Aaron mi appoggia una mano calda su un fianco, dove non ero ferita e incomincia a disegnare con il pollice dei cerchi sulla mia pelle, pensando che questo possa in qualche modo aiutarmi. Mormora <<shh... è finita ora...>> come se pensassi che in quelle condizioni mi avrebbe colpito ancora. Lo sento aprire un tubetto e un odore intenso di miele ed erbe giunge alle mie narici. Mi prende con delicatezza le caviglie ungendole con quella crema e fa lo stesso con i polsi.
Poi apre un altro barattolo spargendo il suo contenuto, dalla consistenza più liquida e unta, sulle ferite provocate dalla frusta. La sostanza penetra nei mei tagli, bruciando e facendomi gemere dal dolore. Dopo qualche minuto ha finito e mette sulla mia scrivania tutte le cose che ha usato, andando a svuotare nel lavandino la bacinella. Chiudo gli occhi, sapendo che nel giro di qualche minuto mi sarei addormentata per la stanchezza. Sento abbassarsi il materasso a fianco a me e sbarro gli occhi, impaurita. <<Non ti preoccupare non ti faccio niente, voglio solo stare accanto a te per vedere che non ti giri a pancia in su o non ti copri durante il sonno. Il tessuto si incollerebbe alla pelle e sarebbe poi molto doloroso toglierlo.>> come se non mi avesse provocato lui quelle ferite. Vedendolo così magnanimo mi decido a chiedergli sottovoce <<posso prendere un'aspirina?>>
Aaron mi risponde <<certo, vado e torno>> va nel bagno della camera e torna con un bicchiere d'acqua e due pastiglie. Le prendo e lui mi fa bere, appoggiandomi il bicchiere alle lebbra. Poi, come se si ricordasse improvvisamente di una cosa si alza e dopo qualche secondo torna con un piccolo barattolo di vetro, prende con l'indice un po' di crema e la mette sulle mie labbra, massaggiandole poi con il pollice. Quando ha finito si alza per l'ultima volta e poi si viene a sdraiare al mio fianco, a pancia in su con le mani sullo stomaco.
La sua presenza mi infastidisce terribilmente, soprattutto quando, credendo mi fossi addormentata, cerca di afferrarmi la mano e tenerla nella sua. Mi ritraggo disgustata e lui serra la mascella e riporta la mano sul suo stomaco, irritato dalla mia reazione.Mi sveglio sentendomi finalmente riposata dopo settimane di incubi e violenza, quelle pastiglie hanno fatto il loro effetto. La schiena mi fa molto meno male di quando mi sono addormentata e con le dita la sfioro, sentendo sotto il mio tocco la pelle rimarginata tranne per qualche taglio più profondo. Mi alzo e mi metto seduta, anche se fa ancora male. Cerco di alzarmi in piedi per andare in bagno ma appena metto i piedi per terra, cado rovinosamente, sbattendo la testa contro il comodino. Ottimo, un altro clamoroso successo. Sento dei passi avvicinarsi alla porta e Aaron entra, senza bussare. Trovandomi a terra con una mano premuta sulla testa, mi prende da sotto le braccia con l'intendo di farmi di nuovo sdraiare sul letto. <<No, devo far pipì...>> dico. Ormai non mi imbarazza più fami vedere nuda da lui, con tutto quello che mi ha fatto.
Mi prende dai fianchi, facendomi sfiorare con i piedi il pavimento ma senza mai appoggiarci il peso. Passando davanti allo specchio, faccio fatica a riconoscermi. Il volto e il corpo sono scavati, dimagriti innaturalmente, e il mio seno prosperoso stona terribilmente con il resto. Sono coperta di ematomi dal viola al giallo su tutto il corpo. Di sfuggita vedo la mia schiena e la pelle martoriata e rossa mi fa ribrezzo.
Aaron mi appoggia sul water e aspetta, perché poi mi avrebbe dovuto riportare nel letto. Non mi interessa di chiedergli di uscire, non mi interessa più niente.
Seduta ho modo di osservare i miei polsi e le caviglie e mi faccio schifo. Solo in quel momento mi ricordo del tatuaggio e distrattamente sfioro quella porzione di pelle con le dita. Mi asciugo e tiro l'acqua, facendomi poi portare al lavandino per lavarmi le mani, cercando di evitare la mia immagine riflessa, e poi al letto
<<Da quant'è che dormo?>> chiedo, <Da tre giorni>> non sono sorpresa, le ferite sulla schiena d'altronde erano un po' rimarginate.
<<Hai fame?>>, annuisco con vigore, in effetti ho un buco nello stomaco non da poco. Aaron lascia la camera e non mi da il tempo di pensare un po' tra me e me che ritorna con un piatto di minestra fumante e una bottiglia d'acqua. Mi fa mettere un maglione largo e mi copre le gambe con il lenzuolo, commento acida <<per caso il mio corpo da sposa cadavere te lo fa diventare duro?>>, lui non mi risponde. Mi imbocca fino all'ultimo cucchiaio di minestra. Vorrei mandarlo a fare in culo, ma mi trattengo pensando che farlo incazzare non è una buona idea. Mi fa prendere di nuovo delle pastiglie di aspirina e lascia la stanza per farmi riposare. Senza fatica cado in un sonno profondo che mi permette almeno per un po' di dimenticare la realtà.———————————————————
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Contratto di vita
General FictionTutto inizia da un tradimento, uno sbaglio provocato dal rancore e dalla fame di successo. Una cascata di avvenimenti distruggerà il passato e scriverà un nuovo presente pieno di dolore, intrappolata in una prigione tutt'altro che dorata Elizabeth a...