<<Dopo aver fatto cena nella mia sala da pranzo da sola per almeno 3 anni, è stata una vera sorpresa che mi chiedeste di mangiare con voi in un comune martedì. Non mi risulta che sia Natale e neppure Pasqua o il compleanno di qualcuno, anche perché altrimenti sareste fuori a divertirvi.>>
<<Elizabeth, non ti azzardare ad insultare chi ti ha dato un tetto sulla testa per questi ultimi 17 anni!>>
<<Papà, come sai bene io me ne andrei anche seduta stante, ma come tu n->>
<<Per fare cosa? Dipingere per la strada come una pezzente? Senza il materiale costoso che IO ti compro, tu non saresti niente!>>
<<Almeno sarei libera di frequentare chi voglio e non sarei costretta ad imparare cazzate sulla finanza o l'economia con il solo scopo di portare avanti il "buon nome" della famiglia!>>
<<SE TUO FRATELLO FOSSE QUI OGGI IO NON AVREI MAI PRESO LA STUPIDA DECISIONE DI AFFIDARE TUTTO A TE, FIGLIA DEGENERE!>>
Tutto taque. Aveva detto la cosa sbagliata, ma tanto che la pronunciasse o meno questa consapevolezza aleggiava pesante sulla testa di tutti noi ogni volta che sedevamo insieme. Avrei voluto ribattere, ma mi fermai vedendo con la coda dell'occhio mia madre avere un fremito quasi impercettibile e una lacrima solitaria attraversarle la guancia. Lei non era di certo esclusa dalla mia ira, ma dopo la morte di mio fratello temevo potesse crollare da un momento all'altro, come un castello di carte. Mio fratello era l'unica cosa che teneva la famiglia unita: salvava me dalla prigionia di una casa grigia essendo il prossimo esponente della famiglia e salvava mia madre da un matrimonio infelice . Scommetto che se fossi caduta io dalle scale quel giorno, se mi fossi rotta io l'osso del collo, non avrei cambiato più di tanto l'equilibrio precario ma confortante della famiglia Moore. Sarei stata un intoppo nella strada asfaltata di mattoni dorati, sarei stata un brutto incidente di cui nessuno si sarebbe ricordato dopo pochi mesi soltanto.
Avrei voluto esserci io quel giorno con il collo fracassato ai piedi delle scale del primo piano. Forse è egoista ma il dolore che mi consuma ogni giorno l'avrei potuto evitare scambiandomi di posto con mio fratello e concedendogli una lunga vita felice, ma facendogli provare al posto mio il tremendo dolore che sento ora.
Mi alzo dal tavolo, posando il tovagliolo che avevo in grembo accanto al mio piatto ancora pieno, dirigendomi verso le scale che portano al piano superiore.
<<Ferma, non ti ho comunicato lo scopo della tua presenza>>,
disse mio padre, risposi acida <<non mi interessa>>
<<FERMA HO DETTO, VIENI SUBITO A SEDERTI>>
Quasi con le lacrime agli occhi torno al mio posto, cercando di guardare in faccia quello stronzo.
Con lo sguardo più serio che gli ho mai visto indossare, pronuncia queste semplici parole: << Ripulisco soldi per un cartello della droga messicano>>
Pochi secondi, nel suo sguardo riesco a scorgere un lampo di debolezza, vedo di sfuggita mia madre alzarsi a lasciare la stanza, esattamente come il cameriere che ci portava i piatti.
Ora siamo solo io e lui.
<<Non voglio sentire nessuna domanda idiota da parte tua, non mi interessa risponderti e non serve che tu sappia i dettagli. L'unico motivo per cui te l'ho comunicato è perché ho fatto un accordo con il mio capo: di recente ho scoperto che un mio diretto sottoposto ha sottratto dei soldi ai profitti di una delle mie attività, facendo ricadere la colpa su di me e sparendo poi nel nulla. Il mio capo aveva deciso di far saltare in aria la tua testa, quella di tua madre e per ultima la mia, ma come ho già detto siamo arrivati ad un accordo>>
In cuor mio so che la parte drammatica deve ancora arrivare, e il suo preambolare così lungo mi fa pensare che sarà una cosa molto pesante.
<< In alternativa, il mio capo ha deciso di portarmi via la cosa più preziosa che ho: la mia discendenza>>
Un fremito scosse la mia spina dorsale e la mia vista si fece annebbiata.
<<da domani andrai a vivere da un altra parte e non vedrai mai più ne questa casa ne me e tua madre. Non puoi portare niente con te e non so dove andrai o che futuro ti aspetterà, ma il patto richiedeva di mantenerti in vita>>
Non ho il tempo di rispondere che gli angoli del mio campo visivo di fanno neri e, come inchiostro che si scioglie nell'acqua, dopo pochi secondi il buio mi avvolge completamente e svengo.Mi risveglio dopo quelle che sembrano ore nella stessa posizione in cui avevo perso conoscenza. Sono sola e il tavolo era stato sgombrato. Guardando fuori dalla finestra è ancora buio.
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Quello ad inizio capitolo è un disegno che ho fatto, vi presento Elizabeth! Ovviamente ognuno può immaginarla con l'aspetto che vuole, ma questo è il volto che io le ho dato.
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Contratto di vita
General FictionTutto inizia da un tradimento, uno sbaglio provocato dal rancore e dalla fame di successo. Una cascata di avvenimenti distruggerà il passato e scriverà un nuovo presente pieno di dolore, intrappolata in una prigione tutt'altro che dorata Elizabeth a...