Capitolo 23

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Non riesco a sedermi, il che mi costringe a stendermi in maniera poco femminile sul divano pur di far riposare le gambe. È assurdo che ogni volta che mi guarda quell'uomo pensa solo a quale modo creativo può usare per umiliarmi. Io sono stanca di lottare, ma so anche che non posso arrendermi. Ormai è passato un anno, un anno in cui non sono mai uscita da questa tenuta. Se riuscissi a guadagnarmi la sua fiducia potrebbe portarmi con lui a fare dei viaggi e lì avrei l'occasione di avvisare le autorità e farmi salvare.
Sarà difficile convincerlo che da un momento all'altro ho deciso di innamorarmi della sua pazzia. Devo andare per gradi ed essere convincente, non ho alternative, potrei non uscirne intera da qui.
A pranzo e a cena Aaron non mi richiede altro se non portargli i piatti e versargli l'acqua e il vino.
Dopo cena se ne va senza una parola e sono costretta a tenere quella roba dentro di me fino all'ora di andare a dormire. Mi lavo, mi metto la camicia da notte ed entro in camera, sdraiandomi accanto ad Aaron come la notte prima. Mi guarda sorpreso e decido di sorprenderlo ancora di più. Devo incominciare a piacergli se voglio andare via di qua.
Tolgo l'intimo e mi metto a cavalcioni sopra i suoi fianchi. Il suo sguardo mi dice che non c'è cascato, allora decido di mostrargli il mio solito carattere acido.
<<Toglimi questa cosa, mi ha dato fastidio tutto il giorno>>
Mi guarda per un po', cercando di decifrare il mio sguardo. Ma ora ho uno scopo, e se dovrò far finta che la sua violenza mi piaccia diventerò l'attrice più brava al mondo.
Mi alzo sulle ginocchia e sollevo la camicia fino a toglierla. Con una mano mi appoggio al suo petto nudo, mentre l'altra la metto sul mio ginocchio. Lui allunga una mano verso di me, non distogliendo lo sguardo dai miei occhi neanche per un istante. Tocca il giocattolino e lo toglie da me, facendomi finalmente vedere la sua forma. Poi con le dita lunghe tocca la mia intimità e constata che sono bagnata e questo sembra eccitarlo parecchio, come sospettavo. Prima di andare da lui quella sera mi ero toccata in bagno, per fargli pensare che fosse il suo stupido trucco ad avermi eccitato.
Appena incomincia a massaggiarmi, infilando due dita nella mia intimità, gemo e mi mordo le labbra, poi mi lancio a baciarlo di getto, scostandomi pochi secondi dopo. Lui ci casca. Appena mi allontano si alza a mezzobusto e mi incomincia a baciare appassionatamente, e io ricambio. Intanto mi mette a pancia in su sotto di lui, il fervore che lo anima mi spaventa ma non lo faccio trasparire. Mi penetra e si muove sinuosamente, mi sforzo di gemere per fargli capire che mi piace e mentre vengo urlo il suo nome. Mi gira poi a pancia in giù per usare l'altra entrata e appena capisco le sue intenzioni lo blocco, spaventata, distraendolo con dei baci mentre gli tocco il pene, per poi infilarlo di nuovo in me. Ma lui non si fa fregare. Mi blocca le mani dietro la schiena e, dopo avermi penetrato con le dita, incomincia ad infilare la punta dentro di me. Fa male, più male di quanto pensassi. Gemo forte e anche lui, mentre cerca di infilarmelo tutto dentro, ma sembra che non riesca a starci fisicamente. Più si sforza meno riesce a penetrami. Cambia posizione, mettendosi sdraiato a pancia in su sul materasso, posizionandomi sopra di lui. Delle lacrime bagnano le mie guance e prima che il supplizio iniziasse di nuovo, lo bacio.
Allinea il pene alla mia entrata posteriore e poi mi spinge con forza i fianchi verso il basso, penetrandomi interamente. Mi sembra di dovermi spaccare in due da un momento all'altro. Mentre lui incomincia a muoversi in me, porto le dita al mio clitoride per darmi sollievo e, assecondando i suoi movimenti con riluttanza, dopo qualche minuto viene in me, mentre io sono dolorante e insoddisfatta. Mi accascio sul suo petto, mentre lui rimane immobile a respirare pesantemente con gli occhi chiusi esaurendo l'orgasmo.
Dopo qualche minuto mi sposta da lui, posandomi sul materasso. Mi alzo e vado in bagno, sculettando nuda davanti a lui e lasciandogli uno sguardo languido prima di chiudere la porta alle mie spalle.
Quando vedo il mio riflesso allo specchio, mi vergogno di me stessa. Sono arrivata a dover fare la puttana per assecondare un uomo violento e pazzo. Vomito anche la colazione del giorno prima e mi faccio una doccia, insaponando e grattando con forza ogni angolo della mia pelle. Mi asciugo bene e con fatica cammino di nuovo nella camera di Aaron. Mi sdraio nel letto accanto a lui senza mettermi niente addosso, sono sicura che a quella bestia piaccia.
Mi bacia sulla bocca, strizzandomi un seno. Mi tratta come un fottuto oggetto, mi fa schifo. Voglio andarmene, voglio ucciderlo.
Mi metto a pancia in su e lui si appoggia con la testa sul mio stomaco e si addormenta così. In quel momento penso di spaccargli la lampada di vetro in testa, ma se poi per qualche motivo non riuscissi a farlo svenire, per me sarebbe la fine.
Mi addormento anche io dopo un po', stanca dalla giornata e speranzosa nel mio nuovo piano.

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