Morirò.Quel pensiero mi gironzolava in testa da troppo, ormai.
Ero così stanca, che avrei scelto la morte senza battere ciglio, piuttosto che rimanere così, ignara di cosa il futuro mi avrebbe riservato.
Non sapevo cosa mi sarebbe successo a distanza di ore.
Certi giorni, mi bucavano con degli aghi, ancora ed ancora, altri invece esaminavano dozzine di campioni del mio sangue e mi sottoponevano ad altri stupidi test.
La cosa che sapevo però, era che nulla di buono accadeva tra quelle pareti.
«Lasciatemi andare!» L'eco della mia voce rimbombava per il buio corridoio.
Lottavo con tutte le mie forze, cercando di liberarmi dalle fredde cinghie di pelle che mi tenevano legata al muro.
I miei polsi bruciavano, per i solchi che si erano ormai formati da li a un po' che mi dimenavo. Ma ignoravo il dolore.
Sapevo che oppormi non mi avrebbe portata da nessuna parte, ma almeno ci avrei provato.
«No» scuotevo la testa, rannicchiandomi appena una figura diventava sempre più vicina.
«Allontanati da me!» mi struggevo, cercando di non farmi toccare da lui.
«No!» Riuscii ad urlare un ultima volta, prima che affondasse una grossa siringa nella pelle fragile del mio collo.
...
Ero sdraiata nel mio letto, avevo freddo ma allo stesso tempo sudavo come se avessi appena corso una maratona.
Nel giro di pochissimi secondi fui del tutto sveglia anche se con il respiro ancora pesante.
Il rumore di passi sul parquet del mio salotto mi portò istintivamente a muovere la mano, finché non venne a contatto con il freddo metallo della mia calibro 9, come al solito nascosta sotto al cuscino.
Riuscivo a sentire i passi diventare più rumorosi, man mano che l'intruso si avvicinava a me.
Mi alzai di scatto dal letto, puntando la pistola allo sconosciuto.
«Fai un altro passo e giuro che ti faccio saltare la testa» lo avvertii.
Una volta che lo vidi però, rimasi scioccata, ma ancor di più preoccupata per quale tipo di notizie avrebbe portato con se quell'ospite inaspettato. Non vedevo il suo volto da molti anni. Volto che non portava mai delle buone notizie.
«Che cosa vuoi Fury?» gli domandai abbassando la guardia.
«È bello vederti anche per me, Artemide» mi salutò con un lieve sorriso.
Non potei fare a meno di accigliarmi, alla menzione di quel nome. «Non chiamarmi così»
«D'accordo agente Romanoff, spero tu sappia che non sarei qui, a rischiare la tua copertura, se non fosse per qualcosa di importante» disse cingendo le mani dietro la schiena.
«Come mi hai trovata?» Gli chiesi.
«Non è così difficile finché presti attenzione. "È tutta una questione di particolari" è quello che dici sempre anche tu, non è vero?» Fury fece spallucce. «volevo che fossi a conoscenza di quello che sta capitando, Agente Romanoff»
«Per qualunque cosa tu sia qui, non voglio averci nulla a che fare» dissi. «Ora è meglio che tu te ne vada»
«Agente Romanoff... il pianeta è in pericolo»
Lentamente poggiò un file sul bordo del mio letto, aprendolo prima di consegnarmelo tra le mani. Mi chinai in avanti per avere una visuale migliore dell'immagine del cubo azzurro luminoso che era allegata alla cartella con una graffetta.
«Il Tesseract» mormorai. Fury alzò un sopracciglio. «Vedo che hai fatto qualche ricerca»
«non importa» sviai, in attesa di più informazioni. «Che cos'è che dovrei sapere?»
«È stato preso da un individuo, Loki, figlio di Odino» mi spiegò. «E abbiamo bisogno del tuo aiuto per recuperarlo.»
«Loki...» ripetei cercando di ricordare dove avevo già sentito quel nome.
«Il Dio dell'inganno? Fratello di Thor?» chiesi a Fury, che mi rispose annuendo lievemente.
Mi accigliai inconsciamente «Che ci fa un Asgardiano sulla terra?»
«È quello che stiamo cercando di capire» disse. «E se ci fossi tu in squadra ci metteremmo molto meno tempo. Lo S.H.I.E.L.D. ha bisogno di te, Romanoff»
Sbuffai. «Non hai già reclutato della gente per l'iniziativa "Avengers"? Sembra che tu abbia già tutto l'aiuto di cui hai bisogno... non è abbastanza?»
«Non abbiamo te» replicò. «Sarei un idiota se ti lasciassi fuori da questa questione. Non averti in squadra sarebbe una grossa perdita da parte nostra»
«Giusto. Sfortunatamente, l'adulazione con me non funziona» dissi combattendo con l'impulso di alzare gli occhi al cielo.
Fury sorrise «Lo so, ma valeva la pena tentare»
«lo sanno tutti?» chiesi facendomi sopraffare dalla curiosità.
«Si» rispose «E anche tua sorella, se è questo quello che vuoi sapere, ed è pronta ad aiutare»
Annuii lentamente. Non potevo credere che io stessi realmente considerando la cosa. Sapevo che che non avrei dovuto.
«Prima che tu rifiuti un'altra volta, c'è qualcosa che dovresti sapere...» sospirò Fury.
Fece una pausa, premendo insieme le labbra. Potevo vedere la preoccupazione nei suoi occhi, il mio cuore si fece pesante.
«Si?» chiesi impaziente. «Dillo e basta»
«Riguarda Clint» disse «è stato compromesso»
Saltai immediatamente giù dal letto, indossando velocemente una giacca sopra la tuta che usavo per dormire. «Avresti dovuto iniziare con quello» brontolai intanto che correvo da una parte all'altra del mio appartamento per prendere il necessario.
«Tutto qui? Avrei dovuti dirti solo questo per convincerti?» disse Fury gesticolando.
Ignorai il suo commento alzando gli occhi al cielo «Com'è successo?»
«Loki gli ha fatto una sorta di incantesimo e ora ha il controllo sulla sua mente. E così ha fatto anche con Erik Selvig» spiegò.
Mi girai per guardare Fury negli occhi, o meglio, nell'occhio. «Erik Selvig... è un astrofisico vero?»
«Oh si, lo è» mi confermò.
Buttai i miei ultimi effetti personali in un borsone di pelle nero, assieme a qualche arma, per poi chiudere la cerniera e appoggiarlo al pavimento. Il mio cervello viaggiava velocemente, cercando di processare tutte le informazioni che fino a lì avevo ricevuto.
«Che cosa vuole Loki, da un astrofisico?»
Fury fece spllucce «Suppongo che lo scopriremo»
«D'accordo, sono pronta» premisi mettendo il borsone in spalla e andando dritta verso la porta.
«Romanoff, aspetta» disse Fury, non riuscendo a farmi voltare.
«Camille» non stava urlando, ma il suo tono era abbastanza serio dal fermarmi.
«Se lo fai, Natasha non sarà molto contenta» disse.
Dalla mia bocca uscì un sospiro esagerato. «Ora cerchi di dissuadermi? Mi vuoi o no in squadra?»
«Ovvio che ti voglio» disse «solo che preferirei che non ci fosse alcun fraintendimento tra i membri del mio team.»
«Non hai di che preoccuparti» lo rassicurai. «decido io per me stessa, non Nat, o chiunque altro, per quanto possa valere»
«E, sei sicura che starai bene?» mi chiese preoccupato. «Niente più incubi o flashback, vero?»
«Ho tutto sotto controllo» mentii, raggiungendo la porta prima che Fury potesse farmi altre domande. «Ora andiamo»
I suoi occhi mi guardavano scettici ma annuii comunque. «È bello lavorare di nuovo con te Romanoff».
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Artemide : il settimo Avenger; Steve Rogers [1] TRADUZIONE
FanfictionSolo in pochi sanno dell'esistenza della sorella di Natasha. Che proprio come lei, era un'agente dello SHIELD. Sfortunatamente Camille Romanoff è deceduta 5 anni fa, o così si dice in giro. Ma quando Fury viene a bussare alla sua porta, in cerca di...