Fourteen💫

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Era finalmente primavera

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Era finalmente primavera.
Gli alberi, adesso non più spogli, brillavano di un verde intenso e vari boccioli di fiore stavano sbocciando. Il cielo era limpido, nessuna nuvola grigia lo contornava e l'azzurro poteva vedersi benissimo. Le strade erano più affollate del solito, il bel tempo metteva di buon umore quasi tutta la città.
C'era chi faceva una passeggiata, chi invece era in bici, altri che giocavano a pallone nel parco in cui si trovava il ragazzo dai capelli neri.
Yoongi e Jungkook erano insieme, seduti sulla panchina a guardare i bambini giocare sullo scivolo e sulle altalene. 'Bello essere dei bambini spensierati' pensò il moretto, con sguardo malinconico guardando quei piccoli nanetti gironzolare per l'intero parco giochi.
Erano le cinque del pomeriggio, ma la temperatura non era ancora fredda.
I due amici andarono lì per parlare, anche se in quel momento erano in estremo silenzio osservando i passanti e godendosi le risate dei bimbi. Sembravano proprio dei nonnetti.

Il biondo doveva ancora ringraziare Jungkook. Era merito suo e di Taehyung se ben presto lui e Jimin si sarebbero fidanzati. Yoongi non sapeva quali parole fossero le più giuste da utilizzare, se un semplice e banale grazie o un qualcosa di più. Poi decide di aprir bocca, ancora incerto.

“Kook ti devo un grande grazie, sai?” sospirò sorridendo.
“Non ringraziarmi! Non ho fatto nulla di ché” rispose ridacchiando, dandogli un piccolo spintone amichevole.
“Hai fatto tanto insieme a quel ragazzo carino...” gli scombinò i capelli, ma li sistemò subito dopo, ricevendo un'occhiata di fuoco da parte del più piccolo, infastidito da quel gesto.
“È più che carino...” il moro lo disse ad alta voce, senza rendersene conto.
“Ti piace, vero?” il biondo lo vide abbassare lo sguardo, entrando in pallone, non sapendo cosa rispondere.
“I-io... Umh si, cioè no!? È un bel ragazzo ecco, ma non mi piace!”
“Ahh, Jungkook-ah! Dovresti vedere le tue guance, dicono tutto il contrario“ iniziò a ridere Yoongi.
“Cosa hanno le mie guance?” se le coprì di colpo.
“Sono tutte rosse, anche le orecchie” lo avvisò, divertito dal suo modo di fare.
“Aish brutte traditrici” sbuffò smettendo di coprirsi, sarebbe sembrato soltanto un idiota.
“Devo dirti una cosa su di lui comunque...” prese a giocherellare con la cerniera della giacca abbassando lo sguardo. Voleva parlargli della vita di Taehyung, doveva farlo, era il suo migliore amico.
“Sembri preoccupato adesso, che ti prende? Sai che puoi dirmi tutto”  gli fece alzare il viso. “Dai su, racconta”
Il moro prese un grande respiro ed iniziò a parlare.
“Devi prometterti che non mi prenderai per pazzo. —dopo aver sentito un sì da Yoongi, continuò— Taehyung vive in un universo parallelo al nostro... L'ho conosciuto grazie al mio specchio, quello che ho in stanza precisamente. È una barriera magica che gli permette di venire qui, nel nostro mondo.
  So che sembra una storia inventata per bambini, ma credimi non lo è. Nel suo universo la magia esiste, quindi lui è un mago ma qui non può usate i propri poteri.” notò Yoongi trattenersi dal ridere.
  “Scusa sembra davvero una storiella!!” continuò a ridere finché non ricevette un piccolo colpo dietro al collo.
  “Non è una cazzata inventata! Avanti credimi! Sei il mio migliore amico. Giuro che un giorno lo dimostrerò se vuoi” sbuffò irritato, mettendo il broncio.
“Ugh Jungkook non fare l'offeso, ti credo. Però sono curioso di vedere Taehyung uscire dallo specchio. Si materializza?” lo guardò curioso.
“Il vetro diventa come se fosse acqua, ci passa semplicemente attraverso... “
“Wow”
“Già”
“Tornando al discorso di prima, hai detto che non ti piace, ma penso che per lui sia il contrario. Credo che tu gli piaccia e non lo dico così tanto per...”  a quelle parole, il corvino sollevò di scatto lo sguardo sul suo.
“Come mai lo stai dicendo? Te l'ha detto?” si morse il labbro, incredulo.
“Aaah non c'è bisogno che lo dica, si è visto come ti guardava, come arrossìva alla vostra vicinanza... Il corpo parla, non serve solo usare le parole per far sapere qualcosa sai?” parlò cercando di dire qualcosa di filosofico, ma fallendo.
“Parli tu che non ti sei accorto che Jimin ricambiasse già da tempo” ridacchiò portandosi una mano tra i capelli. Certo che il suo Hyung alle volte era proprio buffo quando sbucava con certi discorsi.

“Jimin non arrossisce mai. E comunque credimi, ti guardava con gli occhi a forma di cuoricino, qualcosa di sicuro, c'è tra di voi. Magari non vuoi ammetterlo e ti serve tempo, però cavolo Jungkook, devi buttarti. Sei ancora giovane ed hai tanto ancora da fare. Se non vivi adesso la tua età come si deve non ricapiterà più, ricordatelo. La vita è una sola, goditela e fai tutte le cazzate che puoi! Se non le fai ora non le farai più.”
Yoongi aveva ragione.

“Kim Taehyung! Sei un uomo fottutamente morto!”.
Al nominato gli si gelò il sangue nelle vene ed un brivido di terrore gli percosse la schiena.
Era in casa, nel proprio mondo da quella mattina ma, dei suoi genitori inizialmente, nessuna traccia e ne fú grato. A quanto pare però, il suo più grande incubo era appena tornato e sarebbe tanto voluto tornare dal ragazzo corvino, al sicuro.
La porta della propria stanza cigolò sbattendo sul muro, il padre la spalancò bruscamente facendo sussultare il povero ragazzo che scattò in piedi alla vista del genitore.
“Salve padre...” sussurrò con freddezza, cercando di nascondere la paura che piano piano stava prendendo possesso del suo corpo.
“Dove sei stato eh?!” gli venne puntato un dito contro, ed avendo lo sguardo addosso rabbioso e severo del padre abbassò la testa. Odiava vederlo arrabbiato, diventata letteralmente spaventoso e non riusciva mai a tenere un contato visivo fisso; aveva paura.
“Da un amico” sussurrò flebile, quasi non si sentí.
“Si ma non qui Taehyung, abbiamo girato per 3 giorni tutto il quartiere e di te nessuna traccia. Quindi non mentirmi o ti finisce male”
“Non ho intenzione di dirtelo” ma appena pronunciò quelle parole, si maledì mentalmente. Senza perdere tempo il padre usò la magia, come sempre d'altronde.
“L'incanto dura 24 ore, chiunque io incontro non può mentire. La lingua bugiarda va spezzata e la verità è svelata. COSÍ SIA!” a seguire della frase, schiocco di dita.
“Papà perché mi fai questo!” si lamentò il grigio, con le lacrime a pizzicargli gli occhi.
“Non cambiare discorso, dove sei stato?”
Come se qualcun'altro fosse dentro di lui, contro la sua volontà, aprí bocca inziando a parlare.
“Oltre lo specchio. Da un mio amico del mondo parallelo, ho dormito insieme a lui e gli ho raccontato tutto.” si tappò la bocca. Di certo non poteva annullare l'incantesimo, avrebbe solo dovuto aspettare un giorno intero. Le lacrime iniziarono a solcare il viso e dopo qualche secondo ricevette uno schiaffo doloroso da parte del padre. Sentì la guancia bruciare, ormai rossa con il segno della mano.

“Non ho fatto nulla di sbagliato, nulla! Perché mi tratti così? Spiegamelo?! Non riesco a sopportare più nulla di te, di questo mondo! Vorrei essere un ragazzo normale, sono stanco di vivere così, con un padre del genere!” era raro che alzasse la voce, rarissimo se si trattava di farlo verso i genitori. Ma la rabbia prese possesso del suo corpo, la magia dentro di sé ebbe il sopravvento.
Senza pronunciare nulla, fece oscillare le mani in aria e con una folata di vento magico, spintonò l'uomo fuori dalla stanza e, schioccando le dita, sigillò la porta della propria stanza.
Sentì più volte le lamentele contrarie del padre, il suo sbattere alla porta irrequieto e la povera maniglia venir smossa su e giù senza sosta.

Appena ci fu silenzio, iniziò a piangere.
Era il suo modo di reagire, di sfogare la rabbia, la frustrazione. Fú un pianto liberatorio. Ma avrebbe tanto voluto una cosa: desiderava che Jungkook fosse lì a consolarlo, tra le sue braccia. Ne aveva bisogno.

Boy Of The Mirror  [ TAEKOOK ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora