Capitolo 21: Mi fido di te

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-Allora. Vi ho chiesto di venire perché devo dirvi una cosa importante. Come sapete, manca poco alla data di iscrizione alle Gare Provinciali.-
-Sì, Giulio mi ha detto che lunedì Francesco va a iscrivere i maschi…-
Dice Giulia.
Stavolta, nessuno fa battute sulla loro ship. Abbiamo tutte lo stesso pensiero, quindi non siamo proprio dell'umore. Ginevra mi dice:
-Ire, ma tanto lo sai, l'unica che gareggia è Fatima. A noi non vuole farci partecipare quello là per colpa della storia dei cinque membri…-
Fatima non è qui in questo momento, ma nel sentirla nominare mi viene in mente che in effetti non avevo mai pensato che almeno lei è fuori pericolo. Per quanto per Francesco deve essere orribile, non ha scuse per escluderla dalle Gare, visto che, nonostante si allena con noi perché è molto dotata, partecipa ancora nella categoria bambini, e nella sua squadra ci sono abbastanza persone.
Io e Ale ci guardiamo: è il momento di fare il grande salto.
-In realtà…-
Inizio.
-Quando io e Alessia siamo andate da Alessandra, le abbiamo raccontato questa cosa e lei…Ha detto che ci può aiutare. Ha un piano.-
-Davvero!? Ma è fantastico! Qual è il piano?-
Urla Giulia. Anna le fa cenno di abbassare la voce.
Ci guardiamo di nuovo.
-Non…Non ce l'ha detto.-
Dice Alessia.
“Geniale.”
Penso.
Non avevamo deciso bene cosa dire alle ragazze, cosa molto stupida, dato che avremmo dovuto prevedere la valanga di domande. In ogni caso, come al solito, lei ha avuto un tempismo ottimo: dando tutto il merito ad Ale, ci ha tirate fuori dalla situazione.
-Oh…-
Dice Giulia, un po' delusa.
-Beh, sono convinta che sa quel che fa. Mi fido. Allora…Facciamo le squadre?-
Aggiunge poi.
-Sì.-
Dico io.
-Ci serve un capitano.-
Dice Anna. E mi guarda.
-L'anno scorso ero io il capitano. Quest'anno, quindi, vuoi farlo tu Ire o c'è qualcun altro che si vuole proporre?-
Anna conosce già la risposta: no. Giulia e Ginevra non si sono mai sentite pronte per questo ruolo, ma per educazione si chiede sempre.
-No, no-
Dicono infatti le altre due.
Poi mi rendo conto di una cosa. Alessia non ha ancora detti nulla. La guardo.
-Ale, tu?-
Lei sgrana gli occhi.
-Oh, io? No, no, io non…Non me la sento.-
-Allora se va bene per tutte il capitano sarò io.-
Dico.
Le altre sorridono.
-Certo.-
Dicono.
-E il vice?-
Chiede Anna.
Di nuovo, nessuno parla.
-Beh, a questo punto…Ire, siamo di nuovo noi, a ruoli invertiti.-
Rido.
-A quanto pare…-
-Confido in Ale. E lei ha sempre confidato in noi. Perciò, se davvero tutto andrà secondo i piani e riusciremo a gareggiare, la cercheremo di farcela per dedicare la vittoria a lei.-
Aggiunge Anna guardandoci negli occhi.
Tutte annuiamo. Poi, da dietro di noi, una vocina:
-Buona fortuna squadra.-
Fatima si fa avanti. Stava origliando da dietro la porta dello spogliatoio.
-Non vedo l'ora di essere con voi. Se fossi solo un anno più grande, lui non potrebbe farvi niente.-
Dice.
-Lui NON PUÒ fare niente.-
Affermo.
-E comunque, noi ti aspetteremo qui.-
Le altre mi fanno eco.
-Ma certo!-
Fatima sorride.
-Grazie.-
Poi se ne va.
Più tardi, davanti ai foni a gettoni, Alessia mi dice:
-Sai, tu e Fatima avete proprio un bel rapporto. Lei si fida di te e ti considera un’amica speciale, anche se avete quasi sei anni di differenza…-
Sorrido, mentre tento di districare i nodi bagnati.
-Sì, lei per me è come una sorella minore…-
-Se non sono troppo invadente…-
-Di solito lo sei, ma va avanti.-
-Ma…-
-Daiii, scherzavo. Dimmi, cosa vuoi sapere?-
-Vi ho sentito parlare di una sorta di promessa e mi è salita una curiosità assurda.-
Smetto di combattere coi nodi.
-Beh, vedi.-
Inizio girandomi verso di lei.
-Tu oramai lo sai cos'è successo in terza media con la storia dei miei. Bene, un giorno poco dopo di quel periodo, tipo un mese e mezzo dopo che avevo iniziato il nuoto, era capitato che io e Fatima eravamo state sole in vasca, perché chi per un motivo chi per l'altro era rimasto a casa.
Quel giorno avevamo chiacchierato tantissimo, più del solito, perché lei, che aveva poco meno di nove anni, non si era mai aperta tanto con me prima d'ora, in quanto mi vedeva…Beh, “grande". Ora, alla fine della lezione, lei era andata subito negli spogliatoi, io invece ero rimasta un attimo in vasca per ripescare i miei occhialetti che erano andati a finire sul fondo senza che me ne accorgessi. Quando finalmente li avevo recuperati ed ero entrata nello spogliatoio anch’io, avevo trovato la stessa bambina con cui ridevo e scherzavo fino a un quarto d'ora prima seduta su una panca in preda ai singhiozzi. Prima di oggi, era stata l'unica volta che avevo visto Fatima così triste.
Mi ero avvicinata a lei un po' incerta sul da farsi: come funzionava in questi casi? Non avevo mai avuto a che fare con i bambini e non volevo farla stare peggio.
Avevo optato per l'opzione più semplice, ossia chiedere.
-Ehi.-
Avevo detto.
-Che succede? Posso aiutarti?-
Lei a quel punto si era girata con la faccia bagnata e mi aveva detto:
-Non…Non…Non lo trovo più…-
-Cosa?-
Avevo chiesto io confusa.
-Lo…Lo zaino per…Per andare da papà.-
All'inizio ero rimasta ancora più confusa, poi pero avevo fatto due più due e c'ero arrivata. Anche lei aveva i genitori separati. Si era persa lo zainetto che si portava a casa del papà quando ci andava, una volta ogni due settimane, come scoprii poi.
Avevo cercato di tranquillizzarla, le avevo dato un fazzolettino per asciugarsi il naso, e quando aveva smesso  di piangere mi ero fatta spiegare meglio la situazione per cercare di aiutarla.
-Lo zainetto è rosa, delle principesse. È il mio dell'asilo.-
Aveva detto lei.
-Dentro c'era l'astuccio, i libri no perché non c'entrano e li porta mamma, la mia collana con la stella e poi...- e qui aveva quasi ricominciato a singhiozzare-E poi le chiavi della casa di papà…-
Ero rimasta sconcertata. Non era un po' troppo piccola per tenere già le chiavi di casa? Voglio dire, aveva nove anni…
-Mamma me le ha date perché dice che sono grande per tenerle, e io le ho creduto. Però mi sa che si sbagliava...-
Aveva spiegato.
-Ma no, non dire così. È stato solo un incidente…Vedrai che lo ritroveremo.-
Lei a quel punto aveva alzato gli occhi e mi aveva guardata.
-Ma tu perché non mi hai ancora chiesto perché vado da papà con uno zaino?-
Io a quel punto avevo sorriso, le avevo messo una mano sulla spalla e avevo detto:
-Perché anch'io ci vado….-
Ora, non era del tutto esatta come cosa, ma Fatima si era sentita meno sola, e a quel punto avevamo iniziato le ricerche. Dopo venti minuti, quando ormai non ci speravo più e l'accappatoio mi si era completamente gelato addosso, avevo intravisto una piccola cinghia rosa sulla cima del mobile con gli armadietti.
-Aspetta un attimo…-
Avevo detto, ed ero andata a prendere la sedia che sta da sempre abbandonata in un angolo. Mi ero arrampicata, e mi ero affacciata lassù. E a darmi il benvenuto avevo trovato Biancaneve, Cenerentola e Aurora. Sicuramente qualche bambino le aveva fatto uno stupido scherzo.
-Eccolo!!-
Avevo gridato. Poi lo avevo preso, ero scesa e avevo rimesso  a posto la sedia.
Fatima lo aveva subito aperto, probabilmente spaventata che mancasse qualcosa, ma alla vista delle chiavi tutta la tensione le aveva abbandonato il viso e mi era saltata in braccio.
-Grazieeee!!-
Aveva gridato, mentre io venivo spinta all'indietro e per poco non mi ammazzavo. Però avevo sorriso lo stesso e avevo detto:
-Prego, non c'è di che.-
A quel punto lei aveva abbassato la testa, poi aveva sussurrato diventando tutta rossa:
-Visto che tu…Sai il mio segreto…Mi prometti che…Che se saremo nei guai come oggi ci potremo aiutare sempre?-
Rimasi leggermente stupita da quelle parole, ma risposi ugualmente di sì. In fondo era solo una bambina. Però era bello che si fidasse così tanto di me.-
Come succede sempre quando racconto una storia, Alessia è rimasta rapita ad ascoltarmi senza proferire parola.
-Wow…È davvero bello…Cioè, avete davvero un rapporto bellissimo. Però non sapevo che anche i suoi fossero separati.-
-Già. Sembra quasi una consuetudine ormai.-
È una cosa che mi esce così, dal nulla, senza pensare.
Ma Alessia per un attimo diventa buia. Dove ho già visto quel comportamento… Ah, sì, quando stava aprendo la trousse, dopo che mi aveva detto che era stato suo padre a regalargliela.
Ci rifletto per un attimo e mi viene un sospetto: che ci sia qualcosa sotto? Qualcosa che riguarda i suoi che non mi dice?
-Già…-
Mormora anche lei. Poi mi guarda e fa un sorriso palesemente forzato.
-Dai, diamoci una mossa! Ci aspetta mia mamma…-
Anch'io sorrido, annuisco, e riprendo a combattere coi nodi dei capelli.
Ma è davvero evidente che c'è qualcosa che non va, e devo scoprire cos’è.
Quella sera, a cena, c'è uno strano silenzio. Mia mamma ha acceso la tv, cosa che fa molto di rado, e stiamo tutti guardando un documentario noioso senza fare un commento nemmeno per sbaglio. La mamma di Alessia sembra molto tesa, e Alessia sono sicura che sta cercando di nascondere qualcosa. Ma cosa, mi chiedo?
Dopo cena, me ne rimango in camera a scrivermi con Anna. Tra un ricordo delle Gare e un altro, si fa ora di andare a dormire.
-Ho sonno, dormirò come un sasso stanotte.-
Dico ad Alessia, tentando di rompere quel misterioso silenzio che si è creato.
-Ehm, sì, anch'io…-
Dice lei, e se ne va in camera sua.
Non ho avuto il coraggio di ricordarle che domani dobbiamo andare a fare quella fotocopia. Penso che ci andremo domenica, prima devo riuscire a farla parlare. Non voglio certo essere scortese, ma siamo in questa situazione insieme, e dobbiamo dirci tutto.

Ciao a tutti, ecco a voi il nuovo capitolo! Scusate se è più breve del solito e se e ho pubblicato un giorno in ritardo, ma ieri ho avuto da fare e non ho potuto scrivere. In ogni caso vi assicuro che sabato sarò puntuale!🙃
16_writer💙

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