Capitolo 13

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Tutto il giorno seguente lo passo a letto e stranamente né Zelda né Elena mi vengono a cercare. Mi sono lavata ogni centimetro di pelle eppure sento ancora il suo odore addosso e mi sta facendo impazzire. Mi ha preso con così tanta forza che sono ancora dolorante, e mi sento sporca. Il secondo giorno incomincio ad avere veramente fame, così raggiungo la cucina per trafugare qualcosa da mangiare in camera. Visto che la cucina è deserta mi preparo con calma un panino con quello che trovo nel frigo. Qualcosa si stringe intorno ai miei fianchi e un petto muscoloso aderisce per qualche secondo alla mia schiena. <<Lasciami!>> urlo con rabbia. Tiro gomitate ai suoi fianchi e cerco di tirargli calci alla gambe, ma lui mi strige a se ancora di più. Le lacrime invadono subito i miei occhi e la disperazione e la paura fanno capolino nella mia sfera emotiva più potenti che mai. Non ho più la forza di lottare, ma se non mi ribello succederà di nuovo. Continuo a divincolarmi dalle sue braccia, ad urlare disperata, mentre lui mi spinge con forza i fianchi contro il piano dell'isola in cucina, per non farmi scappare. In qualche modo, nonostante la mia lotta estenuante, mi prende i polsi e li porta dietro la mia schiena, mentre con l'altra mano mi tiene la mandibola, spingendomi la testa all'indietro. I miei urli diventano sussurri e ormai ho perso il briciolo di speranza che avevo <<Ti prego lasciami....ti prego...>>. Sono scossa da un tremore incontrollabile e il respiro è veloce e frammentato. I suoi capelli mi fanno prudere la pelle e il suo fiato sul mio collo mi fa ricordare episodi spiacevoli. <<lasciami...>> dico in un sussurro.
<<shh...stai brava piccola...>> poi la mano con cui mi stava tenendo il viso scende sul mio corpo e si insidua sotto la maglia raggiungendo il mio seno. Provo di nuovo ad impietosirlo, sussurrando <<Ti pre->> ma vengo interrotta subito dalla sua voce <<shh>>. Sento la sua erezione spingere contro il mio sedere e strizzo gli occhi per il disgusto. Dopo qualche secondo che sta giocando con i miei capezzoli, sento che pian piano la stretta ai polsi si indebolisce, a al momento giusto con un movimento improvviso mi libero dalla sua presa e scatto verso la porta. <<Aspetta! Se esci da quella porta sappi che inizierà il tuo inferno personale>> ringhia verso di me. Mi fermo sulla soglia e mi giro verso di lui. Sono terrorizzata e il suo viso nella penombra fa ancora più paura: la mascella serrata e gli occhi semiaperti in un espressione di minaccia, come se stesse guardando la sua preda costretta all'angolo, senza via di fuga. Il mio respiro accelera sempre di più: cosa dovrei fare? Se quello che sto vivendo ora mi sembra un incubo, cosa mi aspetterà se esco da quella porta? D'altronde se sto qua lui farà quello che vuole con il mio corpo e poi domani potrò ritornare a leggere e a disegnare, forse mi lascerà in pace...Quando mi sto decidendo a credere a quella flebile luce di speranza che balena davanti i miei occhi, lui fa un passo verso di me e tutto quello che ho pensato fino a quel momento si infrange in mille pezzi. Una paura innaturale si impossessa del mio corpo e arretro, fino in corridoio.
La sua espressione cambia radicalmente, capendo qual è stata la mia decisione. Cerco di mettermi a correre per barricarmi in una stanza quando la gamba, la cui ferita non è ancora rimarginata completamente, cede e finisco per terra. Striscio all'indietro, mettendomi poi a camminare sulle ginocchia, e sento i suoi passi lenti venire sempre più vicini a me. Si prende il suo tempo, tanto sa che io non posso scappare. Mi raggiunge e mi afferra per il collo della maglia, tirandomi su. In questo modo, afferrandomi con una presa più salda, mi trascina per le scale non dandomi neanche il tempo di alzarmi. Sorpassa la sua camera e anche lo studio e apre, con una chiave che aveva in tasca, l'ultima porta. Mi butta dentro come un sacco di patate, rimango rannicchiata per terra e sento dirgli <<lo sai, c'era un modo facile per farlo, invece tu hai scelto le maniere forti>>. Si avvia verso la porta e mi affretto a dire, mentre mi alzo in piedi <<ho sbagliato, non volevo uscire dalla porta.Ti prego non lasciarmi qua! Farò tutto quello che vuoi! Sono tua, giuro, ma non lasciarmi qua!>> riprendo fiato, sono alle sue spalle. Si gira verso di me e inaspettatamente mi dà un forte schiaffo alla guancia destra <<non ti preoccupare, per quello ci saranno molte altre occasioni>> ghigna per poi chiudere la porta all sue spalle.

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