Mi giro tremando come una foglia e ai miei occhi si presenta uno spettacolo agghiacciante. Il letto al centro della stanza, ma appoggiato con la testiera contro il muro, sembra il centro di un uragano. Tutto intorno, come la scrivania e un grazioso vaso di fiori sono rovesciati a terra. Sul tappeto al centro della stanza brillano centinaia di minuscoli pezzi di vetro e ceramica. Con la mente annebbiata dalla paura guardo finalmente il fulcro della scena. Sul letto Aaron è appoggiato con la schiena contro la testiera mentre le braccia sono lasciate cadere mollemente lungo i fianchi. Una gamba è stesa lungo il materasso, mentre l'altra è piegata. La testa è appoggiata all'indietro e la fronte è imperlata di sudore, come la maglietta che indossa che gli sta incollata addosso. I miei occhi non avevano mai visto uno spettacolo di disperazione simile ed ero attonita, immobile contro la porta e con il respiro pesante. Dopo qualche secondo senza muovere un muscolo lo sento mormorare <<vieni qui>>.
Deglutisco e pian piano mi avvicino, cercando di evitare di pestare dei cocci. Lo vedo alzare la testa e mettersi seduto con la schiena un po' più dritta.
Arrivo al letto e mi fa segno di sedermi vicino a lui. Il mio cuore accelera ulteriormente e faccio come mi dice, sedendomi con le ginocchia vicine perché indosso solo una lunga maglia a maniche corte che mi arriva alle ginocchia. Mi fissa negli occhi e non pensavo di poter reggere così a lungo il suo sguardo. Si avvicina e avvolge le braccia intorno alla mia vita, poggiando la testa sulla mia spalla, non prima di aver spostato i miei capelli dall'altra parte del collo. Sento il suo respiro caldo scontrarsi contro la mia pelle e un brivido mi percorre la spina dorsale. Con titubanza gli metto le mani sulla schiena, incominciando a muoverle piano per accarezzarlo. Dopo quelle che sembravano ore lui si muove piano appoggiando le labbra sul mio collo. Sobbalzo, anche se la sua corta barba mi punge la pelle la sensazione è piacevole. Incomincia calmo a lasciarmi una scia di baci lungo il collo fino ad arrivare al mento per poi percorrere tutto l'osso della mandibola arrivando al mio orecchio e mordendolo delicatamente. Piego al testa di lato, lasciandogli più spazio. Qualcosa nella mia testa mi dice che dovrei allontanarlo, ma non ne lo la forza. Piano arriva alle mie labbra e sento lo stomaco contrarsi dalla paura e dall'eccitazione. Anche se lui è il primo uomo che bacio, decido di affidarmi a lui senza sapere il perché. Mi da un casto bacio e poi dopo qualche secondo lo approfondisce assaporando le mie labbra. Il bacio diventa sempre più caldo finché le nostre lingue non si intrecciano, la mia inesperta viene guidata dalla sua. Così concentrata sul bacio, quasi nn mi accorgo delle sue mani, prima sulla mia schiena, poi sui miei fianchi. Una scende lungo la mia gamba finendo nell'interno coscia. Impaurita poso una mano sulla sua per fermarlo e lui appoggia la fronte contro la mia per riprendere fiato <<Non voglio farti del male>> dice con la voce roca e il respiro affannato, quando i suoi occhi incontrano i miei, un emozione che non so descrivere mi scuote da dentro.
Tremo come una foglia trasportata dal vento gelido, sento la sua mono muoversi sotto la mia, ritornando il mio fianco. Mi fa sdraiare sotto di lui e intraprende di nuovo il cammino verso il mio interno coscia mentre mi bacia, lecca e morde ogni centimetro di pelle fino alle clavicole.
Arpiona con il pollice l'elastico nelle mie mutande e con un po' di esitazione le tira giù, aiutandosi poi con l'altra mano. Ho la mente talmente annebbiata che non riesco a pensare a niente, mi sento in balia delle emozioni e sensazioni forti del momento senza riuscire ad identificarle pienamente. Ormai inginocchiato sul materasso davanti a me, mi sfila le mutande dai piedi per poi buttarle in qualche angolo della stanza. La luce lunare proveniente dalla finestra alle spalle del letto gli illumina il volto e il petto e i suoi occhi hanno una luce ardente e sembra che mi stiano scavando dentro, pezzo dopo pezzo, per raggiungere la mia anima.
La sua iride bianca risplende lucida e mi fa venire i brividi, cerco di concentrarmi su qualcos'altro.
Mette le ginocchia ai lati delle mie gambe e ricomincia a baciarmi il collo. Cerco di aggrapparmi a qualcosa di reale, concentrandomi sulle ombre che la luce lunare attraverso le tende proietta sul soffitto. Quando l'orlo superiore della mia maxi-maglia gli impedisce di andare oltre, con un grugnito la sfila velocemente dalla mia testa e riprende a baciarmi arrivando al seno. Arrossisco violentemente quando incomincia a giocare con un mio capezzolo mentre mi guarda negli occhi e quando distolgo lo sguardo lui mi rimprovera <<guardami negli occhi, Elizabeth>> geme con voce roca. Il mio nome pronunciato attraverso le sue labbra ha un sapore diverso, come non lo avevo mai sentito.
Continua il suo lavoro e scende sempre più in basso arrivando al mio monte di venere. Agisco d'istinto e mi alzo a mezzobusto sfilandogli la maglietta che indossa dalla testa. Lui ridacchia e poi mi spinge dalle spalle di nuovo sul materasso. Il cuore mi batte talmente forte che lo sento nelle orecchie, come un tamburo. Si inumidisce le dita con al saliva e incomincia a giocare con il mio centro di piacere e subito dalla mia bocca escono dei timidi gemiti <<fammi sentire la tua voce piccola>> dice Aaron con tono graffiante mentre mi guarda fisso negli occhi. Entra con un dito in me, pompando piano per farmi abituare. In quel momento inarco la schiena afferrando con le dita le lenzuola e faccio un gemito più forte degli altri. La mano che prima teneva sul mio fianco raggiunge la mia gola e le sue dita gelide si avvolgono intorno al mio collo come dei tentacoli. Con la voce flebile dico <<sono...vergine->> un altro gemito mi spezza il respiro.
<<Lo so>> dice semplicemente lui, incominciando a pompare più forte.
Aggiunge un altro dito e dopo pochi secondi un altro ancora e mi sembra di bruciare. Ansimo e gemo forte, cercando di aggrapparmi a qualcosa finendo per stringere il polso della mano che mi attanaglia con fermezza la gola. La punta delle sue dita sulla delicata pelle del mio collo la sento come ferro rovente .
<<Vieni per me piccola, urla il mio nome>>. La sua voce profonda mi scaturisce un lungo brivido lungo la schiena e dopo pochi secondi vengo e gemo forte, ma mi vergogno troppo per urlare il suo nome. Quando ho esaurito l'orgasmo lui tira fuori le dita da me e le lecca, assaporandomi. Un ghigno che non so decifrare gli compare brillante sul suo viso. Chiudo gli occhi per qualche secondo e sento le sue labbra sulle mie <<Aaron...>> gemo piano sulle sue labbra. <<La prossima volta voglio sentirtelo urlare>> dice lui, graffiandomi con il suo fiato caldo.———————————————————
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Contratto di vita
General FictionTutto inizia da un tradimento, uno sbaglio provocato dal rancore e dalla fame di successo. Una cascata di avvenimenti distruggerà il passato e scriverà un nuovo presente pieno di dolore, intrappolata in una prigione tutt'altro che dorata Elizabeth a...