, che nelle vasche del centro sportivo affoga nuotando...