Dopo una settimana di umiliazione continua, dopo aver fatto sesso l'ennesima volta, Aaron mi dice a brucia pelo che l'indomani ci saremmo trasferiti. Zelda ed Elena erano licenziate. Avevo appoggiato la testa sul suo petto e timidamente gli avevo chiesto dove saremo andati, e lui mi ha semplicemente risposto <<a casa mia>>.
In questa settimana di accondiscendenza ho capito molte più cose di lui di quanto potessi immaginare. Prima di tutto lo eccita il fatto che io sia piccola di età e di statura, gli piace il mio fisico morbido e gli piace che io stia sempre sotto il suo comando, gli piace vedermi scattare quando mi da un ordine.
Io sono arrivata a ripudiare il mio corpo, a volermi stappare la pelle di dosso. Sono costretta a mangiare a tutte le ore del giorno perché a volte vomito per lo schifo che non riesco a sfogare in altro modo. Sono arrivata a non riconoscermi più, non solo per i capelli ormai lunghi fino al sedere, ma anche per il mio viso sempre pallido e impenetrabile, da quanto mi manchi sentirmi al sicuro, quanto mi manchi disegnare oppure farmi una passeggiata, cose che non apprezzavo abbastanza quando avevo la possibilità di farle.
Come sono arrivata ad avere 17 anni e sapere perfettamente come fare un pompino, oppure quanto faccia male il sesso anale? Come sono arrivata a non vergognarmi del mio corpo? Come sono arrivata ad essere una puttana, quando prima ero una ragazza timida e riservata?
Dopo vari tentativi, senza però essere insistente, ero riuscita a farmi dire da Aaron che il trasferimento riguardava la discussione avuta con quell'uomo misterioso, che poi era fuggito come un coniglio, ma non sono riuscita a capire la vera motivazione.
Ricordo ancora quello che mi disse mio padre, che lavorava per un cartello della droga messicano, quindi forse la testa di cazzo qui presente con "casa mia" intende la sua madre patria, che a questo punto potrebbe essere il Messico.
La mattina seguente, dopo colazione, arriva una macchina nera abbastanza grossa e da questa esce un uomo in giacca e cravatta che recupera i bagagli che avevamo preparato io ed Aaron. <<Dobbiamo andare>>mi dice semplicemente la bestia, per poi prendermi con poca delicatezza per un polso e scortarmi fuori, dove quell'uomo mi fa sedere in macchina. Non ho neanche avuto il tempo di mettermi le scarpe, per non parlare del mio abbigliamento.
Dopo al massimo un minuto arriva in macchina anche Aaron e partiamo, lasciandoci dietro quella splendida ma oscura villa.
Vedo dal finestrino solo campi per miglia e miglia e quando incomincio a scorgere delle case, la bestia seduta accanto a me richiama la mia attenzione, passandomi un fazzoletto umido. So esattamente cos'è dalla puzza, e non voglio farlo.
<<O fai tu o faccio io>> mi dice semplicemente.
<<Ti prego non è necessario. Non so dove siamo, mi piacerebbe vedere solo la gente che passeggia tranquillamente, i negozi e le case! Non vedo niente di tutto ciò da un anno! Ti scongiuro!>>
<<Non ti ho chiesto una cazzo di opinione, volevo solo essere gentile ma evidentemente con te funzionano solo le maniere forti>>
Mi strappa di mano il fazzoletto je me lo preme sulla bocca e sul naso, cerco di ribellarmi ma è troppo forte, allora mi arrendo ispirando a pieni polmoni il cloroformio mentre una lacrima mi rotola dalla guancia fino al mento. Diventa finalmente tutto buio e per qualche secondo desidero non svegliarmi affatto, poi la conoscenza mi abbandona.Apro lentamente gli occhi e la prima cosa a cui penso è che sono viva. Un mal di testa martellante mi attanaglia le tempie mentre apro lentamente gli occhi, trovandomi davanti un bianco soffitto, basso e accecante. Con calma mi alzo a mezzo busto e noto che ho addosso una canotta e dei pantaloncini con delle calze al ginocchio. Che senso ha mettermi dei pantaloncini se poi mi metti le calze lunghe?
Sono su un fottuto aereo. Svengo in macchina e mi risveglio su un aereo, credo di dovermi abituare a queste stronzate. Mi metto a guardare dal finestrino apprezzando il panorama, dopo aver appurato l'assenza nel benché minimo dispositivo elettronico per mettermi in contatto con il mondo esterno oppure capire in che paese siamo. Non ho trovato neanche una rivista, una scritta in qualche lingua particolare, niente di niente. Posso dire tutto di lui, ma non che sia idiota, sempre se c'è Aaron dietro a tutto ciò.
Parlando, o in questo caso pensando, al diavolo, ecco che la bestia spunta da quello che presumo essere il bagno, per poi sedersi vicino a me senza degnarmi di uno sguardo. Sono sinceramente sorpresa che non voglia scoparmi, è in astinenza da tutta la notte e da parte del pomeriggio.
Tutto si spiega quando dal bagno, sistemandosi la gonna attillata, esce una hostess biondissima, che lasciando uno sguardo fugace ad Aaron, va poi subito nella cabina del pilota. No riesco a trattenere la mia lingua biforcuta e dico << preferisci le donne mature?>>
E da lui ricevo una risposta tagliente
<< perché, sei gelosa?>>
Non posso mandarlo affanculo altrimenti conoscendolo ne pagherei le conseguenze per mesi, allora mordendomi le lingua mi giro di nuovo verso il finestrino ammirando lo splendido panorama.———————————————————
Dai prossimi capitoli in poi Elizabeth si troverà in un contesto del tutto diverso, la sua condizione migliorerà o peggiorerà?
Ricordatevi di votare il capitolo e lasciare un commento!
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Contratto di vita
General FictionTutto inizia da un tradimento, uno sbaglio provocato dal rancore e dalla fame di successo. Una cascata di avvenimenti distruggerà il passato e scriverà un nuovo presente pieno di dolore, intrappolata in una prigione tutt'altro che dorata Elizabeth a...