Capitolo 4

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In cuor mio sapevo che quella era l'unica opportunità che avevo per fuggire. L'altro uomo era accanto alla macchina per fare benzina, non c'era nessuno al posto di guida pronto ad accelerare e scappare appena avessi incominciato ad urlare.
Vicino alle pompe di benzina e dentro il bar ci saranno almeno 5 persone in tutto, forse altre nelle macchine parcheggiate. Ci avevo messo troppo a decidere, l'uomo che stava mettendo benzina ora stava tornando in macchina, presa dal panico incomincio ad urlare e a sbattere la testa contro il finestrino, l'adrenalina mi fa dimenticare il dolore alla fronte provocato dalla pelle ormai lacerata. Il guidatore sale in macchina il più velocemente possibile e parte sgommando. Continuavo ad urlare e in effetti alcune persone si girarono nella nostra direzione, ma quando la macchina parte di nuovo verso l'autostrada, nessuno cerca di seguirci.
<<Sparale brutto idiota!>>
<<Ma->>
<<Sparale ad una gamba, tanto non cammina uguale>>
Non avevo fatto in tempo a pregarlo di non farlo che era partito il colpo. Grazie al silenziatore la pistola aveva fatto solo come un sibilio e subito dopo un dolore atroce al polpaccio sinistro mi fece gridare dal dolore. Non avevo il coraggio di guardare la mia gamba, sentivo solo il pantalone inumidirsi pian piano e il sangue colarmi lungo la caviglia dentro la scarpa. Sentivo come in sottofondo le voci dei due uomini che si parlavano con un tono di voce allarmato.
Dopo pochi minuti l'adrenalina che avevo in circolo mi stava abbandonando e il dolore si faceva sempre più concreto e aspro, compreso quello alla fronte.
Solo quando sento il sopracciglio pesante e bagnato realizzo che mi sono fatta veramente male con la scenata dell'auto grill.
La vista si fa annebbiata per il dolore e per le lacrime che non sapevo di star piangendo e la macchina si ferma accostando dall'autostrada in una piccola area di sosta. L'uomo al posto del passeggero scende e prende qualcosa dal bagagliaio e poi apre la mia portiera dalla parte opposta alla strada. Mi prende per l'avambraccio e mi tira verso di lui. Cerco di dimenarmi, con una paura irrazionale che possa farmi ancora del male
<<Stai ferma! Devo metterti la benda! E poi non fare tante storie ti ho presa solo di striscio...>>
È annoiato dal fatto che mi aveva sparato alla gamba. È scocciato dal mio pianto e dal mio dolore. Quei due uomini non provano niente e prima lo capisco e meglio è. Mi tira su il pantalone della tuta fino al ginocchio e poi prende della garza e del cotone e fa una benda che mi gira intorno al polpaccio in corrispondenza della ferita. Credo fermamente che lo faccia apposta a farmi il più male possibile, tanto che non riesco a trattenere le lacrime anche se stringo i denti.
Quando ha finito mi guarda dritto negli occhi e mi dice semplicemente <<Che ti serva da lezione ragazzina>> e chiude la portiera per poi risalire in macchina. Non riesco a chiudere occhio dal dolore pulsante alla gamba e quando possiamo vicino a delle case dopo chilometri di nulla assoluto chiedo se possono comprarmi dell'aspirina o qualcosa del genere, ma ovviamente ricevo una risata sprezzante seguita da una risposta negativa. Il viaggio continua per ore e il cielo comincia ad imbrunire, sbircio il cruscotto e vedo che sono circa le 05:00 pm.
Dopo quasi due ore ci fermiamo ad una stazione di servizio, di nuovo.
Non ho la forza neanche di alzare la schiena, figurati fare la scenata di prima. L'uomo rimasto al posto di guida sembra averlo capito ma mi tiene d'occhio lo stesso.
L'altro idiota ritorna in macchina dopo qualche minuto con dei panini, in effetti non possono farmi morire di fame. Ci spostiamo con la macchina in una zona più isolata costeggiando la tra i boschi e la strada. L'uomo che mi ha sparato scende e apre la mia portiera. Un brivido mi sale lungo la schiena e improvvisamente ho di nuovo paura. <<Vieni qua>>dice con tono irremovibile. Mi avvicino piano mentre lui scarta un panino.
Me lo avvicina alla bocca e dopo qualche secondo lo addento. Me ne fa mangiare metà e poi lo rimette nella carta e lo appoggia vicino a me. Sta per chiudere la portiera quando dico <<Devo fare pipì. È urgente>>.
I due uomini si guardano brevemente tra loro attraverso ma rete e dopo pochi secondi quello accanto a me mi tira fuori dalla macchina e tenendomi salda da un braccio, dato che non riesco a camminare, mi accompagna vero il bosco. Abbastanza distanti dalla strada mi molla e barcollo non cadendo per miracolo. <<Muoviti, abbiamo una tabella di marcia da rispettare e con l'incidente della gamba siamo già in ritardo>>
<<Ma come faccio con le mani legate dietro la schiena?>>
Lui si avvicina e mi toglie solo una manetta per poi legarmi di nuovo le mani davanti e allontanarsi come da prima. Capendo che quello era il massimo che potevo ottenere, con sommo imbarazzo e ribrezzo, cerco di abbassarmi i pantaloni, invano. Lui scocciato si avvicina di nuovo e me li tira giù con le mutande e poi mi spinge per terra. Faccio quello che devo fare e poi lui mi tira di nuovo su i pantaloni. Per fortuna avevo avuto l'accortezza di togliere le foto dall'elastico dei pantaloni e nasconderle tra un sedile e l'altro.
Mi riaccompagna alla macchina e il viaggio ricomincia. Stranamente riesco a dormire e vivo un sonno asfissiante.

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