Capitolo 29

50 1 0
                                    

Non respiro, sento che se non mi lascia subito potrei svenire davvero, non ho più la forza di cercare di combatterlo.
Il suo discorso sulla mia mancanza di rispetto nei suoi confronti e stronzate varie diventano solo parole senza senso, ovattate e irraggiungibili.
Improvvisamente mi lascia e io cado fragorosamente sulle ginocchia, una scossa di dolore mi fa stringere gli occhi.
<<Non so più che cazzo fare con te. Ti ho frustrata, reclusa e umiliata in tutti i modi possibili e ancora tu non hai paura di me?>>
Mi ringhia contro, lanciando un bicchiere di vetro sul muro a pochi centimetri dalla mia testa, facendomi cadere una pioggia di vetri addosso.
Ora cammina avanti e indietro per la stanza, sta pensando e la cosa non mi piace.
<<Va bene>> dice con il tono di chi ha trovato una soluzione più o meno soddisfacente <<Farò in modo che tu abbia così tanto terrore da non riuscire più a chiudere gli occhi>>
Mi afferra per un braccio e mi trascina dietro di lui. Persa dal panico provo in tutti i modi a liberarmi ma tutti i tentativi sono vani, tanto che mi arriva un sonoro schiaffo in faccia che mi fa definitivamente perdere tutte le speranze.
Mi sta trascinando verso una parte della casa che non sapevo nemmeno esistesse.
Un gruppo di uomini, probabilmente della sicurezza, sono comodamente seduti in una stanza tetra e spoglia, su sedie malconcie mentre sembrano parlare tranquillamente.
Urla di terrore arrivano alle mie orecchie ovattate, provenienti da una delle inquietanti porte di ferro chiuse sul lato lungo della stanza.
Una di esse, semiaperta però rivela al suo interno un pavimento spoglio, macchiato di chissà cosa e bagnato di chissà cos'altro, con una sola scomoda sedia di metallo in un angolo.
Aaron si ferma al centro della stanza, spingendomi con forza a terra, dove rimango con lo sguardo incollato al pavimento sudicio.
Sento uno degli uomini balzare in piedi e chiedere ad Aaron, riferendosi a lui come patròn o qualcosa del genere, cosa ci dovevano fare con me.
Lui dice, quasi vedo la sua espressione imperturbabile mentre pronuncia quelle parole <<Torturatela come quegli idioti che decidono di mettersi contro di me. Non voglio mutilazioni o ferite gravi, se le dovesse capitare qualcosa voglio che la curiate e comunque qualunque cosa succeda dovrete risponderne a me. La voglio viva e vegeta, intesi?
Ah, e poi niente che intacchi pesantemente la sua estetica, non voglio scoparmi un orrore con la vagina.>>
Ho il cuore che mi sta esplodendo nel petto, credo che mi stia venendo un infarto.
Sento la sua voce allontanarsi verso la porta mentre dice le sue ultime parole <<Se vi piace divertitevici pure, vi meritate un premio per il vostro duro lavoro d'altronde>>
E proprio mente le mie orecchie non captano più il rumore dei passi di Aaron che si allontanano e l'uomo in piedi si avvicina a me con aria minacciosa, il mio campo visivo si fa improvvisamente nero e svengo, in preda di quegli uomini e ai loro istinti.

Mi risveglio dopo quella che sembra un eternità e subito avverto la familiare sensazione di qualcuno che mi penetra con forza, due mani che mi artigliano i fianchi e la bocca occupata da un cazzo duro e pulsante.
Quando provo a muovere le braccia, mi accorgo che sono bloccate dietro la mia schiena.
Incomincio ad urlare con quanto fiato ho in corpo e stringo i denti contro la presenza disgustosa che occupa la mia bocca. L'uomo si libera dal mio morso e dice agli altri la puttana mi ha morso, con un tono sorpreso e dolorante allontanandosi poi da me.
Intanto l'uomo alle mie spalle continua a scoparmi senza pietà e mi domando con disgusto da quanto si stanno approfittando del mio corpo incosciente. Un uomo grande e grosso arriva davanti a me e incomincia a prendermi a pugni e a causa della sua forza fisica mi provoca un dolore immenso, il sapore del sangue mi invade la bocca e dopo poco, improvvisamente svengo, scappando da quella realtà di dolore.
Nel tempo successivo rinvengo e perdo conoscenza senza avere controllo del mio corpo, ritrovandomi sempre in una posizione diversa e sbattuta come se non fossi neanche una persona.
Quando finalmente il mio corpo martoriato ha un attimo di pace, riprendo coscienza per l'ultima volta, la vagina e l'ano dolorante, così come lo zigomo destro e l'occhio sinistro, i fianchi, il collo, il seno e i polsi, il tutto legato insieme da un mal di testa da capogiro.
Mi trovo legata al soffitto, la testa abbandonata contro lo sterno e completamente nuda, i miei vestiti strappati in un angolo della stanza.
Il sangue secco sul viso mi fa sentire appiccicosa, così come quello che avevo tra le cosce e il seme, un po' ovunque.
Alzo la testa dolorante guardandomi in giro: i muri grigi sono macchiati di sangue e di umido, così come il soffitto.
Il pavimento sembra di cemento grezzo, anch'esso sporco di sangue rappreso e bagnato di Dio sa cosa.
La porta della stanza è aperta e riesco a vedere gli uomini di prima seduti a chiacchierare bevendo da dei bicchierini di plastica delle macchinette.
Distinguo quelli con le camicie stropicciate o con i pantaloni ancora aperti e distinguo i cinque uomini che mi hanno preso sul pavimento, non dev'essere passato tanto tempo.
Appena uno di loro si accorge che io mi sono svegliata, si avvicina con passi decisi.
Ha i capelli molto corti e neri, la faccia squadrata e puntinata da una corta barba, le spalle ampie, deve avere non più di 30 anni.
Gli occhi scuri sono incorniciati da folte sopracciglia, uno sguardo di scherno gli decora le labbra sottili.
<<La princesa si è svegliata>> dice con un tono sadico si suoi colleghi.
<<Me ne occupo io>> dice poi, chiudendo la porta della mia cella alle sue spalle.
<<Allora...con cosa vogliamo iniziare?... il capo ha detto che non ti devo uccidere o fare qualcosa che "intacchi la tua estetica in maniera orrenda".
Così però ci toglie metà del divertimento, non credi?>> mentre parla cammina alle mie spalle, non prima di avermi lasciato una sonora pacca sulla morbida carne delle mie natiche.
Lo sento armeggiare con delle cose che fanno rumore di metallo e incomincio ad agitarmi, svegliandomi ogni secondo di più dal torpore dello svenimento.
<<Vedendo però le cicatrici sulla tua schiena, credo che non gli dispiacerà se ne aggiungeremo altre>>
Silenzio.
Rumore di passi.
Sospiri pensierosi.
Il suono fastidioso di una goccia che cade sul pavimento della stanza alle mie spalle.
Mi sembra di impazzire.
<<Trovato!>> esclama il mio carnefice con pura gioia.
<<Sai, qua siamo abituati a strappare unghie e denti, amputare dita e lingue, è difficile trovare qualcosa di non letale o che rispetti le caratteristiche date dal capo, ma credo di aver trovato ciò che fa per te>>
<<D'altronde mi hanno sempre eccitato i piercing>>

—————————————————
Purtroppo per la nostra Elizabeth questo è solo l'inizio.
Ricordatevi di votare e commentare il capitolo!

Contratto di vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora